Omelia nel pellegrinaggio dei migranti (Loreto 28 giugno 2015)

“Dio non ha creato la morte e non gode della rovina dei viventi”: così ci dice il libro della Sapienza (1,14), ma questo è anche l’insegnamento di tutta la Bibbia. Dio infatti ha creato tutto per l’esistenza: è il Dio della vita, è il Padre buono che ama e vuole la vita. La sua gloria, la sua gioia è l’uomo vivente. Per questo ha mandato a noi suo figlio, nato da Maria, perché avessimo la vita: la vita buona, la vita piena, la vita che va aldilà della morte e dura per sempre.
Il Vangelo (Mc 5,21-43) ci mostra Gesù che con i suoi gesti e le sue parole rivela il volto e la volontà del Padre: il capo della Sinagoga, Giairo, aveva sua figlia che era gravemente malata e alla fine muore. Il padre della ragazza si rivolge con viva fiducia a Gesù. Gesù, mosso a compassione, interviene, si reca presso la casa dove era la bambina deceduta, le prende la mano, dicendole: “fanciulla, io te lo dico, alzati”. E la fanciulla si alzò: fu restituita alla vita.
Nel brano del Vangelo che ascoltiamo oggi è riportato anche un altro episodio; c’era una donna che da anni soffriva di una emorragia: questa donna si vergognava della sua sofferenza, si accostò timidamente a Gesù per toccarne il mantello; lo toccò e per la sua fede fu guarita. E’ sempre Gesù che agisce in favore della vita e del bene della persona.

Cari amici migranti che oggi siete venuti in pellegrinaggio a questo Santuario, che cosa vi ha spinto a lasciare la vostra terra, la vostra patria, la vostra casa, i vostri famigliari per venire in Italia? Per quale motivo avete affrontato difficoltà, sacrifici e pericoli per venire in questo Paese?
Nel più dei casi si è trattato di una necessità: necessità di sfuggire alla povertà e a volte anche alla persecuzione, alla guerra, a condizioni di vita inumane. Siete venuti per la voglia di vivere, per cercare una possibilità di vita.

Trovandoci in questo Santuario che ci ricorda la casa di Maria dove ella ricevette l’annuncio dell’angelo, la casa dove concepì per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio, in questa casa ci sentiamo tutti fratelli e sorelle, perché Maria, oltre ad essere la madre di Gesù è anche la madre di tutti i discepoli di suo Figlio. Infatti, in Gesù tutti noi siamo diventati figli di Dio e insieme figli di Maria.
Si va sempre volentieri a visitare la casa della madre. E noi siamo qui per sentirci amati da lei, per invocare da Maria la sua protezione, la sua intercessione, la sua custodia materna. In questa casa tutti dobbiamo sentirci fratelli e sorelle. Ce lo ricorda anche San Paolo, che scrivendo agli Efesini dice: “non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19).

Vorremmo chiedere a Maria che tutto il mondo sia una casa. Una casa come quella di Nazareth. Una casa dove non ci sono divisioni, conflitti, guerre, persecuzioni, odii, violenze, ma sicurezza, pace, amore, solidarietà. Chiediamo che anche qui in Italia ciascuno possa sentirsi come a casa propria, sia rispettato come persona, sia accolto come un familiare, sia accettato come membro attivo e corresponsabile della comunità con tutti i diritti e doveri che sono propri di ogni persona umana.
In questa circostanza ricordiamo e raccomandiamo a Maria Ss. i nostri familiari e le comunità di origine, preghiamo in particolare per  coloro che versano in maggiore difficoltà: i piccoli, gli anziani, gli ammalati.
Per tutti la Vergine lauretana sia di consolazione e conforto; aiuti tutti a volgere lo sguardo verso suo figlio Gesù: potessimo tutti toccare almeno il suo mantello, come ha fatto la donna di cui parla il Vangelo, per ottenere da Lui la liberazione da ogni male, la gioia di vivere,  la speranza di un futuro migliore. Così sia.