Omelia nell’Ordinazione diaconale di Paolo Vagni (Parrocchia “S.Giuseppe Lavoratore” in Cesanella di Senigallia, 14 luglio 2012)

Senigallia, 14 luglio 2012

1. Un sentimento di intensa gioia e viva gratitudine ci pervade in questa celebrazione. In effetti stiamo vivendo un evento di grazia, l’evento di un dono. Anzitutto il dono che il Signore fa al nostro carissimo Paolo, figlio di questa comunità parrocchiale e della nostra Chiesa di Senigallia, conferendogli l’Ordine del diaconato. Attraverso questo sacramento il Signore rende partecipe Paolo della sua stessa vita, lo conforma a se stesso come colui che serve, gli comunica il suo amore, gli esprime la sua fiducia, gli affida una missione. Allo stesso tempo celebriamo il dono che Paolo fa della sua vita mettendosi al servizio del Signore e della Chiesa.
Il dono si trasforma in gratitudine. La gratitudine è l’atteggiamento con cui Paolo si appresta a ricevere la grazia del diaconato, rispondendo alla chiamata del Signore. Gratitudine è il sentimento che questa comunità e tutta la nostra diocesi esprimono al Signore per aver posato il suo sguardo su questo nostro amico e fratello. Un pensiero grato va ai genitori di Paolo, al padre Ilario e alla mamma Teresa. Insieme vogliamo anche ringraziare gli educatori del Seminario e quanti hanno accompagnato Paolo nel suo cammino verso l’Ordine Sacro: l’Azione Cattolica, la pastorale giovanile, questa sua comunità parrocchiale di Cesanella e le comunità del Portone e di Marzocca dove ha svolto il suo servizio.

2. Se il diaconato è un dono, allo stesso tempo è anche un compito, una missione. Sull’esempio di Gesù che è venuto non per essere servito, ma per servire, la missione del Diacono è quella di servire: la stessa parola “diacono” vuol dire “servo”. Si tratta di servire i fratelli mediante il ministero della Parola, della liturgia e della carità.
Il primo servizio, come sarà evidenziato tra poco mediante la consegna del libro del Vangelo, è quello di donare ai fratelli il Vangelo, la Parola di Dio. Il diacono ha il compito non solo di proclamare il Vangelo nella celebrazione della Messa, ma prima di tutto di annunciarlo con la parola e con la vita, rivelando l’amore di Dio e il suo progetto di salvezza per tutti noi. Si tratta di andare incontro alla gente, di ascoltare, di dialogare e far conoscere la bellezza dell’accogliere Cristo nella propria vita come fonte di gioia e di pace per ogni uomo.
Il secondo servizio è quello di alimentare la vita cristiana dei fedeli mediante il servizio dell’altare, l’aiuto al vescovo e ai sacerdoti nella celebrazione dell’eucaristia, l’animazione delle assemblee liturgiche, la liturgia delle Ore. Particolarmente significativo è il rapporto, la vicinanza, che il diacono stabilisce con l’eucaristia. L’eucaristia è forma, modello della Chiesa. Da un’eucaristia ben celebrata e partecipata nei vari ruoli scaturisce l’impegno a promuovere la ministerialità di tutti i cristiani al fine di costruire una comunità ecclesiale basata sulla partecipazione, sulla collaborazione e sulla corresponsabilità.
Il terzo servizio è la testimonianza concreta della carità. L’esercizio della carità appartiene fin dall’inizio al ministero diaconale: i primi diaconi, di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli, erano stati eletti per servire le mense. Il diacono è un servitore che si incarna nella storia, si rende attento ai bisogni dei fratelli e testimonia loro con gesti concreti l’amore misericordioso di Dio.

3. Caro Paolo, con quale modalità, con quale spirito, con quale attenzione dovrai svolgere la missione di diacono che oggi con il rito dell’ordinazione ti viene affidata? E’ illuminante al riguardo il testo del Vangelo che è stato or ora proclamato (Mc 6,7-13).

a) Il primo atteggiamento che deve contraddistinguere il missionario, e perciò chi va a svolgere un servizio, è la carità fraterna, la comunione. Gesù manda i missionari a due a due, per raccomandare la carità, perché meno che tra due non ci può essere carità. Il servizio deve essere illuminato dalla testimonianza evangelica per eccellenza che è la carità. Nulla nuoce tanto all’annuncio del vangelo quanto lo spettacolo di disaccordo, di rivalità, di invidia, di cammini solitari. La missione, il servizio, suppone il cammino fatto insieme, la sinodalità, la comunione, la comunità.

b) Un altro atteggiamento che Gesù raccomanda ai missionari: è la povertà, il distacco, la gratuità. “Non prendete nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa… né due tuniche” Mc 6,8). Il servizio non può essere svolto facendo affidamento sui grandi mezzi umani, sulle risorse economiche, sui più sofisticati strumenti tecnologici. Né può essere intrapreso mirando a ricompense, a gratifiche lusinghiere o a esaltanti successi: la carta d’identità del servizio autentico è la gratuità: “ Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

c) Un’altra raccomandazione che viene dal Vangelo, riguarda infine i poveri, il servizio ai poveri. Tra questi Gesù cita gli spiriti immondi (oggi potremmo dire i posseduti dagli idoli – come quello del denaro, del potere, del sesso – persone che perciò non sono libere), gli infermi. Vale a dire: i poveri non sono soltanto coloro che non hanno pane o non hanno salute, sono anche quelli che non hanno valori e non hanno senso, non hanno relazioni e vivono nella solitudine. Il servizio ai poveri non può che consistere in gesti di liberazione, di guarigione, di speranza.

4. Caro Paolo, tra qualche giorno ti recherai in Costa d’Avorio. Andrai, in qualche modo come gli apostoli di cui parla il Vangelo odierno, in missione; andrai per una prima immersione nell’attività missionaria. Ti porrai accanto al carissimo P.Matteo Pettinari, missionario della nostra terra e Diocesi, per offrire in quel contesto africano le primizie del tuo servizio diaconale. Ti sarà richiesta la tua disponibilità a compiere determinati servizi, anche modesti e semplici. Ricorda però che davanti al Signore non conta il tipo o la quantità dei servizi che si compiono; conta piuttosto lo spirito, il cuore, con cui ci si rende disponibili.
In questa prima, breve esperienza in terra d’Africa, ma soprattutto in tutta la vita che hai davanti a te rammenta che attraverso il celibato oggi ti consacri totalmente al Signore per rispondere al suo amore e poterlo servire con cuore indiviso nel suo corpo, che è la Chiesa. Svolgi il tuo servizio diaconale con gioia: il Signore ama chi dona con gioia (cf. 2 Cor 9,7). Dalla capacità di servire con gioia dipende in buona misura l’incisività del ministero. La tua testimonianza contribuisca a rendere giovane, bella, aperta, accogliente, missionaria la nostra comunità ecclesiale e susciti, soprattutto nei giovani che avrai modo di incontrare, il bisogno di interrogarsi sulla loro vita e chiedersi se per caso il Signore non chiama anche qualcuno di loro a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata.
Un’ultima raccomandazione: sopra ogni altra cosa e prima di ogni altra cosa metti al centro della tua vita l’unione intima e profonda con il Signore: coltiva la preghiera, la meditazione, la liturgia delle Ore, l’Eucaristia, memore delle parole di Gesù: “senza di me non potete fare niente” (Gv 15,5). Il Signore ti benedica e insieme a Maria, sua e nostra madre, ti accompagni sempre nel tuo cammino.

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