E’ ancora Gesù a prendere l’iniziativa d’incontrare i suoi discepoli e a condurli a riconoscerlo come risorto. Incontrandoli dona loro la pace. Cantata dagli angeli alla sua nascita (cfr Lc 2,14), ora è donata dal Crocifisso risorto. Gesù non offre ai discepoli nessuna garanzia di una vita tranquilla, priva di preoccupazioni e di tensioni, indisturbata, ma la pace vissuta nella serenità e protezione che pro-vengono dalla potenza e dall’amore di Dio, più forte della morte.
Gesù inoltre legge con/per loro le Scritture Sante, perché interpretino correttamente la sua vicenda e scoprano che il perdono di Dio è per tutti. Finalmente compie il miracolo che non gli era riuscito in vita: illuminare i discepoli, liberarli dalla loro cecità.
La pace è il dono del Risorto anche per me, per la mia vita e Gesù legge le Scritture Sante anche con/per me. Con la sua pace e la sua parola si rende presente nella mia vita, come colui che ha sconfitto il male col suo carico di morte, toglie le mie paure, perché anch’io come i primi discepoli possa dire con gioia: “Davvero il Signore è risorto!” e perché, come abbiamo pregato nella Colletta possiamo diventare “testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel suo amore”.
L’umanità “pacificata nell’amore” del Risorto, è un’umanità che non conosce più barriere, muri di separazione. Questo grazie all’offerta che Gesù ha fatto della propria vita. Ce lo ricorda l’apostolo Paolo in un passo della Lettera agli ai cristiani di Efeso: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che dei due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (Ef 2,13-14).
Il regalo del Risorto è di una rilevante attualità e urgenza, perché molto diffusa oggi è la pratica di alzare muri che separano, tengono a distanza, a cominciare dalla nostra vita quotidiana, con le persone di casa, con i colleghi di lavoro, con chi avvertiamo come disturbo, minaccia per la nostra vita, per proseguire con la scena internazionale, dove in tanti (troppi) paesi del mondo le diversità (di cultura, di etnia, di religione) non diventano opportunità per una comunicazione che arricchisce, ma giustificazioni di violenze, di contrapposizioni forti, di chiusure.
Se questa è la situazione nella quale ci troviamo a vivere, se la pace è il dono ricevuto dal Risorto, quella pace che crea prossimità, accoglienza, toglie di mezzo i muri per lanciare ponti, essere testimoni di un’umanità nuova, perché pacificata nell’/dall’amore del Risorto, comporta che siamo uomini e donne pacificatori negli ambienti della nostra esistenza, che con il nostro agire, il nostro comunicare rendiamo possibile l’incontro con le persone, con tutte le persone, con le persone di ogni provenienza, geografica, culturale, religiosa.
Riusciremo a essere uomini e donne pacificatori, costruttori di relazioni di pace, se saremo uomini e donne pacificati, se ci lasceremo cambiare il cuore dalla pace donata dal Risorto.
Attinge da qui l’augurio, accompagnato dalla preghiera, che rivolgo a tutti aderenti all’AC che ricordano il 150 anniversario della nascita della Associazione: che la vostra Associazione diventi sempre più il luogo dove ci si dispone ad accogliere la pace, dono del Risorto e dove ci sia aiuta a diventare sempre di più uomini e donne pacificatori, uomini e donne che dove vivono favoriscono i ponti delle relazioni piene di fiducia, rispettose dell’altro, generose nella condivisione solidale con chi è in difficoltà.