Il vangelo (Gv 12,20-36) ci parla di un gruppo di “stranieri” – “alcuni Greci” – presenti a Gerusalemme “per il culto durante la festa” di Pasqua, desiderano vedere Gesù, conoscerlo. La richiesta di queste persone ci fa capire che Gesù era diventato una persona “celebre”, un personaggio diremmo oggi. La sua popolarità aveva superato i confini del suo Paese.
Non sappiamo perché lo volevano conoscere. Se capitasse oggi, gli chiederebbero un autografo o di poter scattare una foto con Lui. Anche oggi come allora Gesù direbbe le stesse cose: se volete conoscere chi sono io, che cosa è importante per me, come mi piace, dovete guardarmi in croce, perché lì si capisce bene che io non sono come i tanti personaggi che cercano in ogni modo il successo, l’applauso, si preoccupano della propria vita, della propria immagine, cercano in tutti i modi di attirare l’attenzione su di sé. Io sono come il chicco di grano che accetta di scomparire nella terra – di “morire” – per rispuntare dalla terra pieno di vita.
Ci direbbe anche che fa questo non perché si considera un eroe, ma perché si fida del Padre del cielo, al quale ha offerto la sua obbedienza (come ha scritto bene l’autore della Lettera agli Ebrei nella seconda Lettura: «Cristo… per il suo pieno abbandono a lui [il Padre] venne esaudito. Pur essendo Figlio imparò l’obbedienza da ciò che patì…», 5,7-8), perché sa che quando si ama fino a offrire la vita, questa non la si perde, non la si butta via, ma la si riceve da Lui ancora più ricca. Gesù sa anche che l’offerta della sua vita ha recato benefici per l’intera umanità (ancora la Lettera agli Ebrei: «divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono», 5,9).
Gesù non parlerebbe solo di sé, ma direbbe anche a noi: se tu vuoi veramente bene alla tua vita, fai come ho fatto io, come il chicco di grano che accetta di “morire” nella terra: non cercare quello che fa stare bene solo te, che ti dà subito quello che desideri, che non ti costa nulla, ma cerca di fare stare bene anche gli altri, non avere paura a donare, perché quando si dona non si diventa più poveri, perché accade anche a noi quello che accade al chicco di grano, si guadagna un di più della vita; non spaventarti quando quello che ti viene chiesto ti costa, ti chiede di far morire il tuo egoismo, la tua pigrizia, di non ascoltare le tue paure.
E Gesù ci indicherebbe anche la strada per diventare capaci di questa offerta: lasciarci attrarre da lui crocifisso, nello spazio del suo amore che suscita, genera vita: cioè dargli fiducia, lasciarci amare da lui, imparare da lui ad aver cura della nostra vita e della vita degli altri come ha fatto Lui.
La vita c’insegna spesso che questa è una strada impegnativa, a volte scoraggiante. Per questo, nella preghiera della Colletta, abbiamo chiesto al Padre misericordioso di “venire in nostro aiuto”, perché “con l’aiuto della sua grazia (il suo amore) possiamo camminare sempre in quella carità che spinse il suo Figlio a consegnarsi alla morte per la vita del mondo”.