Omelia nel funerale dei fidanzati Marco Manoni e Veronica Esposto Berardinelli (Cattedrale di Senigallia, 29 marzo 2011)

Senigallia, 29 marzo 2011

Cari genitori di Veronica e Marco, Autorità cittadine, fratelli e sorelle,
Ci raccogliamo sgomenti qui, accanto alle bare di questi due giovani, di fronte alla tristissima realtà della morte, per condividere momenti di sofferenza profonda. E’ tutta la comunità locale che si sente impoverita dalla perdita di queste due giovani vite. Con Marco e Veronica perdiamo dei volti solari, il sapore della giovinezza, lo sbocciare di un innamoramento, un avvenire di belle speranze. Perdiamo il sorriso di due cuori generosi, che amavano la vita e volevano fare contenti anche altri: si spiega così il servizio di volontariato di Marco e l’impegno di Veronica in tante attività parrocchiali a favore dei ragazzi e anche di progetti di sviluppo per il Terzo Mondo.
Tutto sembra ormai finito, gli affetti spezzati, i sogni crollati, le speranze deluse. E’ stato così anche di fronte a un’altra morte, non meno crudele e ingiusta. Aiutati dal Vangelo di oggi (Mc 15,33-39; 16,1-6) andiamo anche noi a Gerusalemme, in quel leggero altipiano che tutti chiamavano Golgota. Anche lì c’è un Figlio, Gesù di Nazareth, che muore dopo una straziante sofferenza. I discepoli pensavano che ormai fosse tutto finito: “Speravamo fosse lui a ricostruire Israele” (Lc 24,21). “Da mezzogiorno alle tre si fece buio su tutta la terra”. Così anche per noi oggi è buio. Ma quel buio non durò per sempre. Quel venerdì santo non si è concluso con una sconfitta. Gesù ha vinto la morte: è risuscitato. E la sua risurrezione apre la porta alla nostra risurrezione. Se Lui è risuscitato, anche noi in Lui possiamo risorgere.
Ecco la luce, la forza e la speranza che viene dalla fede. La Parola di Dio ci ricorda che Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece ad immagine della sua natura. E se anche la morte esiste, essa non ha l’ultima parola, non è l’ultima spiaggia, non è la destinazione finale. Ci dice ancora la Parola di Dio che “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà mai più” (Sap 3,1). Le anime continuano a vivere anche dopo la morte, le persone non vengono meno con i loro affetti, la loro esistenza. Se veramente è così, allora comprendiamo che la morte non è il destino cieco che tutto distrugge, ma piuttosto la porta che apre ad un’altra vita, una vita bella, buona, piena di serenità, di pace.
Cari genitori, voi vedrete ancora i vostri figli, sì, perché essi vivono. Marco e Veronica ora sono nella vita e lassù, presso la Casa dei Padre dei cieli, stanno costruendo quella casa che forse già pensavano di costruire qui nel nostro territorio. Potranno portare a termine quel cammino, un cammino in tandem, che già avevano intrapreso con il progetto di intrecciare le loro vite per sempre. Lassù, presso la Casa del Padre, potranno coronare il loro sogno di amore con una grande festa nuziale che durerà per l’eternità. Dal cielo guarderanno ai loro cari e ai loro amici, in particolare ai tanti giovani che sono qui presenti, per dire loro: abbiate fede, niente ci può separare dall’amore e dall’amicizia che ci unisce.
Mentre noi qui riuniti affidiamo questi nostri due giovani alla bontà infinita di Dio, dalla loro testimonianza vorremmo raccogliere l’invito a fare della nostra vita un dono da spendere generosamente per il bene degli altri. Solo così l’esistenza, anche se faticosa, merita di essere affrontata e vissuta.
Carissimi Marco e Veronica, vi accompagniamo con la nostra preghiera, non vi diciamo addio, ma arrivederci.