Benedizione del mare (14 agosto 2024)

In queste settimane la nostra città ha goduto della presenza di molte persone. Una presenza provocata, oltre che dalla bellezza del nostro mare e delle nostre spiagge, anche dai tanti eventi proposti, di diverso genere, culturali, sportivi, ricreativi…

Le cronache parlano di un loro successo per l‘apprezzamento ricevuto. E questo grazie a chi li ha promossi, organizzati e garantito il loro sereno svolgimento.

A beneficiare di questi eventi non sono stati solo i turisti confluiti in città, ma anche l’intera città, operatori economici compresi.

Anche questa sera si sta svolgendo un evento che si presenza diverso, per scopo e contenuti, da quelli che lo hanno preceduto nei giorni scorsi e che non ha la stessa risonanza tra le persone che si trovano a Senigallia.

Questa sera, vigilia di Ferragosto, tempo di riposo e di svago, ci troviamo qui per chiedere a Dio, Creatore e Padre la benedizione del mare, delle attività e per ricordare  i caduti in mare.

La richiesta della benedizione non é ispirata da ragioni economiche (fare business) né ricreative (trascorrere insieme una serena serata), ma dalla fede, che riconosce con gratitudine il mare come uno dei tanti doni che il Dio, Creatore e Padre, fa a noi per una buona qualità della nostra esistenza, perché riceviamo dal mare il cibo che rende gustosi i nostri pasti, troviamo nel mare la bellezza che rasserena i nostri cuori e il sollievo che dà riposo alle nostre persone.

I doni di Dio, quindi anche quello del mare, dicono l’amore e la fiducia di Dio per noi, tanto da affidarceli, perché ce ne prendiamo cura, ne promuoviamo tutta la loro ricchezza, contrastando la tentazione di “consumarli”, di saccheggiarli, con la presunzione di chi si ritiene padrone e non custode di questi beni.

La benedizione che chiediamo non esprime solo la nostra gratitudine a Dio per il regalo del mare, dice anche la consapevolezza che questo regalo non va sciupato, compromesso e manifesta (dovrebbe manifestare) il nostro impegno a fare del mare non un bene da consumare, ma una risorsa da salvaguardare, da promuovere con le nostre attività.

Per questo i primi destinatari della richiesta di una benedizione siamo noi senigaliesi che abbiamo il mare a portata di mano, sono i turisti che possono godere, almeno per alcuni giorni, di questa preziosa risorsa.

E la benedizione che chiediamo non è un gesto scaramantico, né magico, ma è il gesto della fede che riconosce l’affidabilità di Dio e che ci dispone a un ascolto pieno di fiducia della sua parola, ci impegna a un’accoglienza responsabile dei suoi doni che conferiscono dignità e bellezza alla nostra esistenza, anche nei suoi momenti più impegnativi e meno gratificanti.

La fede ci segnala che l’evento che stiamo vivendo si colloca alla vigilia di una solennità liturgica che contempla Maria nel compimento della sua esistenza, che beneficia in modo singolare, unico, della vittoria di Gesù, suo figlio e Figlio di Dio, sulla morte, il grande nemico della nostra esistenza.

L’apostolo Paolo, nella seconda Lettura (1Cor 15,54-57) attesta che «la morte è stata inghiottita nella vittoria», per concludere con «siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo di Cristo».

Proprio perché la morte è stata sconfitta da Gesù Cristo, questa sera noi possiamo affidargli le tante persone che hanno perso la vita in mare, svolgendo il proprio lavoro, cercando un ristoro, colpite dalla violenza della guerra e possiamo confermare in lui la nostra fede.

Maria ha potuto godere da subito, dopo la sua morte, della vittoria di suo Figlio sulla morte perché “ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata”, come ha risposto Gesù nel vangelo (Lc 11,27-28) alla donna che in mezzo alla folla dichiarava il suo apprezzamento per la donna che lo aveva generato e nutrito («Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato»).

Gesù, invece, ritiene che sua Madre vada apprezzata per la fede con cui ha condotto la propria esistenza, la fede che questa sera chiediamo anche noi al Padre di Gesù, come benedizione per la nostra vita, perché anche noi possiamo essere considerati da Gesù, al pari di sua Madre, persone “beate”, fortunate.