Omelia nell’Ordinazione presbiterale di Don Leonardo Pelonara (Abbazia di Chiaravalle, 8 settembre 2012)

Chiaravalle, 8 settembre 2012

1. Rendiamo grazie a Dio che nella sua bontà dona alla nostra Chiesa un nuovo sacerdote: è un dono grande, grandissimo, perché una comunità cristiana non può vivere senza sacerdote. Pure tu, caro Don Leonardo, rendi grazie e benedici il Signore perché il presbiterato è un dono grande, un dono immenso, anche per te: un dono assolutamente gratuito che va aldilà dei tuoi meriti. Il Signore ti chiama, per amore, a partecipare alla sua vita e alla sua opera di salvezza; attraverso l’antico rito dell’imposizione delle mani e della preghiera consacratoria del Vescovo sarai configurato a immagine di Cristo sacerdote e pastore della Chiesa.
Insieme vogliamo ringraziare anche i tuoi genitori, che ti hanno donato la vita, come pure quanti ti hanno accompagnato, nei nostri Seminari e ultimamente nel Collegio Capranica di Roma, nel cammino di discernimento vocazionale e di formazione al sacerdozio.

2. E’ significativo il fatto che la tua ordinazione ha luogo mentre sta per iniziare l’anno che il Santo Padre Benedetto XVI ha proclamato come Anno della fede. La fede è veramente la questione di fondo di tutta la vita e la missione della Chiesa. E’ la fede che apre la porta alla salvezza, alla comunione con Dio ed all’appartenenza alla Chiesa. Educare alla fede, suscitare la fede, trasmettere la fede: è questo il compito fondamentale della Chiesa e il nucleo centrale di tutta la pastorale.

3. Sappiamo che il ministero del sacerdote è strettamente legato all’Eucaristia. L’Eucaristia definisce l’identità e la missione del prete: è il modello che plasma tutta la sua vita. Tra i poteri che il sacerdote riceve nell’ordinazione c’è soprattutto quello, straordinario e incommensurabile, di trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue del Signore per rendere presente il Signore stesso in mezzo a noi come il pane di vita, seme di risurrezione, forma della Chiesa.
Ma l’Eucaristia è mistero della fede, così come tutti i sacramenti sono segni e strumenti della fede. Come potrebbe il sacerdote celebrare l’Eucaristia e amministrare i sacramenti se non ci fossero i credenti, se mancasse la fede?
Si comprende allora che il ministero del sacerdote non può limitarsi alla celebrazione dei sacramenti o degli atti di culto. Lo stesso documento conciliare Presbiterorum Ordinis ricorda che il primo compito dei presbiteri è quello di annunciare a tutti il Vangelo di Dio (n.4), perché, come afferma S.Paolo, è dall’ascolto della Parola di Dio che dipende la fede (cf. Rm 10,17).

4. Il Vangelo che è stato poc’anzi proclamato offre un importante insegnamento per quanto riguarda la comunicazione della fede. Sempre pronto ad accogliere gli umili, gli ammalati, i poveri, verso i quali ha una predilezione, Gesù guarisce un sordomuto. Toccandogli le labbra e gli orecchi, gli dice: effatà, cioè “apriti”. Apri gli orecchi per ascoltare e apri la bocca per parlare. E’ così che il sordomuto acquista la capacità di ascoltare e di parlare. Ascolto e parola (annuncio) sono il compito del cristiano come pure il compito, la missione della Chiesa per quanto riguarda la comunicazione della fede; sono anche il compito fondamentale del ministero sacerdotale che oggi, caro Don Leonardo, tu assumi.
In realtà già nel Battesimo anche per te, come per tutti i battezzati, è risuonata questa parola: effatà, a cui si accompagna la grazia o capacità di pervenire alla fede ascoltando la Parola di Dio e di testimoniarla con la vita. Ora nell’ordinazione è come se questa parola ti venisse ripetuta e la relativa grazia rinnovata perché tu possa svolgere la missione che ti viene affidata come comunicatore della fede.
4.1. Il primo servizio per comunicare la fede è quello dell’ascolto. Il verbo ascoltare ritorna ripetutamente nella Sacra Scrittura. Centrale è l’invito del Deuteronomio: “Ascolta Israele” (6,4). E lo stesso Gesù avverte: “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv 8,47); “Chi ascolta le mie parole e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna” (Gv 5,24). Prima di ogni altra cosa, caro Don Leonardo, trova il tempo da dedicare all’ascolto della Parola, alla lectio divina, alla meditazione prolungata, alla preghiera assidua, in particolare alla liturgia delle Ore.
Ascolta anzitutto la Parola che si esprime attraverso le Scritture. Ma ascolta la Parola che si esprime anche attraverso il Magistero e quindi pure attraverso il tuo Vescovo a cui oggi prometti obbedienza mettendo le tue mani nelle sue mani. Gli stessi studi che stai compiendo ai fini del dottorato ti aiutino a forgiare una “forma mentis” di docilità all’ascolto della parola del Signore e della parola della Chiesa.
Ascolta altresì i confratelli del presbiterio, come pure i fratelli e le sorelle a cui sei inviato, perché lo Spirito del Signore parla anche attraverso di loro. Ricorda che chi ha fatto veramente l’esperienza di Dio sa ascoltare anche i fratelli; chi non sa ascoltare i fratelli, presto non saprà ascoltare nemmeno Dio.
4.2. Dopo il momento dell’ascolto viene il momento dell’annuncio. L’annuncio del Vangelo va fatto a tutti, non solo ai più disponibili e vicini: come scrive S.Paolo, “Dio vuole che tutti siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4). Tutti dunque hanno il diritto di ascoltare la parola che genera la fede e salva. Abbi sempre cura di non limitare l’annuncio o il rapporto di amicizia a determinate persone, ma tieni sempre viva la tensione universale, il desiderio missionario di portare il messaggio a tutti coloro che ti saranno affidati o incontrerai nel tuo cammino. Peraltro il Vangelo ci insegna inequivocabilmente che Gesù, pur essendo venuto per tutti, ha compiuto una scelta preferenziale, non esclusiva, per i poveri: una scelta già annunciata nel Vecchio Testamento come abbiamo sentito per bocca del profeta Isaia nella prima lettura (33.4-7) a cui ha fatto eco il Salmo responsoriale (145). Un segno della messianicità di Gesù è propriamente il fatto che Egli annuncia il Vangelo ai poveri, ai più bisognosi e sofferenti, ai più piccoli e deboli. Anche i suoi discepoli, in particolare i ministri della Chiesa, devono fare altrettanto.

Conclusione.
Caro Don Leonardo, ora sei qui, davanti alla tua comunità parrocchiale, davanti alla Chiesa di Senigallia, al suo Presbiterio e al suo Vescovo. Sei soprattutto davanti al Signore. Egli si dona a te, ti fa entrare nella sfera del suo amore. Tu consegnati a Lui, con trepidazione, ma senza paura e senza riserve. Vivi in comunione profonda con lui, come San Paolo che dice: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).
In questo giorno della tua Ordinazione la Chiesa ricorda la natività della Beata Vergine Maria. Lei che ha ricevuto il dono della vita e la chiamata a collaborare strettamente all’opera redentrice del Figlio ti aiuti a vivere con gioia il dono della vita e della vocazione sacerdotale. Ti ottenga che attraverso il tuo ministero possano pervenire alla fede e nascere nuovi figli alla Chiesa e che altri giovani della nostra Diocesi possano percepire la bellezza di consacrare la propria vita al servizio di Dio e dei fratelli. Così sia.