Omelia nella Messa Crismale del Giovedì Santo (Cattedrale di Senigallia, 9 aprile 2009)

Senigallia, 9 aprile 2009

1. Il mio saluto va anzitutto al nostro venerato Vescovo emerito, Mons.Odo Fusi Pecci, e a tutti voi carissimi confratelli nel sacerdozio che formate con me il presbiterio diocesano. Oggi è la festa del nostro sacerdozio: è il giorno in cui Gesù, istituendo l’Eucaristia nel cenacolo, ha anche istituito il sacerdozio cattolico.
Il mio pensiero si rivolge poi a voi, cari diaconi, che condividete con noi il sacramento dell’ordine sacro; il crisma che oggi viene benedetto sarà utilizzato per consacrare due di voi come sacerdoti: il nostro presbiterio si prepara ad accogliere con gioia don Francesco Berluti che diverrà sacerdote il 9 maggio a Senigallia e don Davide Barazzoni che sarà sacerdote a settembre o ottobre a Corinaldo.
Con lo stesso sacro crisma sarete unti e consacrati come testimoni di Gesù anche voi ragazzi che prossimamente riceverete il sacramento della Cresima: a voi pure rivolgo il mio affettuoso saluto.
Saluto inoltre con affetto e riconoscenza le sorelle consacrate qui presenti e tutte le consacrate che arricchiscono con i loro doni la nostra Chiesa locale.
Il mio saluto va anche a voi, ministri straordinari della comunione: quelli nuovi che oggi saranno istituiti e quelli già in servizio che oggi saranno confermati. Vi sono grato per la vostra disponibilità e vi raccomando di essere sempre più consapevoli del tesoro che viene posto nelle vostre mani quando distribuite il Corpo del Signore.
Saluto infine tutti voi, carissimi fedeli laici, che in comunione con noi pastori condividete la vita e la missione della Chiesa e partecipate a questa solenne celebrazione.

2. E’ un giorno di gioia quello di oggi per la Chiesa universale. E’ un giorno di gioia per l’intera comunità ecclesiale diocesana che si ritrova insieme nella Chiesa cattedrale in unità con il Vescovo. E’ questo un momento forte del nostro Sinodo Diocesano che avendo appena iniziato a muovere i primi passi del suo cammino oggi si rivela, si manifesta nella sua realtà più profonda: un popolo adunato attorno al suo pastore, principio visibile della sua unità, per ricevere una rinnovata unzione dello Spirito e per confermare la sua volontà di servire il mondo con l’annuncio della buona novella e con la testimonianza della carità.
E’ un giorno di gioia particolarmente per noi sacerdoti, perché oggi facciamo memoria del dono inestimabile e immeritato che abbiamo ricevuto. Quell’oggi annunciato da Gesù a Nazareth, nel quale la Scrittura ha trovato il suo compimento, quell’oggi accade anche per noi in questa giornata. Oggi, Giovedì santo, Gesù ha trasmesso agli apostoli lo Spirito Santo che si era posato su di Lui e la stessa unzione che lo aveva consacrato. Attraverso gli apostoli ha trasmesso quella consacrazione ai loro successori, Vescovi e presbiteri, con il sacramento dell’ordine sacro. Oggi la Chiesa di Senigallia continua a vivere perché il Signore risorto la guida donandole vescovi e sacerdoti che rendono presente Lui, unico sommo sacerdote e unico buon Pastore.

3. Quanto è grande la dignità e la missione del sacerdozio! Il Papa Benedetto XVI ha indetto uno speciale “Anno Sacerdotale” che andrà dal 19 giugno prossimo, solennità del Sacro Cuore di Gesù, fino al 19 giugno 2010. Ricorre infatti il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di pastore a servizio del gregge di Cristo. L’Anno Sacerdotale rappresenta un’importante occasione per guardare ancora e sempre con grato stupore a questo grande mistero di amore per il quale il Signore chiama alcuni a partecipare intimamente alla sua vita, eleggendoli come cooperatori nell’opera della salvezza e rivestendoli di poteri che nemmeno agli angeli sono conferiti. Sarà allora un Anno nel quale riscoprire la bellezza del sacerdozio e l’importanza nella comunità cristiana dei singoli ordinati, i quali sono chiamati ad una cordiale e indispensabile fedeltà a Cristo come risposta alla sua fedeltà nei nostri riguardi: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del Sacerdote” è il tema scelto dal Santo Padre per tale Anno.

4. Il sacerdozio come si sa è strettamente legato all’eucaristia. “Nella notte in cui fu tradito” (1 Cor 11,23) Gesù infatti istituì entrambi, l’eucaristia e il sacerdozio. “Prendete e mangiate,… prendete e bevete…fate questo in memoria di me”. L’eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa, è anche il centro della vita e del ministero del sacerdote. Tutto promana dall’eucaristia e tutto tende all’eucaristia.
All’inizio del cammino sinodale abbiamo voluto compiere una piccola indagine sulla frequenza alla Messa festiva. I primi dati della rilevazione fanno registrare una certa diminuzione di frequenza rispetto a dieci anni fa: pur dovendo approfondire la tendenza e il confronto con i diversi parametri, realisticamente prendiamo atto della situazione. Ma certamente in prospettiva dobbiamo puntare con decisione a fare dell’eucaristia il centro della nostra vita personale come pure il centro di tutta l’azione pastorale.
Soprattutto per quanto riguarda il sacerdote occorrerà superare il rischio dell’assuefazione alla Messa, per non ridurla a qualcosa di automatico, rischio che si potrà evitare nella misura in cui cresce nel proprio cuore lo stupore per il mistero che celebra. Quando i fedeli vedranno il sacerdote non solo “sull’altare”, ma anche in adorazione, “davanti all’altare”, allora non solo crederanno di più alla Messa, ma anche al sacerdote stesso, e senz’altro lo ameranno di più perché anche il volto del sacerdote sarà diverso: come il volto di Mosé disceso dal monte.
Nelle nostre parrocchie si è già svolta o è prossimamente in programma la settimana eucaristica: uno dei frutti è quello precisamente dell’adorazione prolungata e possibilmente continua. Ma molto dipende dal sacerdote: se il presbitero sente veramente il bisogno di stare “bocca a bocca” con il Signore presente realmente nell’ostia consacrata, il suo esempio sarà irresistibilmente contagioso.

5. Carissimi sacerdoti, dobbiamo riconoscere che siamo tutti un po’ stanchi, perché non ci risparmiamo per la Chiesa, per servire quanti sono affidati alle nostre cure. Siamo stanchi perché tante volte non abbiamo tempo per noi stessi, per riposare, forse anche per studiare e, a volte, magari sottraiamo a Dio un po’ del tempo che gli dobbiamo nella preghiera. Da parte mia ammiro il vostro zelo e vi sono molto riconoscente per quello che fate e soprattutto per quello che siete.
Peraltro, se viviamo pienamente l’eucaristia, la nostra vita non può non sprizzare gioia. E’ importante che siamo contenti, talvolta stanchi e un po’ acciaccati, ma contenti; altre volte preoccupati o troppo indaffarati, ma sempre contenti di essere preti.
Se dobbiamo evangelizzare, se dobbiamo annunciare la buona notizia, la notizia della gioia, se dobbiamo annunciare la felicità di Dio a quelli che sono privi di senso, se dobbiamo favorire il sorgere di vocazioni alla vita sacerdotale e consacrata, noi dovremmo essere dei vasi traboccanti di gioia, dovremmo essere irradiatori, attraverso la nostra persona, della felicità di Dio.
Mentre oggi rinnoviamo le nostre promesse per confermare quella consacrazione che ci configura a Cristo sommo ed eterno sacerdote e ci fa essere veramente un “altro Cristo”, vogliamo impegnarci a rimanere nella gioia. Il Signore Gesù ci ha accordato una grande fiducia nonostante i nostri limiti, le nostre fragilità, le nostre debolezze. Dio si fida di noi, si è fidato di noi tanti anni fa, continua a fidarsi anche quest’oggi.
In questo giorno, carissimi sacerdoti, mi preme dirvi, se me lo permettete, “coraggio”! il vostro Vescovo vi stima, vi vuol bene e vi dice semplicemente, in nome del Signore e dei vostri fedeli: grazie!

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