Omelia nell’Ordinazione Sacerdotale di Don Davide Barazzoni (Chiesa di San Francesco, Corinaldo, 19 settembre 2009)

Corinaldo, 19 settembre 2009

1. La nostra Chiesa diocesana e in particolare questa comunità parrocchiale di Corinaldo sono oggi in festa e si stringono attorno al carissimo don Davide. A lui anzitutto rivolgo il mio affettuoso saluto, saluto che si estende a ciascuno di voi che siete qui convenuti per condividere questo momento di grazia. Oltre al Sindaco e alle autorità cittadine, che ringrazio per la loro presenza, mi è caro salutare la famiglia di Davide, esprimendo ad essa la mia riconoscenza e quella della Chiesa per avere trasmesso la vita al loro figlio e per donarlo ora al Signore che con l’ordinazione sacerdotale lo rende partecipe della sua stessa vita e missione. Un fraterno saluto va ai nostri venerati e carissimi vescovi qui presenti, che sono una vera benedizione per la nostra terra. Allo stesso modo rivolgo un cordialissimo saluto a tutti i presbiteri, diaconi, seminaristi, persone consacrate, profondamente riconoscente per la testimonianza e il servizio di ciascuno di loro nell’annuncio del Regno di Dio. Un particolare e grato saluto va infine ai formatori del nostro Seminario diocesano, del Seminario regionale e al Rettore, mio caro amico, dell’Almo Collegio Capranica, per il bene che hanno fatto alla mente e al cuore di Don Davide.

2. Caro Davide, in questo momento gli occhi di tutti sono puntati su di te. Il Rettore mi ha confermato che ti ritiene idoneo ad accedere al sacerdozio ed anche la comunità cristiana locale esprime lo stesso parere. E dunque può sembrare che sei tu al centro dell’attenzione. Ma in realtà non è così. Il vero protagonista delle cose grandi e belle che questa sera avvengono in questa celebrazione e riguardano la tua persona è lo Spirito Santo. Attraverso l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria è lo Spirito Santo che ti conferisce la grazia, il dono del sacerdozio. E’ la grazia assolutamente gratuita, è il dono più grande e più bello della tua vita, per cui vieni unito strettamente e per sempre al Signore, vieni configurato a lui sommo ed eterno sacerdote, divieni suo ministro, pastore del suo popolo.
Con l’ordinazione è lo stesso Spirito Santo che ti conferisce poteri immensi, che nemmeno agli angeli vengono attribuiti. Riceverai il potere di trasformare il pane e il vino che vengono portati sull’altare nel corpo e sangue di Cristo, assicurando così la presenza reale, non simbolica, del Crocifisso risorto in mezzo a noi. Avrai la facoltà di assolvere i peccati, rendendo possibile la riconciliazione dei fratelli con Dio e tra di loro, condizione per ottenere la pace del cuore. Potrai annunciare con autorità, a nome della Chiesa, la Parola di Dio che consola, sana, salva. In comunione con il Vescovo potrai guidare la comunità cristiana perché unita nella fede, nella speranza e nella carità cammini verso il Regno.
Poteri grandi, straordinari, che a pensarci bene fanno tremare i polsi. Ma come, con quale spirito, dovranno essere esercitati? Non per interesse personale, non per dominare sugli altri, non per legare gli altri alla propria persona, ma in spirito di servizio e di umiltà. Ce lo ricorda il Vangelo che è stato or ora proclamato (Mc 9,30-37).
Agli apostoli che discutevano tra loro su chi fosse il più grande Gesù dice: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Ecco chi è il sacerdote ed ecco come egli deve esercitare la sua autorità, i suoi poteri: è uno che in umiltà si mette al servizio di Dio e dei fratelli. Perché così precisamente ha fatto Gesù, il quale non è venuto per dominare, per essere servito, ma per servire, per donarsi, e donarsi fino al sacrifico supremo della croce. Nella comunità cristiana chi occupa il primo posto o un posto di responsabilità deve mettere da parte ogni smania di grandezza. La Chiesa non è il trampolino di lancio per raggiungere posizioni di prestigio, per emergere. E’ il luogo dove ognuno, conforme ai doni che ha ricevuto da Dio, celebra la propria grandezza nell’umile servizio ai fratelli.
Lo stesso San Paolo nella seconda lettura esortava: “Non conformatevi alla mentalità di questo mondo…Non valutatevi più di quanto é conveniente valutarsi… Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi”: ciascuno è chiamato a esercitare i suoi doni con semplicità, con amore, in spirito di servizio, con gioia (Rm 12,1-12).

3. C’è un’altra parola nel Vangelo che richiama la tua e nostra attenzione: è la parola “piccolo”, “bambino”: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”. I piccoli sono capaci di dire qualcosa, di trasmettere un messaggio, di parlare a nome di Dio. Come non pensare in questo momento alla piccola grande santa di Corinaldo? Benedetta è questa terra, fortunata è questa comunità che ha saputo produrre dei santi, come la nostra Marietta. Il messaggio di Santa Maria Goretti, che richiama lo spirito delle Beatitudini, i valori del Regno, è quanto mai attuale: ha molto da dire anche al mondo di oggi. La nostra Santa ha senz’altro avuto una parte significativa nella tua chiamata al sacerdozio, caro don Davide: sono certo che oggi in cielo anche lei fa festa per la tua ordinazione, ma tu continua ad invocarla perché ti aiuti a incarnare quei valori della castità, del perdono e della misericordia, che lei ha così fortemente testimoniato.
Nel brano del Vangelo i bambini sono indicati come simbolo dell’essere debole e indifeso, che perciò ha bisogno di attenzione, protezione, cure. Abbracciandoli, Gesù vuol dire ai suoi discepoli di porre al centro delle proprie attenzioni i più poveri, coloro che non contano, gli emarginati, coloro che non riescono a trovare o hanno smarrito il senso dell’esistenza, coloro che hanno bisogno di un accompagnamento nelle loro scelte di vita. Tra questi ci sono i giovani, il futuro della Chiesa e della società.
E’ a loro, caro Don Davide, che nei primi tempi del tuo sacerdozio, compatibilmente con gli studi che prioritariamente dovrai completare, vorrai rivolgere la tua attenzione in stretta collaborazione con il nostro servizio di pastorale giovanile e vocazionale. Cercali con amore puro e appassionato, diventa loro amico, avvicinali con l’intento non di attirarli a te, ma di condurli a Cristo: è Lui il Salvatore, il Signore, il senso del vivere.

4. Questa tua ordinazione avviene nell’anno sacerdotale, indetto dal S.Padre Benedetto XVI in occasione del 150° anniversario della morte di S.Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars; anno che ha come tema: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. E’ un anno destinato a riscoprire la bellezza del sacerdozio e l’importanza nella comunità cristiana dei singoli ordinati, i quali sono chiamati ad una cordiale e indispensabile fedeltà a Cristo come risposta alla sua fedeltà nei riguardi di quanti sono associati al suo sacerdozio.
Diciamolo chiaramente: la fedeltà costa. Abbiamo sentito nella prima lettura, tratta dal libro della Sapienza (2,12.17-20), che il giusto va incontro a prove, ostilità e persino persecuzione: il riferimento diretto è alla vita stessa di Gesù che per essere fedele al Padre e all’umanità ha preso su di sé la croce. Il Signore non ha promesso ai suoi discepoli, tra i quali in primo luogo i sacerdoti, vita facile, anzi ha detto espressamente: “se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Per essere fedeli la condizione è quella di rimanere in Cristo: “Rimanete in me e io in voi… Io sono la vite, voi i tralci… Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15, 1-5). Oltre alla preghiera personale e a quella della Liturgia delle Ore, metti al centro della tua vita la celebrazione dell’Eucaristia. Sia essa il cuore di ogni tua giornata e di tutto il tuo ministero. Rinnova ogni giorno nella celebrazione della Messa il patto di amore con il Signore e verrai da lui ricambiato, pur nelle inevitabili difficoltà della vita sacerdotale, con il dono divino della perfetta letizia: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena…E nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 15:11; 16:22).
Sì, per essere felici bisogna tendere verso la misura alta della vita spirituale, che è la santità, la perfezione dell’amore, l’unione intima e profonda con il Signore, cercando sempre di discernere la volontà di Dio, ciò che è buono e a lui gradito (cf, Rm 12,2). Il prete è anzitutto un uomo di Dio, un uomo di preghiera. Un prete che prega, che è radicato nell’amore di Dio e del prossimo, che è prete in tutto il suo essere, totalmente prete, non sarà mai infelice: sarà infelice nella misura in cui rinuncia ad essere tale.

5. Caro Davide, ricorda che la tua vita è stata già benedetta e che tu, unito al Signore, potrai portare molto frutto. La nostra Chiesa di Senigallia con il suo presbiterio ti accoglie con affetto; il vescovo prende le tue mani nelle sue mani per dirti che ti vuol bene, ti stringe strettamente alla Chiesa, ti assicura che non sarai lasciato solo. La nostra Diocesi, che si appresta a intraprendere il cammino del Sinodo Diocesano per un rinnovamento della sua vita e della sua missione, mettendosi in ascolto di quanto vorrà dirle lo Spirito del Signore, conta molto su di te.
Interceda per te, facendoti sentire la sua rassicurante vicinanza e tenerezza, Maria Ss, la madre di Gesù, la madre dei discepoli di suo Figlio, in particolare la madre dei sacerdoti. Intercedano per te la santa di Corinaldo, Maria Goretti, il Santo Curato d’Ars a cui è dedicato quest’anno sacerdotale, e tutti i santi di cui tra poco, mentre sarai prostrato a terra in attesa del dono dello Spirito, invocheremo per te l’aiuto e la protezione. E preghiamo per tutti i giovani della nostra diocesi, anche tra quelli qui presenti, che il Signore sta chiamando al sacerdozio e alla vita consacrata: se rispondono con generosità, anche per loro e per tutta la nostra Chiesa sarà una grande gioia. Così sia.