V domenica Tempo di Pasqua (7 maggio 2023)

Nella preghiera della Colletta abbiamo chiesto a Dio onnipotente ed eterno di “portare a compimento” nella nostra vita la Pasqua di Gesù (il mistero pasquale”), perché, con il suo “potente aiuto” siamo in grado di “portare frutti abbondanti e giungere alla gioia della vita eterna”.

Alla vita terna fa riferimento Gesù nel vangelo appena proclamato (Gv 14,1-12). Anche se non la nomina esplicitamente, Gesù ci offre informazioni preziose sulla “vita eterna”, verso la quale siamo in cammino. La “vita eterna” è dove sta Lui, nella “casa del Padre”. Il riferimento alla casa non ve inteso come rimando a una “edificio”, ma a una condizione: Gesù è il Figlio che da sempre vive con il Padre, vive nel suo amore. Perché la “casa del Padre” è il suo amore, dove c’è posto per tutti e dove Gesù desidera che siano ospitati, accolti, i suoi amici. un desiderio quello di Gesù che lo ha condotto a una momentanea, ancorché sofferta, separazione da loro per la morte che patisce; un desiderio che, dopo la sua risurrezione, lo impegna a preparare “un posto per loro nella casa del Padre” e che lo farà ritornare da loro per averli con sé per sempre («Tornerò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi»).

Queste sono le parole che Gesù ha rivolto ai discepoli l’ultima sera che trascorreva con loro prima della sua morte. Gesù aveva notato il turbamento di suoi amici. Il turbamento di discepoli è quello che si prova di fronte a una situazione che appare irrecuperabile: orma era chiaro che avrebbero perso per sempre il Maestro, sottratto a loro dalla morte. Avevano sperato fino all’ultimo che questo non accadesse; Pietro aveva tentato di dissuadere Gesù dall’andare a Gerusalemme, ma inutilmente. Ora Gesù, non solo aveva parlato nuovamente della sua morte imminente, ma. Addirittura, aveva svelato che uno di loro lo avrebbe consegnato ai suoi uccisori. Non c’era più alcuna possibilità di rimediare alla situazione. E Gesù invita i discepoli a non cedere al turbamento che ha invaso il loro cuore («Non sia turbato il vostro cuore»), a conservare la fiducia in Dio e anche in Lui («Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me»).

Queste parole Gesù le rivolge a ciascuno di noi quando restiamo turbati da quanto accade nella nostra esistenza, quando temiamo o pensiamo che il Signore si è allontanato da noi, ci ha lasciato soli. Anche a noi dice che non se ne è andato, ma che continua a occuparsi di noi, perché ci sta preparando un posto nella casa del Padre, quella del suo amore, sta preparando noi a conoscere e ad apprezzare questa casa, perché quando tornerà di nuovo da noi ci lasciamo condurre da Lui, acconsentiamo volentieri a stare con Lui, a godere con Lui di quella vita piena garantita dall’amore del Padre, un amore più forte della morte e capace di gratificarci definitivamente.

Alla luce della parola di Gesù la richiesta rivolta al Padre di portare a compimento in noi la Pasqua di suo Figlio si precisa ulteriormente:: «non lasciarci mancare, o Padre, il tuo aiuto, perché si compia pienamente quanto tu e Gesù, tuo Figlio e nostro fratello, avete in cuore di realizzare per noi».

Da parte nostra accogliamo l’invito dell’apostolo Pietro, ascoltato nella seconda Lettura (1Pt 2,4), ad “avvicinarci al Signore, pietra viva… preziosa davanti a Dio”, perché anche noi, “mediante Gesù Cristo”, possiamo diventare “pietre vive” e “siamo costruiti come edificio spirituale”, in grado di vivere la nostra esistenza come offerta gradita a Dio.

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