II domenica Tempo Ordinario (14 gennaio 2024)

Non tutte le domande che ci vengono poste hanno la stessa risonanza in noi. Ci sono domande che ci imbarazzano, ci insospettiscono, altre che ci amareggiano o ci irrigidiscono. Ci sono anche domande che, per fortuna, ci aiutano a  fare chiarezza dentro di noi,  attorno a noi,  c’incoraggiano a dare una risposta.

La domanda che Gesù rivolge ai due discepoli di Giovanni  – “che cosa cercate?” –  (cfr vangelo Gv 1,35-42) non risuona ai due come domanda inopportuna, inquisitoria, non li mette in imbarazzo, anzi li incoraggia a rispondere. Gesù chiede ad Andrea e al suo amico di chiarire a se stessi che cosa stanno cercando, ma anche che cosa stanno cercando da lui, che cosa si aspettano da lui.

La stessa domanda Gesù la pone a noi: che cosa stai cercando nella vita e dalla vita? Che cosa ti aspetti da me? cosa cerchi presso di me? E’ una domanda quella di Gesù che ci invita a entrare in noi stessi, a chiarire a noi stessi ciò che ci muove nella vita; ci chiede di chiarirci le ragioni della nostra fede, il perché siamo qui a Messa, ascoltiamo il Signore, ci fidiamo di lui.

La domanda dei due amici a Gesù – “Maestro, dove dimori?” – non riguarda l’indirizzo di casa, ma la sua reale identità (“chi sei veramente tu?”). Ai due amici Gesù non era del tutto sconosciuto, avevano sentito da Giovanni Battista parlare di lui, addirittura ripetere che Gesù era l’ “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Perché allora una simile domanda? Probabilmente per andare più a fondo personalmente riguardo a quanto avevano saputo da altri.

I due amici sembrano invitarci a fare nostra la loro domanda: “Ma chi sei veramente tu?” di te ci parlano in tanti e ce ne parlano bene. Vogliamo però rendercene conto di persona.

Non son importanti solo le domande, ma anche le risposte. Quella di Gesù è un invito a non rimanere bloccati sulla domanda, ma a camminare (“Venite”), condizione per trovare la risposta alla propria ricerca.

Quella dei discepoli a Gesù, va nella direzione richiesta da lui, “andarono, videro, rimasero con lui”. E’ il percorso della fede: si “vede” chi è Gesù, cosa Gesù ha da offrire alla mia vita, se si accoglie il suo invito ad andare da lui, senza fretta, disposti a sostare con lui, a frequentarlo, a familiarizzare con lui.

Prezioso al riguardo risulta l’atteggiamento del giovane Samuele (cfr I lettura, 1Sam 3,3b-10.19): quando viene a sapere da Eli che la voce che lo interpella è quella di Dio, non solo accoglie il suggerimento dell’anziano sacerdote («Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”»), ma, crescendo, “non lascia andare a vuoto una sola della parole” che il Signore gli rivolge.

Potrebbe accadere anche a noi quanto è accaduto ai due amici: trovare chi, magari un po’ inconsapevolmente, cerchiamo, di scoprire che quello che cerchiamo nella vita lo abbiamo trovato da Gesù; di avvertire il desiderio di farlo sapere anche ad altri e di condurre anche loro da Gesù. Samuele sembra dirci che questo accadrà se anche noi, procedendo nel cammino della vita, ascolteremo seriamente il Signore e non lasceremo risuonare invano la sua parola.