I testi della parola di Dio parlano di un bambino (cfr Is 9,1-6) e di una ragazza di nome Maria (cfr Lc 1,26-38), che vive in un villaggio – Nazareth – che non era un luogo particolarmente significativo, anzi, nella considerazione comune, non godeva nemmeno di una buona fama (cfr Gv 1,46: «Da Nazareth può forse venire qualcosa di buono?», così reagisce Natanaele alla notizia ricevuta da Filippo, dopo aver trovato il Messia, di cui parlavano la Scritture, Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazareth).
I testi della parola di Dio rivelano che a un bambino e a Maria Dio affida un compito decisivo, che, a una prima considerazione, appare troppo grande per loro. Al bambino, dice il testo del profeta Isaia, è affidato il potere di “consolidare il diritto e la giustizia”, di ridare speranza a un popolo sfiduciato («Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce»), una speranza che provocherà un’incontenibile gioia («Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia»).
A Maria, come scrive l’evangelista Luca, l’angelo Gabriele, su mandato di Dio, prospetta una maternità, inattesa e da subito problematica («Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo, il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine»).
Maria non si sottrae al compito che l’angelo Gabriele le prospetta e dichiara la propria disponibilità («Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la sua parola»). La disponibilità della giovane donna di Nazareth consente alla profezia di Isaia di compiersi e di identificare nel Figlio di Dio, generato da lei, quel bambino che nel testo del profeta restava anonimo. La disponibilità di Maria consente non solo al popolo d’Israele, sfiduciato e avvolto nelle tenebre, ma anche all’intera umanità, agli uomini e alle donne di ogni tempo, quindi anche agli uomini e alle donne del nostro tempo, molti dei quali vivono da sfiduciati, la cui esistenza resta oscurata dalle tenebre, di tornare a camminare nella luce di una speranza affidabile e di un’esistenza liberata dalle tante schiavitù che impediscono di apprezzarne la ricchezza.
Sr. Maria Pia, oggi, fa propria la risposta di Maria all’angelo Gabriele: «Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la sua parola». Il Signore ha guidato Maria Pia a riconoscere nella vita monastica, avendo come modello di riferimento, Maria, la “piene di grazia”, la docile serva, il disegno buono pensato da Dio per lei e il buon investimento per la sua vita.
La consacrazione di Sr. Maria Pia “sviluppa” in modo singolare la consacrazione battesimale che unisce ciascuno di noi a Gesù Cristo, il Figlio di Dio; una consacrazione che fa di noi figli e figlie di Dio, a immagine di Gesù, discepoli di Gesù stesso, testimoni dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per gli uomini e le donne che vivono nel mondo.
Sr. Maria Pia non aver timore a dire il tuo sì al Padre, come lo ha detto il Figlio, entrando nel mondo (cfr Eb 10,5-7: «un corpo mi hai preparato… Allora ho detto: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà»), come lo ha detto la giovane donna di Nazareth, Maria («Accada di me secondo la tua parola»). Perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo possano, anche grazie al tuo sì, continuare ad amare un mondo che appare sempre più avvolto nelle tenebre dell’odio, della violenza, dell’ingiustizia e perché il loro amore risplenda come luce che dà speranza.
Non sarai sola, perché ti accompagnerà il Signore che parlerà al tuo cuore nel silenzio della clausura e guiderà i tuoi passi. Sarai accompagnata da Maria, la piena di grazia, che come Madre premurosa incoraggerà e sosterrà la tua sequela di Gesù, rivolgendo anche a te lo stesso invito rivolto ai servi del bacchetto nuziale a Cana di Galilea («Qualsiasi cosa [mio Figlio] vi dirà, fatela», Gv 2,5). Cammineranno con te le sorelle della tua comunità. Ti accompagneranno le persone che ti sono care e anche la comunità cristiana che vive in Arcevia.