Corpus Domini (30 maggio 2024)

La preghiera della Colletta parla della realtà dell’Eucaristia, che cosa rappresenta l’Eucaristia (il “memoriale della Pasqua di Gesù”), della richiesta della comunità cristiana al “Signore Gesù Cristo” (“adorare con viva fede il mistero del Corpo e del Sangue del Signore Gesù”) e dei frutti che i discepoli di Gesù si attendono dal memoriale della Pasqua di Gesù (“sentire sempre in noi i benefici della redenzione”).

L’Eucaristia è il “memoriale della Pasqua di Gesù”. La definizione di “memoriale” ha in comune con i nostri ricordi il riferimento a un avvenimento del passato (nel nostro caso alla morte in croce di Gesù, un’esecuzione capitale); un avvenimento non più ripetibile.

Il tratto che caratterizza il “memoriale” dell’Eucaristia rispetto agli nostri ricordi ci viene rivelato dalla fede, la fede che abbiamo chiesto al Signore Gesù nella preghiera della Colletta. Ora la fede ci rivela che questo “memoriale” non ce lo siamo inventati noi, perché lo abbiamo ricevuto dallo stesso Signore Gesù, perché ce lo ha lasciato Lui (“nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua”).

Sempre la fede c’invita ad “adorare il santo mistero del Corpo e del Sangue” del Signore Gesù, a riconoscere, cioè, con stupore la “grandezza”, la “bellezza”, il prezioso “valore” che rappresenta per la nostra vita, questo “mistero” (questa realtà, la Pasqua di Gesù, talmente ricca che non è pienamente compresa dalla ragione umana non illuminata dalla rivelazione).

In sintesi: la fede ci dice che Gesù ha voluto l’Eucaristia come la “sintesi della propria esistenza” (G. Colombo). Alla vigilia della propria morte Gesù raccoglie tutta la propria esistenza nell’Eucaristia, perché la sua esistenza umana non finisca, come le nostre esistenze, nel mondo degli uomini, ma prosegua come il principio dell’esistenza umana di coloro che hanno creduto in Lui, mandati a ogni persona nel mondo, perché la vita di Gesù diventi il principio di vita di tutte le persone.

I primi a beneficiare della vita di Gesù dovremmo essere noi che abbiamo ricevuto da Gesù stesso il memoriale della sua Pasqua (“fate questo in memoria di me”). Nella preghiera della Colletta si fa riferimento al “sentire sempre in noi i benefici della redenzione”. Quali sono i “benefici della redenzione”? Sarebbe riduttivo identificarli solo nella “remissione dei peccati” da noi commessi, perché la redenzione operata da Gesù con la sua morte in croce, va ben oltre, si spinge fino alla decisione originaria del Dio Creatore e Padre, di destinare gli uomini a “essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29), cioè figli e figlie amati da Lui al pari del Figlio. Gesù trascorre la propria esistenza, si “lascia” mettere in croce, per dare compimento al disegno originario di Dio Padre, a rischio di fallimento per il peccato/i peccati degli uomini, per i nostri peccati; fa tutto questo per amore e con amore.

Sono questi i “benefici della redenzione” che abbiamo chiesto al Signore Gesù di “sentire sempre in noi”, di vivere la nostra esistenza da figli e figlie amati da Dio Padre, da figli che si fidano del Padre, che ascoltano la sua parola, si lasciano guidare dalla sua sapienza, dal suo amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (cfr Rm 5,5), nelle scelte concrete della loro esistenza, nel modo di considerare le persone, di vivere le relazioni. Proprio come ha fatto Gesù.

Per questo non si dà vita cristiana senza l’Eucaristia, per questo l’Eucaristia non è una delle tante preghiere che rivolgiamo a Dio, di cui disponiamo noi, secondo i nostri bisogni, i nostri desideri, ma la dobbiamo frequentare (celebrare) secondo il significato che Gesù le attribuisce e che la fede della Chiesa ci consegna.

Se l’Eucaristia sta al centro della vita dei cristiani, l’anima, la sua centralità è ancora più riconosciuta in una comunità monastica, dove si  prega con insistenza il Signore perché benefici della redenzione operata dalla sua Pasqua raggiungano non solo le persone della comunità, ma anche quelle che vivono nel mondo, anche quelle che non sanno di essere amate da Dio come figli, anche quelle che lo hanno saputo e che hanno scelto di “lasciar perdere” questo Dio che li ama.

A Senigallia, nel monastero delle Benedettine, che oggi ricordano i 450 anni della sua fondazione, da 11 anni la centralità dell’Eucaristia, “memoriale della Pasqua del Signore Gesù”, è testimoniata anche dall’adorazione eucaristica, che impegna per l’intera giornata, 24 ore su 24, molte persone che davanti a Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, rivivono personalmente, silenziosamente, il senso del “memoriale della Pasqua di Gesù”, si lasciano interpellare da questo “memoriale”, pregano non solo per sé, per i propri cari, ma anche per il mondo, per la Chiesa, per la nostra Chiesa diocesana, per la nostra città di Senigallia, per le persone che soffrono, sono sole, chiedono aiuto.