Nella Colletta dell’Eucaristia, al Padre, che “ha consacrato il suo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo”, abbiamo chiesto di “concedere” (aiutare, accompagnare), che noi, “partecipi della consacrazione del suo unico Figlio”, siamo “nel mondo testimoni della sua opera di salvezza”.
La richiesta è seria, perché ci ricorda, anzitutto, l’origine del nostro ministero: siamo stati chiamati e messi nella condizione, unicamente “per grazia” (siamo stati “graziati”), di prendere parte alla “consacrazione” di Gesù, cioè alla destinazione di Gesù, da parte del Padre, a, come è scritto nel rotolo del profeta Isaia, letto da Gesù nella sinagoga di Nazareth «portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore» (cfr vangelo, Lc 4,16-21).
Al pari di Gesù anche su di noi è “sceso” (intervenuto) lo Spirito Santo («Lo Spirito del Signore è sopra di me»). Proprio nel cuore della nostra ordinazione il Vescovo ha chiesto al Padre di “rinnovare in noi l’effusione del suo Spirito di santità”, perché “la parola del Vangelo, mediante la nostra predicazione e con la forza dello Spirito Santo fruttifichi nel cuore degli uomini e raggiunga i confini della terra”.
La preghiera della Colletta ci ricorda anche la destinazione del nostro ministero: essere testimoni nel mondo della salvezza operata da Gesù.
L’opera di salvezza per la quale Gesù è stato consacrato e della quale noi dovremmo essere testimoni è ben spiegata dalle parole del profeta Isaia, proclamate nella prima lettura (Is 61,1-3a.6a.8b-9) e riassunte nel rotolo che Gesù ha letto e commentato nella sinagoga di Nazareth, come ha raccontato il vangelo di Luca.
L’opera di salvezza compiuta da Gesù e della quale noi siamo stati “consacrati” a essere testimoni nel mondo, è un’azione di liberazione dal male che avvilisce la vita degli uomini. Gesù ha operato, fino a dare la propria vita, perché gli uomini non fossero più prigionieri del male che in tanti modi impedisce loro di godere appieno della vita donata dal Dio Creatore e Padre .
E’ di questa liberazione propiziata da Gesù che noi siamo stati chiamati e messi nella condizione di essere testimoni, cioè consentire al Figlio di Dio di proseguire la sua azione liberatrice, anche oggi, anche in questo mondo, anche in questa parte di mondo rappresentato della nostra Diocesi di Senigallia.
E come Gesù ha dato la propria vita per questa liberazione, anche noi, se desideriamo essere testimoni credibili, siamo impegnati a offrire la nostra vita.
Dai primi passi della Visita pastorale, dalla sorprendente e generosa azione di molti volontari nel nostro territorio devastato dall’alluvione e dal racconto di alcuni di voi riguardo all’accoglienza da parte delle famiglie dell’ “acqua santa” portata nelle loro case, ripresa dopo la forzata sospensione della pandemia, emerge una chiara e concreta indicazione su come onorare il nostro ministero di testimoni della salvezza, della liberazione inaugurata da Gesù: metterci in ascolto delle persone, soprattutto di quelle ferite in tanti modi dalle situazioni della vita, personale, familiare e che spesso si trovano sole nell’affrontarle.
Un ascolto che si fa’ paziente audizione dei loro racconti, presa in carico, per quanto possibile, delle loro paure, delle emergenze che le affliggono. Un ascolto che potrebbe richiedere una revisione delle priorità nell’organizzare la nostra vita di presbiteri, nell’impostare la nostra azione pastorale e nel guidare le nostre comunità, una cura ancora più puntuale del nostro modo di agire, d’incontrare le persone, dei nostri atteggiamenti.
Questo ci sarà possibile se ogni giorno “terremo fisso il nostro sguardo su Gesù” (cfr Eb 12,2); se ci lasceremo condurre dallo Spirito Santo che ci ha consacrati testimoni di Lui, che non si è occupato delle persone (le sue pecore) come un estraneo né come un mercenario (cfr Gv 10), ma come Pastore buono, affidabile; se impareremo da Lui a essere pastori attenti, ospitali nei confronti sia delle persone che abitualmente frequentano le nostre comunità, sia di quelle che vivono al di fuori delle nostre comunità e che le svariate e imprevedibili situazioni della vita ci fanno incontrare (anche quelle situazioni che ci sembrano irrilevanti o non immediatamente richieste dal nostro ministero e che temiamo ci facciano perdere tempo).
Insieme rendiamo grazie al Signore perché ci ha scelti e consacrati a essere testimoni del suo amore per il mondo, per le persone che vivono in questo territorio.
A voi tutti il mio grazie e quello della nostra Chiesa di Senigallia, per la testimonianza che ogni giorno offrite con il vostro ministero. Al buon Pastore che ha dato la propria vita per noi chiedo per ognuno di voi che possiate conservare, nelle fatiche del ministero, un cuore sereno e fiducioso in Dio Padre che vi ha scelto. Come lo era il cuore di Gesù.