Omelia nella Solennità del Patrono San Paolino da Nola (Cattedrale di Senigallia, 4 maggio 2005)

Senigallia, 4 maggio 2005

1. “Non vi chiamo più servi…, ma vi ho chiamati amici… Voi siete miei amici” (Gv 15,14-15). Queste parole di Gesù si applicano a tutti i suoi discepoli. Si applicano in particolare ai Santi. Essenzialmente i Santi sono amici di Dio: si sono sentiti amati dal Signore e hanno corrisposto al suo amore. In quanto amici, i Santi si sono resi disponibili a compiere la volontà di Dio, ad accettare la missione che veniva loro affidata; hanno potuto dire come il profeta Isaia (6,1-8) “Eccomi, manda me” o come il Salmista “Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà”. Gesù stesso afferma nel Vangelo: “Voi siete miei amici, se farete quello che vi comando”.
Così è stato il nostro Patrono San Paolino. Potremmo dire tante cose su questa affascinante e poliedrica figura dell’antichità cristiana; ma certamente Paolino si presenta a noi come amico di Dio: tra lui e il Signore si è instaurato un rapporto di amore che non si è concluso nella vita terrena del nostro, ma si è prolungato e perfezionato nell’aldilà. Amico di Dio, perché docile alla volontà di Dio, preoccupato di osservare i suoi comandi, pronto ad assumersi le responsabilità che il Signore gli affidava.

2. Ma il Santo non è solo amico di Dio, è anche amico degli uomini. E’ una persona che stabilisce rapporti di amicizia con i fratelli. E anche in questo la figura del nostro Patrono è illuminante. San Paolino in effetti si distingue in maniera eminente come uomo di relazione. Lungo tutto l’arco della sua vita, prima e dopo la sua conversione, egli ha intessuto una fitta rete di rapporti amicali ed ha costantemente curato queste stesse relazioni.
Sappiamo che con la sua conversione al cristianesimo Paolino rinunciò a tutti i suoi beni: vendette le sue immense ricchezze e ne distribuì il ricavato ai poveri. Ma agli amici non rinunziò mai. Anzi, la sua vita di asceta, pur nel ritiro del monastero nolano, allargò il numero degli amici, sia attraverso gli scritti, sia attraverso le visite che riceveva e i contatti personali.
L’amicizia per Paolino non è semplicemente l’espressione di un nobile sentimento umano, ma espressione della carità di Cristo: nel momento stesso in cui ci si sente amati dal Signore, si avverte il bisogno di riversare sugli altri lo stesso amore.
Paolino ha stabilito rapporti di amicizia con personalità illustri del suo tempo. Basti ricordare l’amicizia profonda, devota e costante con il poeta Ausonio, suo maestro e padre nello spirito. Lo stesso dicasi per Sulpicio Severo, il destinatario carissimo di ben 13 lettere, il cui ricordo struggente non lo abbandonò mai. Fu amico anche del Vescovo Delfino che lo accolse nel grembo della Chiesa; allo stesso modo coltivò un rapporto di stima e di affetto verso Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Conservò l’amicizia con i suoi compagni di studio come Santo e Amando. Trattenne relazioni di profonda cordialità con uomini politici come il senatore Pammachio.
Peraltro, se tra i suoi amici si annoverano personaggi della nobiltà, dell’arte, della politica, della filosofia e teologia, non mancano però anche persone semplici, di umili condizioni. Il monastero che fondò presso il Santuario di San Felice, a Cimitile nei pressi di Nola, divenne casa di accoglienza dove i pellegrini venivano accolti e ammessi a condividere la vita semplice di preghiera e amore fraterno che caratterizzava quell’ambiente. Paolino, amico di tutti: amico dei nobili e dei sapienti, ma anche amico degli umili e dei poveri.

3. La testimonianza e la lezione di San Paolino è di grande attualità. In un tempo come il nostro che è pervaso da crescenti e inarrestabili processi di globalizzazione e di spersonalizzazione appare quanto mai importante riscoprire il valore della vera amicizia, che in ultima analisi è sinonimo di fraternità.
Possiamo osservare come dei tre ideali del grande progetto espresso dalla rivoluzione francese, uno è ancora al punto di partenza. Quelli della libertà e dell’uguaglianza sono stati considerati, e più o meno perseguiti; la fraternità è rimasta largamente disattesa.
Ma è possibile costruire la comunità cristiana e la stessa comunità civile se non c’è amore degli uni verso gli altri, se non si stabiliscono rapporti basati sul rispetto reciproco, sulla stima e in ultima analisi sulla sincera amicizia?
San Paolino con la sua testimonianza interpella tutti i membri della comunità ecclesiale e della comunità civile.
In quanto Patrono della Città, San Paolino interpella anche gli amministratori della polis, coloro che ricoprono cariche pubbliche, portando la responsabilità del bene comune. E’ possibile stabilire rapporti di amicizia tra coloro che fanno politica e sono chiamati ad amministrare la città?
L’amicizia offre possibilità sorprendenti. Essa promuove un sincero spirito di collaborazione; fa in modo che non si governi mai contro qualcuno o essendo solo l’espressione di una parte della comunità; rende solleciti a mettere il bene comune al di sopra di ogni interesse parziale, sia esso individuale, di gruppo, di classe o di partito; consente di comprendere e far proprio anche il punto di vista dell’altro, così che nessun interesse, nessuna esigenza rimangano estranei; permette di superare quel clima di inconcludente e insopportabile litigiosità, che tanta disaffezione, delusione e distacco crea nell’opinione pubblica per quanto riguarda l’impegno politico.
L’amicizia anche tra i politici e gli amministratori pubblici per perseguire tutti insieme, con determinazione ed efficacia, il bene comune. E’ utopia tutto questo? Si tratta solo di un sogno, bello ma irrealizzabile?
San Paolino, con la sua testimonianza, ci risponde che l’amicizia è possibile a tutti i livelli e in tutti gli ambienti: in famiglia, nella comunità ecclesiale, nel mondo del lavoro, della cultura, degli svaghi e anche della politica. E’ possibile ed anche doverosa: per noi cristiani, perché il Signore ci chiama suoi amici e perciò anche tra di noi dobbiamo essere amici; per tutti gli uomini di buona volontà, perché da parte di tutti non si può non desiderare e promuovere una società che sia veramente a misura d’uomo.
Il nostro Santo Patrono interceda per noi tutti: interceda per la nostra Città e per la nostra Diocesi.