Omelia nella promulgazione del Libro del Sinodo Diocesano (Chiesa Cattedrale di Senigallia, 2 febbraio 2014, Solennità della Madonna della speranza)

Senigallia, 2 febbraio 2014

Tutto parla di luce in questa solenne celebrazione che ci vede qui riuniti nella Chiesa madre, la Chiesa Cattedrale, simbolo e centro della nostra comunità diocesana.
1. Abbiamo iniziato la celebrazione con il rito delle candele accese per ricordare che quando Gesù è stato portato nel tempio da Maria e da Giuseppe per essere presentato al Signore, con lui nel tempio è entrata la luce. Lui stesso è la luce. Lo riconobbe l’anziano Simeone che accolse il Bambino nel tempio ed esclamò pieno di gioia per aver finalmente incontrato il Salvatore tanto atteso: “i miei occhi hanno visto la tua salvezza, luce dei popoli, gloria di Israele”. Nel Vangelo Gesù dichiara: “Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Egli è luce perché è figlio eterno del Padre, irradiazione della sua gloria. E’ luce perché ci rivela il mistero della vita di Dio e allo stesso tempo ci fa conoscere quale è la nostra natura, la nostra vocazione, il nostro destino. E’ luce anche perché riscalda il nostro cuore, ci fa sperimentare il suo amore, ci sostiene nelle difficoltà, ci fa partecipare alla sua stessa vita.
2. In questo giorno noi fissiamo il nostro sguardo anche su Maria che veneriamo come Madonna della speranza, patrona della nostra diocesi. Se Gesù è luce anche Maria, strettamente unita a suo figlio, è luce. E’ luce perché è la strada più sicura per giungere a suo Figlio. E’ luce con la sua testimonianza di fede, di amore e di speranza. In particolare rifulge in lei la speranza, che è fondata sulla fede e si esprime nella carità. Speranza incrollabile anche attraverso le prove che ha incontrato nella sua vita. E’ luce perché è madre tenera, premurosa e confortante e ci incute speranza nelle vicende non sempre facili della vita.
3. Anche noi siamo chiamati ad essere luce. Ai suoi discepoli Gesù dice: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). Gli fa eco l’apostolo Paolo che ai cristiani di Efeso scrive: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce del mondo” (Ef 5,8). Questo vale per tutti i cristiani, uomini e donne, bambini, giovani, adulti, anziani. Ma in modo particolare vale per le persone consacrate, di cui oggi si celebra la giornata a loro dedicata. Le persone consacrate sono chiamate ad essere come la luce che fa intravvedere il mondo nuovo, la Gerusalemme celeste, il regno dei cieli. Con la loro testimonianza nel vivere con radicalità i consigli evangelici – povertà, castità e obbedienza – sono chiamate di essere un esempio di santità per tutti i cristiani. Noi siamo profondamente riconoscenti per la loro presenza e il loro servizio nella nostra Chiesa. Preghiamo per loro e preghiamo perché il loro carisma non venga mai a mancare nella Chiesa.
4. Nell’odierna solennità c’è poi un altro segno di luce che il Signore nella sua benevolenza offre specificamente a tutta la nostra Chiesa che è in Senigallia: si tratta del Libro del Sinodo che questa sera viene promulgato e consegnato alla nostra comunità ecclesiale.
Il Libro del Sinodo raccoglie il frutto del cammino intrapreso dalla nostra Diocesi, cammino che si è snodato nell’arco di quattro anni. Un cammino intenso, fatto insieme, attraverso la preghiera, il dialogo, il confronto, lo scambio di esperienze. Ci si è messi in ascolto di quanto lo Spirito dice alla nostra Chiesa e allo stesso tempo in ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo, delle loro speranze e delle loro difficoltà con l’intento di promuovere un rinnovamento, una conversione, una rivitalizzazione della nostra Chiesa particolare.
Il Sinodo è stato veramente un evento di grazia. Durante questo cammino abbiamo sperimentato la gioia di essere Chiesa, la bellezza dell’essere uniti come fratelli e sorelle – pur nella diversità delle esperienze, dei doni e dei ministeri – vivendo uno stile di vita ecclesiale che sempre dovrebbe caratterizzare la vita delle nostre parrocchie e aggregazioni ecclesiali.
Abbiamo approfondito il tema “Un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32): in questa espressione abbiamo individuato l’identità profonda della Chiesa; siamo infatti chiamati ad essere uniti, a formare una comunione con Dio e tra di noi, a realizzare una comunione tra le nostre parrocchie come pure tra le associazioni e i movimenti ecclesiali. O la Chiesa è una comunione, ci siamo detti, o non è Chiesa. Da qui l’impegno di conversione per rinnovare e ridisegnare il volto della nostra Chiesa, rendendolo conforme a quello che è il volto del suo Signore. Un importante strumento che il Sinodo ha indicato per realizzare la comunione a livello pastorale è il Consiglio pastorale parrocchiale, che dovrebbe essere presente in ogni parrocchia come casa e scuola di partecipazione, di collaborazione e di corresponsabilità.
Abbiamo poi riflettuto sul tema della missione della Chiesa. La missione infatti è il frutto della comunione. Una Chiesa unita non esiste per se stessa, ma per gli altri, per comunicare la gioia del Vangelo, per continuare la missione dello stesso Signore Gesù. Da qui l’impegno, sollecitato dal nostro Sinodo, a mettersi a servizio dell’uomo perché nelle dimensioni fondamentali dell’esistenza possa incontrare Cristo, sperimentando il suo amore e la sua chiamata ad una vita buona, piena e bella secondo il Vangelo. Secondo le deliberazioni del Sinodo la nostra Chiesa di Senigallia sceglie di esplicitare la missione adoperandosi a comunicare il Vangelo negli ambiti fondamentali dell’esistenza quali la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità, la tradizione, la cittadinanza.
5. Il Libro che viene consegnato questa sera alla nostra comunità ecclesiale contiene i documenti approvati dall’Assemblea sinodale costituita da circa 300 sinodali (tra laici, sacerdoti, diaconi, religiosi/e), documenti da me approvati e confermati dopo accurato discernimento. Questo testo del Sinodo è, come si diceva, una luce, una bussola che intende illuminare e orientare il cammino della Chiesa senigalliese negli anni a venire. Il suo contenuto impegna tutti i membri della nostra Chiesa a farne punto di riferimento autorevole e imprescindibile nelle scelte pastorali che si dovranno compiere nel prossimo futuro.
Tra qualche istante il Libro sarà ufficialmente consegnato ai membri del Consiglio pastorale diocesano, in cui sono rappresentate tutte le componenti della nostra Chiesa locale. Al termine della Messa lo stesso Libro sarà poi consegnato ai Sinodali. Successivamente, nei prossimi giorni e settimane, il medesimo Testo sarà consegnato e illustrato nelle singole parrocchie o Unità pastorali che si sono già costituite in Diocesi come una delle prime attuazioni del Sinodo stesso.
Con la chiusura del Sinodo ora inizia il compito più importante, che è quello di attuarne le indicazioni, gradualmente, ma con grande disponibilità. Soprattutto sarà importante attuare nella prassi quotidiana quello che è forse il frutto più importante del cammino sinodale, e cioè il metodo della sinodalità, della collegialità, della corresponsabilità, del camminare insieme. Attuiamo il Sinodo con grande fiducia, sapendo di poter contare sulla forza dello Spirito Santo, sulla gioia che promana da lui, sul suo amore che ci spinge e ci aiuta a superare ogni fatica e stanchezza.
6. Fratelli e sorelle, a questo punto vorrei invitarvi ad unirvi a me nel rendimento di grazie al Signore che ci ha accompagnato col fuoco del suo Spirito negli anni di questa esperienza straordinaria che ora deve diventare esperienza nella vita ordinaria della Chiesa.
Da parte mia desidero ringraziare anche tutti i Sinodali, tutti coloro che hanno partecipato al discernimento comunitario ed hanno contribuito a formulare gli orientamenti e le scelte pastorali del Sinodo. Grazie di cuore alla Segreteria, soprattutto al Segretario Generale per il costante e infaticabile lavoro; grazie alla Presidenza, alla Commissione centrale, ai vari gruppi di lavoro diocesani e parrocchiali che hanno approfondito il tema della nostra Assise. Per me è stata una vera gioia poter condividere e accompagnare questo cammino fatto insieme. Considero il Libro del Sinodo come l’eredità più significativa che lascio a questa amata Chiesa di Senigallia e al mio successore che avrà la responsabilità di guidarla nel prossimo futuro.
Ci affidiamo alla nostra Patrona, a Maria Santissima, la Madre della speranza, certi che alla nostra Chiesa, impegnata a rinnovarsi nel segno della comunione e della missione, non farà mai mancare la sua luce, il suo sostegno, la sua guida. Così sia.