Omelia per la Giornata mondiale della Pace (1 gennaio 2000)

Senigallia, 1 gennaio 2000

1. Entriamo nell’anno 2000, nel XXI secolo, nel terzo millennio dell’era cristiana con lo sguardo rivolto a Maria Ss., Madre di Dio.

“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4). Nel suo piano di salvezza, Dio ha scelto una donna per diventare uno-di-noi, per farsi in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. Alla Donna prescelta, un’umile fanciulla di Nazareth, è stato chiesto esplicitamente il consenso a diventare Madre di Dio. La risposta di Maria all’angelico messaggio è stata altrettanto esplicita ed univoca: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). “Mai nella storia dell’uomo tanto dipese come allora dal consenso dell’umana creatura” (T.M.A. 2).

Accettando di diventare Madre, Maria entra pienamente nel mistero della redenzione del Figlio. Il “fiat” che aveva reso possibile l’attuazione della volontà salvifica di Dio, rimane la costante della sua vita, che si svolge come totale se pur silenziosa condivisione della missione del Figlio, uniformandosi senza riserve alla volontà del Padre.

2. Sotto il manto protettore di questa Madre, “umile ed alta più che creatura”, scopriamo che il Figlio da lei nato è il principe della pace. Tra le cose che Maria conservava e che sentiva profondamente nel suo cuore di Madre c’era l’annuncio ascoltato nella Notte santa a Betlemme: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama”.

“Pace in terra agli uomini che Dio ama”: è questo il tema scelto dal Papa per l’odierna Giornata Mondiale della Pace. Dio ama tutti gli uomini e le donne della terra e dona loro la speranza di un tempo nuovo, un tempo di pace. Dio si è fatto uomo, perché noi divenissimo suoi figli e formassimo perciò un’unica famiglia: l’umanità è chiamata a vivere in pace, perché precisamente è chiamata ad essere un’unica famiglia.

La pace è un’esigenza profondamente radicata nel cuore di ogni uomo. Nel suo messaggio il Papa ripete che la pace è possibile.

E’ vero che lo scenario di fine secolo e di fine millennio è segnato da tragici e sanguinosi conflitti in diverse parti del mondo, da violenze aberranti, da egoismi e lotte di quartiere, dall’aumento della povertà e della miseria. Ma è segnato anche da germi di speranza e di futuro: si è più sensibili ai bisogni di singoli e di popoli; ci si mobilita per le missioni umanitarie e di pace; si solidarizza e si opera a favore dei poveri.

La pace è possibile, ma solo nella solidarietà. All’inizio del nuovo secolo, la questione che più di ogni altra interpella la nostra coscienza umana e cristiana, dice il Papa, è la povertà di miliardi di uomini e donne. I poveri, gli affamati, chiedono di partecipare alla mensa dei ricchi, creando un mondo più giusto e solidale. Le ingiustizie, gli eccessivi squilibri di carattere economico e sociale, minacciano incessantemente la pace e causano le guerre.

Per costruire l’edificio della pace il Papa convoca tutti e ciascuno. Convoca i genitori, gli insegnanti, i politici, le Organizzazioni Internazionali, il volontariato. Soprattutto convoca i giovani: ai giovani infatti è affidata la responsabilità di costruire il nuovo secolo, come un secolo di pace. Il Papa chiede ai giovani: “Lasciatevi guidare da questo costante pensiero: la pace dentro di voi, la pace sempre, la pace con tutti, la pace per tutti”.

In questo Anno Giubilare, mentre facciamo memoria della nascita avvenuta duemila anni fa del Salvatore, siamo tutti chiamati ad un rinnovato impegno per rendere visibile l’amore e la misericordia di Dio per tutti gli uomini. Anche il Giubileo del 2000 vuol essere un anno di liberazione: liberazione dal peccato, liberazione dalle varie schiavitù che impediscono la pace.

La Vergine Santa, che all’inizio del nuovo anno invochiamo come Madre di Gesù e della Chiesa, ci aiuti perché anche noi possiamo contribuire a formare con gli uomini e le donne del nostro tempo una sola famiglia, nella solidarietà e nella pace.