Senigallia, 1 ottobre 2005
La famiglia in una parrocchia missionaria
Linee programmatiche per l’anno pastorale 2005/2006
Fratelli e Sorelle della Chiesa di Senigallia
L’anno pastorale 2005-2006 si inserisce nel programma pastorale “Il volto missionario della parrocchia” e intende focalizzare uno dei soggetti portanti della comunità parrocchiale: la famiglia.
In effetti esiste un rapporto molto stretto tra parrocchia e famiglia. La famiglia cristiana è chiamata ad essere “quasi una Chiesa domestica” (cf. LG 11), una “piccola Chiesa”. E che cosa dovrebbe essere una parrocchia, in quanto articolazione di base della Chiesa, se non una “famiglia di famiglie”? La vocazione e la missione della Chiesa si incrocia con la vocazione e la missione della famiglia: per dare un volto missionario alla parrocchia non si può prescindere dalla famiglia.
La famiglia è il crocevia della missione: è il punto di confluenza e di sintesi di tutta la pastorale parrocchiale. La catechesi, la liturgia, la carità passano attraverso la famiglia. La pastorale dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani, degli adulti, degli anziani e dei malati ugualmente passa attraverso la famiglia. Allo stesso modo l’impegno di promozione umana nelle realtà terrene, il progetto culturale, in breve la comunicazione del Vangelo in un mondo che cambia interseca inevitabilmente e fondamentalmente la famiglia.
Si può affermare che sulla famiglia si fonda il futuro della Chiesa e lo stesso futuro di vita e di speranza del mondo. Il compianto Giovanni Paolo II lo richiamò con forza: “la famiglia è il luogo privilegiato dell’umanizzazione della persona e della società e per essa passa il futuro del mondo e della Chiesa” (17 maggio 2003).
In questo nuovo anno pastorale vogliamo pertanto concentrare l’attenzione sulla famiglia: ci proponiamo di considerarla non solo come oggetto, ma anche e soprattutto come soggetto di pastorale, soggetto fondamentale della missione della Chiesa.
La famiglia, oggi
La famiglia è oggi soggetta a rapidi e profondi mutamenti che in certe loro espressioni ne mettono in crisi l’identità e la missione.
In particolare si registra una crescente fragilità dell’unione coniugale: anche nel nostro territorio è in aumento il numero delle separazioni, dei divorzi e delle unioni libere (convivenze). Il fenomeno ha molteplici cause e affonda le sue radici nel mutato contesto culturale, che mette l’accento sul diritto e interesse individuale, sull’autorealizzazione personale a scapito del comune vincolo e impegno per l’altro: forte è la tendenza a cercare la soddisfazione dei propri bisogni, senza tener adeguatamente presente l’altro e il patto stretto con lui.
Un altro dato che caratterizza la famiglia contemporanea è la drastica riduzione delle nascite. Questo fatto non sembra doversi interpretare come perdita del valore del figlio, ma, all’opposto, come grande valore attribuito al figlio stesso. Paradossalmente, la debolezza della coppia sembra essere rimpiazzata dalla solidità del legame col figlio. Anche se nella funzione procreativa sembra prevalere il bisogno di realizzazione personale dei genitori, questi investono molto, forse troppo, nei pochi figli che mettono al mondo. Il legame genitori-figli è così forte che al limite si può essere ex marito o ex moglie, ma non ex genitori né ex figli.
Sul piano demografico si nota inoltre un invecchiamento della popolazione, fenomeno dovuto sia al prolungamento del tempo di vita (nelle Marche, una delle regioni più longeve, 78,1 è l’età media dell’uomo, 84,2 l’età media della donna), sia alla contrazione del tasso di natalità. Le donne restano più spesso sole negli ultimi anni della loro vita: consistente è il numero delle vedove. Peraltro gli anziani sono sempre più esposti all’insicurezza, soprattutto in caso di malattia e malattia prolungata, per l’obiettiva difficoltà del figlio a provvedere alla loro cura e assistenza.
La contrazione delle nascite e l’invecchiamento della popolazione cambiano radicalmente la struttura demografica in generale e della famiglia in particolare. Sul piano pastorale non si può non tener conto che mentre la fascia dei ragazzi si restringe, quella degli anziani si allarga. Attualmente nelle Marche la fascia dei ragazzi dai 5 ai 14 anni (e cioè l’arco di età a cui la catechesi dedica la maggiore attenzione) comprende il 13% della popolazione, mentre la fascia di età dai 65 anni in poi rappresenta il 22% della persone.
La famiglia: un dono e una risorsa
In uno sguardo di fede, nonostante i problemi e i mali che l’affliggono, la famiglia rappresenta una grande risorsa e un primordiale luogo di salvezza. La realtà della famiglia, infatti, non è costituita in primo luogo dai suoi limiti e dalle sue difficoltà, ma dal progetto che Dio ha su di essa, da come Dio l’ha pensata e voluta.
Peraltro l’azione pastorale della Chiesa non può essere concepita, in primo luogo, come una rincorsa dei problemi: non è innanzitutto una medicazione delle ferite. Certamente è anche questo, dal momento che non si possono chiudere gli occhi di fronte alle concrete situazioni. Ma l’azione pastorale è anzitutto l’annuncio di una buona novella, di una notizia capace di dare senso alla vita, anche a quella sofferente e tribolata.
All’inizio della creazione troviamo un uomo e una donna. La Sacra Scrittura ci dice che Dio ha voluto porre nella coppia la sua immagine, la sua somiglianza: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gn 1,26-27). La prima e fondamentale immagine che il Creatore volle lasciare di sé è la coppia umana. Questo è il primo linguaggio che Dio ha voluto utilizzare per autocomunicarsi o autorivelarsi, e cioè per far capire “chi Lui è”: è amore, amore dinamico e fecondo.
Il matrimonio e la famiglia d’altro canto sono intrecciati indissolubilmente col mistero della vita stessa di Dio che è Unità e Trinità. “E’ possibile intravedere in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita, il modello originario della famiglia. Il “Noi” divino costituisce il modello eterno del “noi” umano, di quel noi, innanzitutto, che è formato dall’uomo e dalla donna, creati ad immagine e somiglianza divina” (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie).
Ma il matrimonio e la famiglia non sono soltanto un’immagine di Dio e del suo mistero trinitario. Il matrimonio, elevato alla dignità di sacramento, è l’inserimento del legame d’amore dei due sposi nel legame d’amore che unisce Cristo alla Chiesa: è la partecipazione all’amore di Cristo per la Chiesa.
Ecco la buona novella, ecco il vangelo del matrimonio, ecco la realtà di ogni unione coniugale che si affida a Dio. Questa realtà semplice, bella, fragile anche, dell’uomo e della donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia, è abitata dal mistero di Dio che è amore. In questo modo gli sposi rendono presente Cristo, sono viva presenza di Cristo, lo Sposo che indissolubilmente ama la Chiesa, sua sposa.
C’è infine un altro aspetto del piano di Dio in relazione alla famiglia. Nella Chiesa ci sono due sacramenti ordinati alla costruzione della comunità e alla salvezza degli altri: il sacerdozio e il matrimonio. Questo significa, colme ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.1534), che, per la salvezza degli altri, è responsabile nella Chiesa non solo il sacerdozio, ma anche il matrimonio. In altre parole, la famiglia nella Chiesa non può essere solo oggetto della pastorale, ma anche soggetto. Afferma la Familiaris consortio: “I coniugi e i genitori cristiani… non solo ‘ricevono’ l’amore di Cristo diventando comunità ‘salvata’, ma sono anche chiamati a ‘trasmettere’ ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità ‘salvante’” (n.49)
Lo sguardo sul disegno di Dio ci fa intravedere questa grande possibilità che Dio ha scritto nel tessuto stesso della sua Chiesa, e cioè che le famiglie siano queste “comunità salvanti”, consapevolmente partecipi della missione della Chiesa.
La famiglia cristiana, in forza del sacramento del matrimonio, ha la capacità di essere una comunità missionaria e in questo modo può efficacemente contribuire a dare un volto missionario a tutta la comunità parrocchiale.
In questa prospettiva, il problema di fondo della pastorale in ordine alla famiglia è quello di aiutare la famiglia ad essere se stessa, a diventare ciò che essa è, specchiandosi nella bellezza del piano di Dio e prendendo coscienza della sua vocazione e missione.
Linee programmatiche
Alla luce degli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani e delle indicazioni emerse nel nostro Convegno diocesano del 12 e 13 settembre c.a. propongo alla nostra Chiesa di Senigallia le seguenti linee programmatiche su cui ogni parrocchia è chiamata a confrontarsi nel formulare il programma del nuovo anno pastorale.
Pastorale familiare
Al centro della pastorale familiare va indubbiamente collocato il sacramento del matrimonio. Da un lato occorre aiutare i giovani a prepararsi adeguatamente a questo evento fondamentale della loro vita; dall’altro bisogna aiutare gli sposi a confermare e ravvivare la grazia del sacramento che hanno ricevuto. La pastorale familiare si specifica dunque come pastorale prima del matrimonio e pastorale dopo il matrimonio: ovviamente è importante, anzi indispensabile che tra il “prima” e il “dopo” non vi sia soluzione di continuità.
* Corsi per fidanzati
In questo nuovo anno pastorale il nostro primo obiettivo sarà quello di rivedere i Corsi di preparazione al matrimonio per giungere ad una proposta per quanto possibile omogenea in relazione ai contenuti, al metodo, alla durata.
Va continuato e approfondito l’impegno di passare sempre più dai “corsi” ai “percorsi” o “itinerari” di formazione alla vita cristiana, secondo un’impostazione di tipo kerigmatico o catecumenale, di forte riscoperta della fede.
E’ pur vero che sono importanti gli aspetti psicologici, sociologici, medici e giuridici del matrimonio, ma come comunità cristiana dobbiamo privilegiare l’annuncio della fede.
Come tappa significativa del percorso di fede dei fidanzati si può prevedere per il prossimo anno un incontro finale, con la celebrazione eucaristica, di tutti i nubendi con il Vescovo a Loreto.
* Gruppo Famiglia
Il secondo e fondamentale obiettivo per quest’anno e per i prossimi anni riguarda il “dopo” matrimonio. Dobbiamo aiutare coloro che si sono preparati al matrimonio e hanno celebrato il sacramento a non perdere il collegamento con la comunità cristiana, ma anzi a continuare e rafforzare i legami con la medesima per poter corrispondere, con coerenti scelte di vita, alla grazia che hanno ricevuto.
A questo riguardo una scelta concreta che si impone come prioritaria e specifica è quella del GRUPPO FAMIGLIA. Sia questo lo “slogan” del nuovo anno pastorale: “in ogni parrocchia il gruppo famiglia”. Si tratta di formare un gruppo di coppie che si incontra periodicamente, legge la Parola, si confronta con i temi legati alla famiglia, propone iniziative per tutte le coppie.
Il Gruppo Famiglia può divenire fucina di attività per la pastorale ordinaria e forza propulsiva della missione della Chiesa.
Fondamentale è la missione nelle case, anche per dare un seguito alla missione popolare diocesana. Il gruppo potrebbe farsi carico dei Centri d’ascolto del Vangelo nelle case. Potrebbe inoltre essere di aiuto nella preparazione al battesimo, nella preparazione dei fidanzati al matrimonio, nella catechesi, nella liturgia, nella carità, nell’animazione dell’oratorio.
* Scuola per Genitori
Un’altra scelta che si può prendere in considerazione è quella di una SCUOLA PER GENITORI. Si tratta di offrire un sostegno alle famiglie nell’educazione dei figli, particolarmente a quelle che si trovano di fronte a situazioni difficili o strane o inedite nel cammino educativo della prole.
Di fronte alla situazione dei minori soli o in difficoltà (si pensi alla prossima chiusura della istituzioni che accolgono i minori) vanno incoraggiate e valorizzate esperienze significative come quella della “casa famiglia”: la missionarietà della famiglia si vive anche in questo modo. La Scuola per Genitori potrebbe risultare utile pure a quegli sposi che scelgono di accogliere uno o più minori in difficoltà, sia sotto la forma di affido che, soprattutto, sotto la forma di adozione.
* Famiglie “ferite”
In quanto alle situazioni difficili e non regolari non può e non deve mancare a questo riguardo la sollecitudine pastorale della Chiesa. Tra le situazioni difficili troviamo quelle dei separati e divorziati non risposati. Tra quelle irregolari troviamo i divorziati risposati, gli sposati solo civilmente, i conviventi. Verso tutti la comunità cristiana deve avere un atteggiamento ispirato alla verità e alla carità. Anche se in certi casi le persone non possono essere ammesse ai sacramenti, si possono approntare cammini di accoglienza finalizzati ad aiutare queste persone a sentirsi effettivamente ancora partecipi della vita della Chiesa, a cui hanno diritto in forza del Battesimo. Le parrocchie, in collaborazione con gli uffici pastorali della Diocesi, sono invitate a formulare proposte e progetti a questo riguardo.
Catechesi
Decisiva è l’importanza della Catechesi in tutte le attività pastorali. Come abbiamo richiamato negli anni precedenti, essa va realizzata secondo un taglio catecumenale, che valorizza tutta la persona ed insieme tiene conto di una progressività di cammino, lungo mete chiare e ben definite. La catechesi si colloca come un momento del processo di iniziazione cristiana, momento che deve essere preceduto dal “primo annuncio” e seguito dalla “mistagogia”.
Oggigiorno indispensabile è il coinvolgimento della famiglia, particolarmente dei genitori, nella catechesi dei figli.
* Iniziazione cristiana dei bambini da 0 a 6 anni
A partire da quest’anno vogliamo proporre di iniziare l’iniziazione cristiana non con la scuola elementare, bensì dai primi mesi di vita. In questo ampio periodo (0-6 anni) la maggiore attenzione si rivolgerà ai genitori, anche se con i 3 anni del bambino si potrà poi avviare un cammino distinto per i genitori e per i bambini.
In questo itinerario si dovrà dare rilievo all’accompagnamento della coppia, così da assicurare continuità al sacramento del Battesimo nella vita delle coppie e dei bambini. Soprattutto si offrirà alle famiglie che accettano la proposta di non creare un vuoto di attenzione dal Battesimo del bambino al tradizionale inizio della catechesi nella scuola primaria.
* Iniziazione cristiana dei ragazzi
Si tratta di mettere in pratica le indicazioni già fornite negli anni precedenti, che conservano tutta la loro validità e urgenza: passaggio dalla “scuola di catechismo” o “catechismo della dottrina cristiana” alla “catechesi per la vita cristiana”; dal catechismo per la preparazione ai sacramenti, alla catechesi per la preparazione alla vita cristiana; dalla concentrazione sull’aspetto intellettuale-dottrinale-nozionistico ad un’esperienza di fede professata/celebrata/vissuta; da un unico momento didattico ad un itinerario segnato da diverse tappe e verifiche di dimensione ecclesiale e comunitaria.
Per l’iniziazione dei ragazzi si dovrà puntare decisamente sul coinvolgimento dei genitori, sapendo bene che essi sono i primi maestri nell’educazione alla fede dei loro figli. E’ indispensabile proporre ai genitori di compiere un cammino di riscoperta della fede per ricominciare la loro vita cristiana.
* Iniziazione cristiana degli adulti
Dopo le prime sperimentazioni in questo campo, occorre continuare e rafforzare il riferimento al “Servizio Diocesano per il Catecumenato” in modo da giungere ad una prassi comune e condivisa. Questo vale anche nei casi in cui gli adulti, oltre a chiedere il Battesimo, si trovano a dover regolarizzare la posizione matrimoniale. Anche per quanto riguarda il completamento dell’iniziazione cristiana, con il sacramento della Cresima, da parte degli adulti, è necessario seguire le indicazioni dello stesso “Servizio”.
* Catechisti
A nessuno sfugge l’importanza della formazione dei catechisti, perché siano in grado di svolgere adeguatamente ilo loro non facile, ma insostituibile ministero. Certamente non è sufficiente la buona volontà dei nostri collaboratori in questo campo così delicato e decisivo per la trasmissione della fede. Ciò che si richiede è ovviamente una formazione permanente, sia sui contenuti, sia sulla metodologia.
All’inizio di questo nuovo anno l’Ufficio Catechistico Diocesano in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Familiare ha offerto un Corso di formazione per i Catechisti che si impegnano nei tre ambiti: iniziazione cristiana dei ragazzi, iniziazione cristiana degli adulti e accompagnamento delle famiglie con figli da 0 a 6 anni. E’ importante dare continuità a queste proposte formative.
* Catechesi del Vescovo
In quanto pastore della Chiesa locale e maestro della fede, il Vescovo è il primo catechista della Diocesi. Dopo l’esperienza positiva dello scorso anno, anche nel nuovo anno, nel periodo quaresimale, si terranno le Catechesi del Vescovo, che avranno come tema la famiglia.
Liturgia
* Eucaristia domenicale
Quest’anno, a conclusione dell’anno eucaristico e del Congresso Eucaristico Nazionale sul tema “Senza la domenica non possiamo vivere”, si dovrà particolarmente insistere sulla centralità dell’Eucaristia domenicale. La Messa festiva è veramente il centro della vita cristiana, il luogo per eccellenza della comunione con Dio e con i fratelli, il luogo dove la chiesa si costruisce e si manifesta. Al posto della “Messa dei fanciulli” (o dei ragazzi) è oggi indispensabile promuovere la “Messa della famiglia”, considerandola come il vero e proprio cuore della parrocchia.
La famiglia, dunque, va coinvolta e resa partecipe nell’animazione liturgica. Tra l’altro, insieme con i genitori sarà opportuno studiare le soluzioni più adatte per la presenza in chiesa dei bambini piccoli.
Soprattutto è importante aiutare le famiglie a vivere l’Eucaristia nella vita, affinché tutta la vita diventi un’Eucaristia, un continuo rendimento di grazie, e il dono dell’Eucaristia si traduca in un impegno missionario e cioè in un dono che si fa ai fratelli nel testimoniare loro la gioia e la bellezza del Vangelo.
Per quanto riguarda le feste, non si trascuri di dare risalto alla festa della santa Famiglia, alla Giornata della Vita, agli anniversari di matrimonio.
* Preghiera in famiglia
Allo stesso tempo quest’anno occorre dedicare la più grande attenzione alla preghiera in famiglia, in continuità con la liturgia domenicale e in relazione con i diversi momenti dell’anno liturgico.
Sono da valorizzare le pratiche di pietà come la preghiera ai pasti, la recita del rosario, la celebrazione del mese di maggio. La famiglia riunita in preghiera: è questo il segreto della sua unità, coesione e missionarietà. Sono da valorizzare, perciò, tutte le occasioni e proposte, come ad esempio quella dei Centri d’ascolto e dei Cenacoli mariani, che offrono ai membri del nucleo familiare e alle famiglie la possibilità di riunirsi nel nome del Signore. Ad un livello ancora più alto, che va caldamente raccomandato, si colloca l’educazione alla preghiera liturgica attraverso la recita dei Salmi, specialmente nella preghiera delle Lodi e dei Vespri.
* Ministri della Comunione
Per quanto concerne i ministri ausiliari della Comunione il loro servizio va decisamente valorizzato, estendendolo alla visita alle famiglie per la cura pastorale dei malati, degli anziani, delle persone sole. Non si tratta soltanto di portare la Comunione, ma di stabilire rapporti di amicizia con chi, nelle case, si trova in difficoltà, rendendosi disponibili, per quanto possibile, all’ascolto, alla compagnia, alla condivisione.
Carità
In sintonia con il presente programma pastorale, anche la Caritas diocesana vorrà porre al centro dell’attenzione la famiglia, con tutte le sue problematiche che interpellano l’impegno solidale della comunità cristiana.
* Malati
Sulla base delle riflessioni condotte nel trascorso anno e in collaborazione con la costituenda Commissione per la pastorale della salute, si tratta ora di concretizzare, a livello di comunità parrocchiali, l’impegno di vicinanza alle famiglie con persone malate e/o disabili. Una particolare attenzione dovrà essere rivolta anche alle cosiddette “badanti”, per quanto concerne la loro condizione familiare, economica, sociale, morale e religiosa.
* Prostituzione
Tra le scelte prioritarie della Caritas è da raccomandare in particolare quella che si occupa della prostituzione e della tratta. E’ questo un problema sempre più difficile e drammatico, che ha pesanti ripercussioni sulla famiglia oltre che sulle singole persone che vi sono coinvolte. A questo riguardo occorre una sensibilizzazione continua e pressante di tutta la comunità cristiana e civile. Come parrocchie e operatori pastorali (sacerdoti, suore, catechisti, insegnanti di religione, animatori, educatori, responsabili di gruppi ecclesiali…) non possiamo tacere: la responsabilità della profezia ci obbliga a parlare forte e chiaro di fronte a intollerabili abusi della persona umana da parte di sfruttatori e “clienti”.
* Formazione
Per venire incontro ai bisogni relativi alle varie povertà, vecchie e nuove, c’è però bisogno di formazione. Per questo motivo va incoraggiata la partecipazione alle iniziative formative della Caritas rivolte a tutti i volontari della nostra Diocesi: dai corsi di informazione-formazione alle concrete esperienze sul campo, esperienze sia nel nostro territorio (come il servizio volontario, l’anno di volontariato sociale, il servizio civile volontario maschile e femminile), sia, in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano, nei Paesi di missione.
Perché le nostre parrocchie rivelino un volto missionario, che si caratterizza nell’attenzione verso i poveri e in particolare verso le famiglie in difficoltà, ribadiamo che è quanto mai urgente che in ogni parrocchia nasca e si sviluppi la Caritas parrocchiale in collegamento con la Caritas diocesana.
Giovani
* Oratorio
Terminato il periodo dell’iniziazione cristiana dei ragazzi, certo non termina la responsabilità educativa della famiglia e dei genitori. Tuttavia, durante l’adolescenza e la giovinezza lo spazio di intervento dei genitori tende progressivamente a ridursi o per lo meno a diventare più problematico.
E’ in questo contesto che l’apporto dell’oratorio diventa particolarmente importante. Ovviamente bisogna distinguere l’oratorio destinato ai fanciulli e ai ragazzi, dove la presenza di genitori può rivelarsi preziosa, e l’oratorio aperto agli adolescenti e ai giovani, dove si richiede la presenza di altre figure di animatori ed educatori.
Il FOS (Forum Oratori Senigallia), in collaborazione con il CSI e in sintonia con il Servizio di pastorale giovanile, si rende disponibile per aiutare le parrocchie a formare gli educatori e ad avviare la costituzione dell’oratorio, inteso come luogo di speranza e di gioia, luogo di aggregazione, di formazione umana e di educazione alla fede. Tutte le parrocchie sono pressantemente invitate ad avvalersi di tale disponibilità.
Un altro insostituibile apporto alla pastorale giovanile è quello delle associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali. L’associazionismo gioca infatti un ruolo determinante nella definizione dell’identità e dell’appartenenza dei giovani. In particolare va incoraggiata quella singolare e indispensabile forma di partecipazione alla missione della Chiesa che è l’Azione Cattolica.
* Educazione all’affettività
Nel nuovo anno pastorale un obiettivo specifico del Servizio di Pastorale giovanile sarà quello di educare i giovani alla dimensione affettiva e sessuale in un cammino di fede e di più intensa ricerca vocazionale. Così, almeno in maniera remota, potrà avere inizio la preparazione al matrimonio cristiano e alla famiglia.
In questo campo dell’affettività e sessualità si tratta di colmare una grave lacuna della nostra attuale pastorale. I ragazzi, gli adolescenti e i giovani vivono intensamente questi problemi e non è possibile avere con loro un serio rapporto se questi stessi problemi vengono taciuti o ignorati. Non è facile parlarne in termini positivi e propositivi, e allo stesso tempo seri e rigorosi: certamente è un’impresa faticosa, ma pagante.
* “Punto giovane”
Un altro obiettivo della pastorale giovanile è quello di continuare a far leva sul “Punto giovane” come cuore e motore della stessa pastorale giovanile, luogo in cui offrire un’esperienza significativa di vita cristiana fatta di incontro con la Parola di Dio, comunione fraterna, Eucaristia, crescita nella vita spirituale. L’esperienza finora condotta in questa dimensione lascia ben sperare.
L’invito alle parrocchie e alle aggregazioni ecclesiali è quello di favorire il più possibile la partecipazione dei giovani a questa esperienza che tra l’altro si lega strettamente ed efficacemente alla pastorale vocazionale.
* Pellegrinaggio
In vista dell’anno 2006 (settembre) una proposta di pastorale giovanile missionaria, che merita ogni attenzione, è quella dei “Pellegrini alle sorgenti”. Si tratta di invitare i giovani ad un pellegrinaggio nei luoghi simbolici della nostra diocesi per fare un’esperienza spirituale, tale da permettere un radicamento più forte in Cristo e nella Chiesa locale dove affondano le radici della propria fede. E’ bene che fin dall’inizio di quest’anno i gruppi ecclesiali giovanili, le associazioni e i movimenti mettano in programma la partecipazione al pellegrinaggio.
Comunicazione, cultura, società
* I mezzi di comunicazione sociale
I moderni mezzi di comunicazione sociale entrano in tutte le case e plasmano largamente la cultura, e cioè il modo di pensare e di agire delle persone, e dunque anche il modo di vivere delle famiglie. Non si tratta di demonizzare tali mezzi, ma nemmeno di lasciarsi schiavizzare dai medesimi. La famiglia va aiutata a fare discernimento; in particolare i genitori hanno la responsabilità di essere filtro intelligente e lungimirante nei riguardi dei loro figli.
Nel campo della comunicazione e della cultura vanno valorizzati i mezzi di cui la Diocesi dispone, come La Voce Misena, Radio Duomo, le Sale della Comunità. Per un’attenta informazione sui fatti della vita e sulle tendenze culturali del mondo moderno nonché per una interpretazione delle stesse realtà in chiave cristiana uno strumento prezioso è il quotidiano “Avvenire”: esso merita una larga diffusione come importante punto di riferimento per la formazione della coscienza cristiana nel grande areopago dei messaggi mediatici.
* Il progetto culturale
Il “progetto culturale” della Chiesa italiana impegna i cristiani a incarnare la fede nella cultura, e cioè a compiere le loro scelte nella vita quotidiana e concreta lasciandosi ispirare dalla fede.
L’obiettivo, pienamente condivisibile, della competente Commissione diocesana è quello di individuare nelle parrocchie un animatore parrocchiale della comunicazione e della cultura. E’ una figura nuova, forse diversa rispetto a quelle a cui siamo abituati, che ha come compito principale quello di mettersi a servizio di quanto già esiste perché sia strumento di cultura. Il suo compito è quello di essere comunicatore e allo stesso tempo promotore di iniziative a carattere culturale-pastorale: incontri, manifestazioni, feste, giornate dei mezzi di comunicazione, percorsi formativi…
A proposito di feste, come quelle patronali o di paese, sarebbe importante inserire nel programma qualche iniziativa di carattere culturale (conferenza, dibattito, cineforum…) per riflettere sulle sfide culturali del nostro tempo che coinvolgono aspetti fondamentali della vita.
In questo nuovo anno pastorale, che ha come tema centrale la famiglia, è auspicabile che le iniziative culturali si focalizzino sullo stesso tema, che peraltro presenta una problematica quanto mai ampia.
* Pastorale sociale
In particolare, in collaborazione tra la Commissione Cultura, il Comitato “Scienza & Vita” e la Pastorale sociale e del lavoro, si raccomanda di affrontare, in pubblici dibattiti, incontri di studio, convegni, i temi connessi con la famiglia quali, ad esempio, le questioni della bioetica, le questioni del matrimonio, il lavoro, la casa, la difesa del creato.
Affrontando il problema dell’incarnazione della fede nella famiglia e nel contesto sociale, possiamo in questo modo anche prepararci e contribuire al grande Convegno della Chiesa Italiana che si terrà a Verona, dal 16 al 20 ottobre 2006, sul tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”: in quella sede sarà precisamente approfondito il problema della testimonianza dei cristiani nell’ambito della vita affettiva, del lavoro e della festa, della fragilità umana, della trasmissione della cultura e della cittadinanza. Anche nella nostra Diocesi dovremmo riflettere sugli stessi temi perché non manchi nel nostro territorio una forte e coerente testimonianza di chi fonda la propria speranza sul Crocifisso risorto.
Conclusione
Offro le presenti indicazioni alla riflessione di tutti gli operatori pastorali perché siano fatte oggetto di confronto e approfondimento. In particolare auspico che in ogni parrocchia si riunisca insieme con il parroco il Consiglio pastorale per definire concretamente, sulla base degli orientamenti qui formulati, il cammino che la comunità parrocchiale vorrà compiere in questo nuovo tratto della sua storia.
Invito tutti – sacerdoti, persone consacrate, fedeli – ad iniziare questo nuovo anno pastorale nel segno della speranza. Il Risorto, fondamento della nostra speranza, è presente e operante nella sua Chiesa. Egli non ci abbandona. Sorretti e illuminati da Lui, riprendiamo con gioia e fiducia il nostro cammino verso il Regno.
La Madonna della Speranza, patrona della nostra diocesi, aiuti le nostre famiglie a diventare ciò che sono – piccola Chiesa, Chiesa domestica e missionaria – perché anche le nostre comunità parrocchiali possano diventare ciò che sono: famiglia di famiglie, comunità dal volto missionario.