Omelia nella Messa Crismale del Giovedì Santo (Cattedrale di Senigallia, 5 aprile 2007)

Senigallia, 5 aprile 2007

1. E’ una grazia tutta particolare, che ci riempie il cuore di gioia, quella che viviamo in questo momento. E’ tutta la Chiesa diocesana, nelle sue varie espressioni, che è riunita in questo tempio, cuore e simbolo della Chiesa locale, per esprimere la gioia di essere unico popolo di Dio, unico corpo di consacrati, che ha avuto origine da quando il Signore Gesù istituì l’eucaristia e il sacerdozio. Soprattutto è il momento in cui il presbiterio si riunisce attorno al vescovo per celebrare la propria origine e unità: noi sacerdoti siamo nati il giovedì santo: quello di oggi è il nostro compleanno e tutti insieme, sacerdoti e vescovo, siamo costituiti per essere una cosa sola con il Signore Gesù, sommo ed eterno sacerdote.
Saluto con affetto, stima e gratitudine i nostri vescovi, a cominciare dal nostro carissimo vescovo emerito Mons. Odo Fusi Pecci: quest’anno compie il 65° anniversario di ordinazione sacerdotale: gli siamo tutti tanto grati, il Signore ce lo conservi ancora a lungo e lo ricolmi delle sue benedizioni; saluto Mons. Mario Cecchini, figlio sempre disponibile di questa Chiesa; saluto il nostro fratello e carissimo amico, il vescovo Don Gerardo, a cui mi uniscono e ci uniscono vincoli di sincero affetto e di profonda stima e riconoscenza.
Con un abbraccio fraterno vorrei raggiungere tutti i sacerdoti della nostra diocesi, particolarmente quelli che quest’anno ricordano il 10°, il 50°, il 60° e il 65° di sacerdozio: mi piace ricordare in particolare il canonico Don Lorenzo Era che proprio oggi compie 60 anni di sacerdozio.
Ricordo in questa occasione i confratelli assenti per motivi di malattia o anzianità. Ricordo anche con speciale affetto e gratitudine i confratelli che ci hanno lasciato dall’ultima Messa crismale: Mons.Angelo Mencucci, Don Sigefrido Messina e ultimamente Don Renato Bolletta.
Un cordiale saluto va anche a tutti i Religiosi e Religiose e persone consacrate che collaborano con la nostra Chiesa e in essa testimoniano i valori del Regno.
Saluto anche con grande affetto i seminaristi, speranza della nostra diocesi, e con essi tutti coloro che hanno ricevuto un ministero. Tra questi ricordo i ministri ausiliari della Comunione che oggi stessi riceveranno il mandato o saranno confermati nel loro incarico. Nutriamo la viva fiducia di poter ordinare nel corso dell’anno un nuovo diacono in vista del sacerdozio ed altri diaconi in stato permanente che si aggiungeranno al nostro primo diacono permanente don Giuseppe Vita. Un saluto particolare rivolgo al diacono Don Andrea Baldoni: il crisma che oggi consacriamo dovrà servire, se Dio vuole, a ungere le sue mani per essere prossimamente ordinato sacerdote.
E’ con questo stesso crisma che voi ragazzi della Cresima sarete unti nella fronte quando quest’anno riceverete il sacramento della confermazione che farà di voi dei cristiani adulti, testimoni di Cristo.
Il mio saluto, infine, in ordine di tempo ma non di importanza, va a tutti voi carissimi fedeli laici: noi ministri ordinati vogliamo ancor oggi confermare il nostro proposito di essere al vostro servizio per annunciarvi la Parola, per sostenervi con i sacramenti, per guidarvi nell’amore perché anche voi possiate esercitare il sacerdozio che vi deriva dal battesimo.

2. Quello che stiamo vivendo è un momento di profonda comunione. E’ una comunione che viene continuamente ravvivata da quei sacramenti che sono legati agli Oli Santi che tra poco saranno benedetti e consacrati e che poi raggiungeranno tutte le comunità parrocchiali della nostra diocesi.
In particolare, per noi presbiteri questa comunione riceve le sua inconfondibile specificità dal sacramento dell’Ordine che ci costituisce membri di un unico presbiterio intorno al Vescovo: una comunione che rappresenta una realtà fondamentale e decisiva per la nostra vita spirituale e per il nostro servizio pastorale. E’ su questa realtà che desidero condividere con voi alcune riflessioni.

a) Un primo aspetto che deve contraddistinguere la nostra comunione è quello di un vero rapporto paterno-filiale tra vescovo e sacerdoti. Ce lo ricorda il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium (n.28). Come non avvertire tutta la ricchezza esistenziale di questo rapporto, che nasce dall’imposizione delle mani del vescovo sul capo di ogni ordinando? Come non avvertire la grazia e la responsabilità che da questo stesso legame derivano? Coscienti di questa grazia di paternità e filiazione, ciascuno di noi è chiamato a vivere tale rapporto nel segno della reciprocità. Quanto vorrei che noi tutti, vescovo e sacerdoti, riuscissimo a vivere effettivamente, nella verità, questo rapporto di amore.
A tutti voi, carissimi sacerdoti, chiedo di aiutarmi ad essere padre. Se in questi dieci anni del mio episcopato avessi mancato al mio officio di padre, se non vi avessi dimostrato carità, comprensione, accoglienza, io ne chiedo sinceramente e umilmente perdono al Cristo e a voi.

b) Una seconda considerazione è che tra sacerdoti, membri del presbiterio, bisogna essere molto uniti. La comunione tra i presbiteri, se da un lato è frutto della grazia del Signore, dall’altro è un compito affidato alla libertà e responsabilità di ciascuno. In particolare siamo chiamati a coltivare rapporti interpersonali veramente genuini e a costruire una concreta comunione di intenti.
Da parte mia rinnovo ancora una volta, in questa Messa Crismale, l’impegno a riservare un’attenzione privilegiata a tutti voi che mi siete fratelli e figli nell’unico sacerdozio di Cristo.
Non possiamo dimenticare che la comunione fraterna nel presbiterio è la “conditio sine qua non” per la missione di annunciare e testimoniare il vangelo di Gesù. Facciamo tutto il possibile per vivere concretamente, effettivamente questa comunione. Non importa se ai fini della comunione presbiterale dobbiamo a volte sacrificare qualche attività pastorale. La comunione non solo di intenti o affettiva, ma anche effettiva del presbiterio viene prima di ogni impegno pastorale. Non facciamoci sommergere e travolgere dalle attività pastorali. Non facciamoci scrupolo di lasciare indietro qualcosa quando si tratta di andare ad un incontro sacerdotale, come un ritiro spirituale, un appuntamento di aggiornamento del clero, un convegno, il lutto di un confratello, un’iniziativa diocesana.

3. Carissimi confratelli, rinnoviamo con gioia e fiducia, tra qualche istante, le nostre promesse sacerdotali, profondamente riconoscenti per il dono immeritato e assolutamente gratuito della vocazione e del ministero che abbiamo ricevuto. Sappiamo di non poter vivere fedelmente e con coerenza la consacrazione, la missione e la comunione con le sole nostre forze e la sola volontà umana. Non dobbiamo mai dimenticare, però, l’unzione dello Spirito a cui Gesù faceva riferimento nella sinagoga di Nazareth, unzione che noi pure abbiamo ricevuto il giorno dell’ordinazione: lo Spirito del Signore è sopra di me, è sopra ciascuno di noi. E’ lui la nostra forza, la nostra fiducia, la nostra speranza.

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