IV domenica Tempo Ordinario (28 gennaio 2024)

Quando leggiamo testi che, come questo, ci raccontano quanto Gesù ha compiuto di buono e di bello, corriamo il pericolo di patire un disagio, provocato dal fatto che pensiamo di non poter beneficiare anche noi di quella parola di Gesù, “autorevole” e “potente”.

Nella sinagoga di Cafarnao Gesù si faceva ascoltare, non tanto perché era un abile comunicatore, un prestigiatore della parola (oggi diremmo un manipolatore del consenso), ma perché la sua parola possedeva un’autorevolezza, cioè era capace di cogliere quanto c’era nel cuore della gente e restituire speranza. La parola di Gesù restituiva speranza soprattutto perché era una parola “potente”, capace cioè di contrastare il potere del male e di chi lo provoca. Lo scontro verbale tra Gesù e lo spirito impuro rivela tutta la potenza della sua parola. Lo spirito impuro esce sconfitto dall’aspro confronto con Gesù: deve ammettere ciò che gli fa più orrore («Io so chi tu sei: il santo di Dio!») e riconoscere che Gesù è il più forte («Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?»). Gesù impone allo spirito impuro il silenzio («Taci!») e gli intima di lasciare l’uomo di cui si è impadronito («Esci da lui!»). L’asprezza dello scontro tra Gesù e lo spirito impuro è documentata non solo dalle parole che i due protagonisti si rivolgono, ma anche dall’epilogo del confronto («E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui»).

E’ possibile anche per noi sperimentare nella nostra vita l’autorevolezza e la potenza della parola di Gesù? Noi non abbiamo la possibilità di udire materialmente, come le persone presenti nella sinagoga di Cafarnao, la parola di Gesù e di constatarne immediatamente l’efficacia. Sappiamo però che Gesù può raggiungerci, con la sua parola, che ci è consegnata dal libro delle Scritture Sante e dal pane eucaristico. Non è una parola meno autorevole e potente di quella pronunciata nella Sinagoga di Cafarnao.

Inoltre oggi ci sentiamo “assediati” da tante parole, non solo da quelle pronunciate con le labbra, ma anche, soprattutto, da quelle lanciate dagli svariati mezzi della comunicazione. Tante parole e diverse tra di loro, parole che offrono interpretazioni tra loro contrastanti della vita.

Siamo però disponibili, come quelle persone presenti nella sinagoga, a lasciarci raggiungere dalla parola di Gesù, a stupirci per la capacità di questa parola di raggiungere il nostro cuore, di istruirlo, di liberarlo dalle schiavitù che lo paralizzano e lo deprimono?