Redditio fidei – Professione di fede dei diciottenni (Cattedrale di Senigallia, 16 novembre 2014)

  1. Carissimi e carissime diciottenni, sono moto lieto di rivedervi e vi ringrazio di aver accolto il mio invito: la mia è la gioia di un padre che si rallegra nel vedere riuniti attorno alla mensa i propri figli. Il 2014 è un anno speciale per voi: entrando nel 18° anno di età diventate maggiorenni e vi assumete nuove responsabilità. E’ l’anno in cui siete chiamati a fare alcune scelte: è giusto che prendiate posizione anche su una dimensione fondamentale della vita, quale è la fede: per questo vi ho rivolto l’invito a partecipare a questa celebrazione per ridire pubblicamente, davanti all’assemblea, la fede che avete ricevuto nel Battesimo ed è stata confermata nella Cresima.
  2. Ma che cosa è la fede? La fede consiste nel credere che:
  • Dio c’è e ci ama: ce lo ha manifestato in Gesù Cristo, morto e risorto per noi. Quando si è tentati di non credergli più, perché si è colpiti da qualche prova o disgrazia o scandalizzati dagli uomini di chiesa, bisogna guardare il Crocifisso. Cari ragazzi, quando siete giù di corda, non mollatelo. Egli dalla croce vi dice: “Guarda che non ti ho amato per scherzo”;
  • volendoci bene, Dio ci ha fatto dono della vita. Ciascuno di noi è prezioso davanti ai suoi occhi; ognuno di noi ha un valore sconfinato; anche se dovesse capitare che uno ha una malattia, un handicap, un qualche limite, non è mai uno scarto.
  • Dio che si è fatto uomo nella persona di Gesù desidera il nostro bene e offre la risposta a quelle che sono le esigenze più profonde del nostro cuore: sentiamo il bisogno di amare e di essere amati? Lui è l’Amore; desideriamo essere liberi, avere la pace, vivere in pienezza la nostra vita, essere felici? Lui è la libertà, la pace, la gioia, la vita piena.
  1. Il Vangelo di oggi parla dei talenti (Mt 25,14-30): si tratta non tanto di qualità umane, ma di doni, di beni spirituali che Dio pone nel nostro cuore: sono la fede, la speranza, la carità. Questi doni devono essere messi a frutto: devono servire non solo al nostro bene, ma anche al bene degli altri. Non possono essere sotterrati o rinchiusi in un cassetto, ma devono produrre frutti per il bene proprio e per il bene dei fratelli.
  • la fede cresce, si rafforza, si irrobustisce se la alimentiamo con la preghiera e i sacramenti e la comunichiamo anche agli altri con la nostra testimonianza;
  • la speranza ci fa attendere con fiducia il futuro nella certezza che Dio è fedele alle sue promesse, il suo regno si realizzerà, ma anche noi dobbiamo impegnarci perché questo avvenga;
  • la carità, cioè la capacità di amare, ci è donata perché effettivamente riusciamo a fare della nostra vita un dono. La vita è un dono: essa si realizza donandola. Chi invece la tiene stretta per sé, la soffoca. L’unico modo di vivere è quello di dare, non di avere. E Gesù ci avverte: ”Chi trattiene la vita per sé, la fa fallire; ma chi fa dono di essa per me e per il vangelo, la realizza pienamente” (Mc 8,35). Anche la moderna psicologia riconosce che il dinamismo che conduce alla maturità è il decentrarsi da se stessi e vivere secondo la “logica del donare”, la logica dell’amore. Cari amici, care amiche, quando siete tentati di cercare la felicità andando a caccia di sensazioni sempre nuove e sempre più pazze o siete tentati di lasciarvi andare e di vivere alla giornata, chiusi nella vostra solitudine, ricordatevi: siamo stati creati per amare, per vivere secondo la “logica dell’amore”.
  1. Vi invito allora a rinnovare la vostra adesione a Cristo, professando la vostra fede in lui, ridicendo davanti all’assemblea quello che vi è stato trasmesso e cioè che credete in lui come il Figlio di Dio, l’Amico, il Salvatore e allo stesso tempo credete quello che Egli ci ha rivelato, e cioè che Dio è un Padre buono e misericordioso, sempre pronto ad accoglierci e perdonarci per i nostri peccati, che lo Spirito Santo è lo Spirito dell’amore che ci accompagna, ci sostiene nel nostro cammino e ci unisce come figli e fratelli, che la Chiesa è il corpo di Gesù, la comunità dei credenti, fatta da uomini e donne ciascuno con i propri limiti, ma luogo dove possiamo incontrare lo stesso Gesù, ascoltare la sua parola, riceverlo nei sacramenti, riconoscerlo nella persona del prossimo.
  2. Facendo la professione di fede, dite a tutti che credete nella gioia dell’incontro con il Signore Gesù, che credete nella vita, credete in tutto ciò che è bello, buono e vero. Ditelo non solo e non tanto con le parole, ma con la vostra testimonianza di vita. E che il Signore vi benedica tutti.