Chiaravalle, 9 settembre 2006
E’ questo un giorno di grande gioia per la Chiesa, per la nostra Diocesi, per questa comunità parrocchiale, per i tuoi familiari, ma soprattutto per te, carissimo Filippo. L’evento di grazia che sta per accadere ci coinvolge tutti nella mente, nel cuore e nella vita, ma coinvolge anzitutto te, che stai per diventare sacerdote. Colui che, come dice il Vangelo, “ha fatto bene ogni cosa, fa udire i sordi e fa parlare i muti” (Mt 7,37) questa sera compie un’opera straordinaria del suo amore che ci riempie di stupore, di gratitudine, di commozione.
Il Signore viene a visitarti con il suo Spirito e trasforma il tuo essere, compie in te una nuova creazione, ti associa intimamente alla sua vita e alla sua missione, ti costituisce suo ministro, suo sacerdote, mediatore tra Dio e gli uomini.
A che titolo proprio tu vieni scelto per una missione così grande? Non per la tua preparazione culturale, le tue doti umane, la tua bontà. Ma per la tua povertà. Anche tu, come noi, soffri di una certa sordità e un certo mutismo, in senso non fisico, ma spirituale. Sordità e mutismo sono segni di chiusura, di ripiegamento su di sé, che ostacolano l’ascolto e la comunicazione con l’Altro e con gli altri. Sono segni della fragilità, della debolezza, del limite, del peccato. In breve, sono segni della povertà umana.
Ed ecco come Dio agisce. Ce lo ricorda San Giacomo nella seconda lettura: “Dio ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno” (Gc 2,5). Dio dunque non sceglie i sapienti, i ricchi, i potenti, ma i poveri, gli umili, i deboli. E’ conoscendo la tua povertà che il Signore ti viene incontro e questa sera pronuncia su di te, come il giorno del Battesimo, “effatà”, apriti, perché non solo le tue orecchie sentano, non solo la tua lingua si sciolga, ma il tuo cuore e tutto il tuo essere si aprano al suo amore e alla sua missione.
Con la grazia dello Spirito Santo che ricevi attraverso l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria divieni sacerdote di Cristo, un tutt’uno con lui. Il tuo compito fondamentale sarà quello di ascoltare Cristo, annunciare Cristo, rendere presente Cristo.
a) ascoltare Cristo. Tutto nella vita del prete deve avere origine dall’ascolto della Parola vivente del Padre. Il prete in primo luogo deve essere discepolo della parola del Signore. Fondamentale e prioritario nella vita del sacerdote è lo spazio da dare alla preghiera. Il tuo primo impegno sarà quello di tenere fisso lo sguardo su di lui, di contemplare il suo volto, di entrare in sintonia con i suoi sentimenti, di far battere il tuo cuore all’unisono con il suo.
b) annunciare Cristo. Solo la fedeltà quotidiana all’ascolto può aiutare ad assolvere l’altro importantissimo aspetto del ministero sacerdotale: quello dell’annuncio del Vangelo, la buona notizia della salvezza. Se si conosce Gesù e lo si ama, lo si deve far conoscere anche agli altri. Sì, bisogna parlare di Cristo, senza alcuna paura, perché ogni uomo ha bisogno di lui. Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene (cf Is 52,7). Sii tu questo inviato, siano i tuoi piedi quelli di chi porta dappertutto il messaggio evangelico della gioia. Lo Spirito Santo ti dà la forza, la capacità di parlare: non temere di parlare di Cristo.
c) rendere presente Cristo. Non basta ascoltare Cristo e parlare di Cristo: occorre anche renderlo presente, perché lo si possa incontrare. Questo avviene soprattutto nell’eucaristia, luogo per eccellenza dell’incontro con il Signore, centro e radice di tutta la vita presbiterale. Tutte le espressioni del ministero devono convergere verso l’eucaristia e tutto deve promanare dalla medesima. Il sacramento dell’Ordine ti conferisce il potere straordinario, che non hanno nemmeno gli angeli, di rendere realmente presente nell’assemblea liturgica il Crocifisso risorto. Nella celebrazione quotidiana dell’eucaristia, come raccomanda il Concilio, troverai l’energia necessaria per affrontare i diversi compiti che dovrai adempiere, ma allo stesso tempo riceverai la forza per testimoniare i consigli evangelici della castità, dell’obbedienza e della povertà in modo da divenire tu stesso, con la tua vita, rivelatore, immagine di Cristo: renderai visibile, farai vedere il Signore Gesù.
Nel prendere possesso della tua vita il Signore affida al tuo cuore e pone nelle tue mani ciò che più ha amato, ciò che gli è costato sangue: la Chiesa.
Filippo, amala questa Chiesa di Senigallia, amala anche più di te stesso, più della tua vita. Non perché ti dice “bravo”, o ti segue con simpatia, ma perché Gesù l’ha amata fino a morire.
Vieni dunque in questa Chiesa di Senigallia che ti accoglie con gioia come suo nuovo prete. Vieni in questo Presbiterio che ti accoglie e ti saluta come il fratello più giovane che ravviva la speranza.
Il lavoro certo non manca. Sono molte le attese. Ci sono i giovani, ai quali ti sarà congeniale rivolgere la tua particolare attenzione, che hanno bisogno di essere aiutati a porsi la domanda di senso e a dare ad essa una risposta; ci sono gli sfiduciati e delusi della vita che necessitano di ritrovare la speranza; ci sono i malati, i poveri, gli emarginati che aspettano soccorso e consolazione. Ci sono confratelli avanti negli anni e con qualche acciacco sulle spalle che attendono un aiuto perché nessuna comunità rimanga priva delle cure necessarie o rimanga senza pastore.
Non ti spaventare. Lasciati penetrare dalla parola di Isaia che viene a noi con tanta speranza. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Coraggio! Non temete, ecco il vostro Dio…egli viene a salvarvi” (Is 35,4). Il vero e unico Salvatore è lui: noi siamo soltanto strumenti nelle sue mani.
Prima di invocare la discesa dello Spirito Santo su di te desidero rivolgere una parola di gratitudine anzitutto ai tuoi cari. Grazie, cari genitori, per aver donato la vita a vostro figlio: grazie perché ora lo donate al servizio di Dio e della Chiesa. Sappiate che donandolo non lo perdete: il Signore lo eleva ad una dignità altissima, egli vi sarà ancor più vicino con il cuore e con la preghiera e voi stessi parteciperete in qualche modo ai frutti del suo ministero.
Esprimo il mio ringraziamento a tutti gli educatori del Seminario per la premura con la quale ti hanno accompagnato in questi anni di formazione. Grazie anche a questa comunità parrocchiale di Chiaravalle, in particolare ai suoi sacerdoti, tra i quali il precedente Parroco e ora Vescovo, il carissimo Don Gerardo, per averti generato alla fede e aver favorito il germogliare della tua vocazione.
Sono fiducioso, e invito vivamente tutti a pregare per questo, che la tua ordinazione raggiunga il cuore di tanti ragazzi, a cominciare da quelli che sono presenti qui questa sera e quelli che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano dei giovani, perché il Signore faccia loro comprendere la bellezza di una vita donata totalmente al servizio di Dio e dei fratelli.
Mentre noi tutti – vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, popolo di Dio – ti accompagniamo con la preghiera perché il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato in te, chiediamo alla Vergine Santa, che con tanta devozione viene invocata in questa Abbazia, di farti sempre sentire la sua materna vicinanza e di aiutarti ad amare suo Figlio Gesù, la Chiesa e tutta l’umanità come lei ama. Così sia.