Omelia nella consacrazione nell’Ordo Virginum di Antonella Pianelli (Cattedrale di Senigallia, 9 Aprile 2005)

Senigallia, 9 aprile 2005

E’ una grande gioia quella che sperimentiamo stasera. Grande gioia per te, carissima Antonella, che consacri la tua vita a Dio, celebrando le tue nozze con il Signore. Grande gioia per questa Diocesi, perché tu sei la prima figlia della Chiesa di Senigallia che si consacra nell’Ordo Virginum di questa stessa Chiesa.
La gioia che oggi colma il tuo e nostro cuore ha una sua precisa sorgente: è Gesù Cristo stesso, colui al quale doni la tua vita. All’origine della consacrazione c’è in effetti un incontro personale, intimo, coinvolgente con lo stesso Signore.

Abbiamo sentito nel Vangelo (Lc 24,13-35) lo stupendo racconto dei discepoli di Emmaus. Fuggiti da Gerusalemme, camminavano col volto triste, scoraggiati e delusi per la morte di Gesù. E’ la tristezza che anche oggi molti sperimentano. E’ la tristezza di chi è incapace di dare un senso alla vita e alla morte; è la tristezza di chi è privo di libertà dalle cose materiali e da se stesso; è la tristezza di chi è rinchiuso nella propria solitudine, pigrizia, autosufficienza; è la tristezza che deriva dalla paura per il domani.
I discepoli di Emmaus hanno potuto vincere la tristezza perché hanno incontrato il Risorto, il quale ha riscaldato il loro cuore spiegando le Scritture e si è fatto riconoscere in quel gesto dello spezzare il pane che inequivocabilmente richiamava quello dell’ultima cena.
Resisi conto che Gesù era veramente risorto e dunque vivo, da questo incontro con lui tutta la loro vita cambia, si illumina, acquista un nuovo senso: rinasce la speranza, rinunciano alla fuga, tornano indietro con l’animo di chi sa di avere una missione da compiere, quella di condividere con gli altri la gioia di avere trovato il Signore.
Anche gli altri discepoli e apostoli hanno incontrato il Signore risorto: lo hanno riconosciuto vivo e da questa esperienza tutta la loro vita si è trasformata. Abbiamo sentito nella prima lettura (At 2,14.22-33) con quanta forza e convinzione Pietro proclama la risurrezione di Gesù: “Quel Gesù che voi avete inchiodato sulla croce e lo avete ucciso, Dio lo ha risuscitato… Noi ne siamo testimoni”. Afferrati dalla luce e dall’amore del Signore risorto, gli apostoli dedicano ora tutta la loro vita a Lui. Non si risparmiano. Non hanno paura di niente e di nessuno. Tutta la loro vita ora è per lui.

Credo che anche nel caso di Antonella si possa dire la stessa cosa. Ha avuto la fortuna di incontrare il Signore. Lo ha percepito come vivo. Lo ha incontrato nella fede che le ha trasmesso questa madre chiesa; lo ha incontrato nella parola di Dio e nei sacramenti, soprattutto nell’eucaristia dove c’è la presenza reale del Signore crocifisso e risorto; lo ha incontrato anche nei fratelli e nelle sorelle con cui ha condiviso la sua esperienza di fede e di servizio ecclesiale. Ha incontrato il Signore, è rimasta affascinata e sedotta dal suo amore, si è sentita chiamare a diventare sua sposa: ecco oggi la risposta, che concretizza il rapporto nuziale attraverso la consacrazione nell’Ordo Virginum.

Nella sua lunga storia, la Chiesa ha riconosciuto diverse forme e luoghi di vivere la verginità cristiana. Questa dell’Ordo Virginum è la più recente, ma anche la più antica. Era già nota all’epoca del Vescovo Ambrogio a Milano. A caratterizzare questa forma antica e nuova di consacrazione sono alcune note distintive:

a) anzitutto la nota della la sponsalità: la vergine consacrata è segno eloquente del rapporto nuziale che esiste tra Cristo e la Chiesa. Nel caso della consacrazione l’amore per il Signore non passa, come nel matrimonio, attraverso la mediazione di un’altra persona; ma si esprime direttamente e immediatamente al Signore stesso. Peraltro va sottolineato che queste nozze spirituali tra la vergine cristiana e il Signore non rendono sterile l’unione: se la vergine non ha un coniuge umano né figli naturali, è chiamata però ad una grande maternità e fecondità spirituale: aiuterà efficacemente la Chiesa a generare sempre nuovi figli alla fede.

b) in secondo luogo la nota distintiva della diocesanità: la vergine consacrata si sente figlia della chiesa locale, parte della sua storia e della sua vita; si mette al servizio della chiesa locale (Diocesi, parrocchia), avendo come punto di riferimento il vescovo, pastore, padre e maestro della stessa chiesa locale;

c) una terza caratteristica è la laicità: la vergine cristiana entrando nell’Ordo Virginum non si estranea dal mondo né dai problemi che la gente incontra nella vita quotidiana. La vergine consacrata vive e cammina con il popolo e la comunità a cui appartiene; svolge il suo normale lavoro o professione da cui trae i mezzi del proprio sostentamento; dà la sua testimonianza negli ambienti dove normalmente spende la sua vita.

Cara Antonella, la consacrazione della verginità al Signore ti rende partecipe in maniera propria e peculiare della missione di Cristo e ti pone al servizio della Chiesa e del mondo. Proprio la verginità ti abilita e ti impegna ad un amore più intenso, orante e contemplativo verso il Signore Gesù e allo stesso tempo a un amore più generoso e operoso verso la Chiesa.
Come Vescovo, sono certo di trovare in te una collaboratrice della mia gioia e del mio impegno nell’annunciare il Vangelo e nel comunicare la fede oggi nella nostra Diocesi.
Mentre ringrazio dal profondo del cuore i tuoi genitori che ti hanno donato la vita, auspico che il tuo esempio possa suscitare tante altre vocazioni alla vita consacrata: con la tua testimonianza sii di aiuto a tante ragazze che cercano la felicità e si pongono il problema del senso della vita perché possano scoprire la bellezza e la gioia di una esistenza consacrata al servizio del Signore e dei fratelli.

Conclusione

Il nostro caro e indimenticabile Papa Giovanni Paolo II, che ieri abbiamo affidato alla terra in attesa della risurrezione finale, in tutto il suo pontificato ha invitato a non avere paura: “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo!”. Cara Antonella, queste parole valgono anche per te: non avere paura di quello che può essere il domani, delle difficoltà che potrai incontrare, di quello che può succedere nel mondo. L’anello che tra qualche istante ti consegno e che porterai al dito come segno nuziale della tua consacrazione, ti ricordi che sei legata inidissolubilmente allo sposo divino: non sarai mai sola, mai egli ti abbandonerà. Riceverai tra poco anche il libro della Liturgia delle Ore: è la preghiera della Chiesa che si eleva per la Chiesa stessa e per il mondo; fa’ che risuoni continuamente nel tuo cuore, traendo da essa forza e luce per il tuo cammino.
La Madonna della Speranza, patrona della nostra Chiesa di Senigallia, ti accompagni e ti sostenga in questa tua nuova vita. Ti aiuti a tenere fisso il tuo sguardo sul volto di colui che essa stessa ha generato. Ti aiuti ad essere ancora di più innamorata, sposa gioiosa del suo Figlio Gesù, ma non per questo meno sorella e madre di quanti incontrerai nel cammino di ogni giorno. Noi tutti ti siamo vicini con il nostro affetto e la nostra preghiera.

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