Senigallia, 12 aprile 2008
E’ una festa nuziale, una straordinaria festa nuziale, quella che celebriamo stasera. Lo sposo è il Signore Gesù; la sposa è la nostra carissima Daniela. Ci troviamo di fronte ad un mistero di grazia, di amore, di bellezza che ci sovrasta e allo stesso tempo sprigiona in noi sentimenti di stupore, di gratitudine, di lode, di gioia.
E’ gioia grande per te, Daniela, e per i tuoi familiari: in questo momento ci sentiamo particolarmente vicini ai tuoi genitori a cui va un carissimo e grato pensiero per averti trasmesso il dono inestimabile della vita; è gioia grande per i tuoi amici, per la tua Parrocchia di Marina, dove sei cresciuta nella fede e nell’impegno ecclesiale, per l’Azione Cattolica, la tua seconda famiglia, da cui hai ricevuto molto e a cui hai dato molto anche come responsabile diocesana; gioia grande per tutta la nostra Chiesa senigalliese, che ha visto in te una figlia generosa, affettuosa, entusiasta; gioia grande anche per me, Vescovo e Padre di questa Chiesa amata dal Signore, che ho potuto seguirti nel tuo cammino e ora attraverso il mio ministero fungo da strumento per l’evento di grazia che questa sera si compie.
Ma quel è il motivo di questa gioia? E’ il fatto che il Signore ti ha scelto per entrare in un rapporto nuziale con lui. Il Signore infatti ti si è manifestato, secondo quanto abbiamo sentito dalle letture di questa liturgia, come l’Amore. “Dio è amore” proclama l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera (1 Gv 4,8), offrendo così la rivelazione più alta del mistero di Dio. Dio è amore: è la definizione più bella e più profonda che si possa dare di Dio. E questo amore assoluto, immenso, infinito si è manifestato a noi nella persona di Gesù: Gesù di Nazaret che nella prima lettura viene annunciato da Pietro come colui che è morto ed è risuscitato per noi, per nostro amore, e che il Padre ha costituito Signore per la nostra salvezza (At 2,14.36-41). Lo stesso Gesù che nel Vangelo di oggi (Gv 10,1-10) si presenta come il buon pastore, il pastore che conosce ad una ad una le sue pecore e le ama fino al punto di dare la vita per esse; il pastore che è anche la porta, attraverso la quale si giunge ai “pascoli ubertosi”, e cioè alla vera e piena felicità, alla salvezza.
Tu, Daniela, sei rimasta affascinata dal volto di Cristo, dal suo amore: un amore che dona sempre e solo in radicale gratuità, un amore “folle” che non sa risparmiarsi, un amore preveniente che si fa assoluta generosità. Hai capito che Gesù è il Tutto e l’Unico, il Bene sommo e la gioia del cuore che non ha eguali, la Bellezza che supera ogni altra bellezza, e la Forza che tutto sostiene e vince.
Ed ecco la tua scelta, anzi la tua risposta alla sua chiamata. La chiamata ti giunge attraverso la Chiesa, per bocca del Vescovo. E’ il Vescovo che poco fa ti ha chiamato: “Vieni, figlia, ascoltami: ti insegnerò il timore del Signore”. E tu hai risposto: “Ecco, Signore, sono pronta a seguirti”. Con queste parole decidi di consacrarti a Lui, di donare tutta te stessa a lui, nell’Ordo Virginum, divenendo un segno del rapporto nuziale che unisce Cristo e la Chiesa. Ti offri al Signore accogliendo l’invito che ti fa la Chiesa; e così, restando nel mondo, continuando a svolgere la tua professione, ti metti al servizio della nostra Chiesa particolare, avendo come punto di riferimento la persona del Vescovo.
Tra qualche istante, come segno della tua unione sponsale con il Signore e del tuo legame con la Chiesa locale riceverai l’anello: portalo con gioia e fiducia, è il segno della tua fedeltà, che ti ricorda di esserti donata totalmente a Cristo e al suo corpo che è la Chiesa. Questo anello non ti rinchiude, non ti imprigiona, non ti schiavizza, ma ti annoda all’Assoluto, ti eleva all’Infinito, ti apre ad un amore sconfinato quale è l’orizzonte dello Sposo divino. Nel guardare l’anello e pensando allo Sposo, ripeti spesso le parole pronunciate nel Salmo responsoriale (Salmo 23): “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino… non temo alcun male, perché tu sei con me…”.
Allo stesso tempo riceverai il libro della Liturgia delle Ore. E’ questa la preghiera fatta con la Chiesa e per la Chiesa. Con la preghiera ti metti a disposizione di Dio, gli regali tempo, proclami il suo primato nello scorrere dei giorni. Pregando con la Chiesa e per la Chiesa, divieni per la comunità un segno della tenerezza e della misericordia di Dio. La preghiera è il servizio più prezioso che puoi rendere ai fratelli. Essa peraltro è il segreto, l’anima dell’apostolato, la forza della missione. Senza la preghiera la Chiesa non respira. Sia la tua preghiera una “lode perenne al Padre e viva intercessione per la salvezza del mondo”.
Cara Daniela, come immagine della tua consacrazione hai scelto la figura della donna di Betania, Maria, la sorella di Marta e Lazzaro. Maria, come abbiamo anche ricordato ieri sera nella veglia di preghiera in Cattedrale, prese un vasetto di alabastro pieno di preziosissimo profumo, lo ruppe e lo versò tutto, fino all’ultima goccia, sul capo e sui piedi di Gesù: un gesto di grande amore, di massima gratuità e generosità. Maria di Betania è come la “povera vedova” dai due spiccioli che per il suo obolo nel tempio ha dato “tutto quello che aveva, tutto quello che aveva per vivere” (Mc 12,44). E’ proprio vero: l’amore ignora il tanto e il poco, perché conosce solo il tutto.
Il mio augurio è che la tua vita di vergine consacrata sia un profumo, il profumo del tuo amore, di tutto ciò che sei, che hai, che fai, profumo da donare senza riserve, senza ripensamenti al Signore Gesù. Il Signore accolga il profumo della tua vita e lo renda ancora più prezioso e profumato con il suo stesso profumo. Quest’unico profumo, quello di Cristo unito al tuo, portalo a tutti coloro che avrai modo di incontrare nelle varie situazioni di vita. Portalo nella comunità ecclesiale, portalo nel mondo, portalo nel tuo ambiente di lavoro e in ogni luogo che avrai occasione di frequentare.
In particolare ti auguro di essere una vergine feconda, vergine e madre, sull’esempio di Maria santissima. Il voto di verginità, di castità perfetta, è la forma più alta di maternità. La verginità consacrata e la castità non avrebbero senso se fossero sterili. Non c’è bisogno di sterilità nel nostro mondo. Il mondo non ha bisogno di segni sterili: ha bisogno di maternità, di fecondità spirituali. Sii madre, madre spirituale, di tantissimi figli: madre nello spirito per i giovani della nostra pastorale giovanile, per i sacerdoti e per i collaboratori pastorali, per coloro che vivono in situazioni di povertà, sofferenza, emarginazione.
Noi tutti, qui radunati, preghiamo per te, carissima Daniela, perché tu sia fedele al “sì per sempre” che per vero e intenso amore, per essere profumo di Cristo, pronuncerai tra poco, solennemente, davanti all’assemblea, dopo aver invocato, prostrandoti a terra, l’aiuto della Chiesa celeste. In questo atto di grande generosità, con il quale offri la tua vita, non sei sola. Lo Spirito del Signore è con te. E anche noi, oltre che con la preghiera, ti siamo vicini con l’affetto, la stima, la gratitudine.
Vorrei tanto che la tua generosità e la tua gioia in questo momento di grazia potessero contagiare tanti giovani e tante giovani: chissà se anche a loro il Signore, oggi stesso magari, fa brillare quel bellissimo e singolare progetto di vita che è il sacerdozio o la vita consacrata. Per questo preghiamo con viva fede.
Interceda per te e per tutti noi, carissima Daniela, la Vergine santa, colei che, come scrive S.Ambrogio, “fu cosparsa del profumo di Dio e da vergine concepì, da vergine partorì il buon odore, il Figlio di Dio” (cf. La verginità, 11,65.66).
Così sia.