Domenica delle Palme (20 marzo 2016)

Nella Colletta della celebrazione eucaristica abbiamo chiesto a Dio “onnipotente ed eterno” di essere aiutati ad “aver sempre presente il grande insegnamento della sua (di Gesù) passione, per partecipare alla gloria della risurrezione”.

La ragione della richiesta è il fatto che il Padre “ha dato come modello agli uomini il Cristo, suo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce”.

L’insegnamento che emerge dalla passione di Gesù, come è raccontata dall’evangelista Luca, riguarda il modo con cui Lui, il Figlio, affronta una situazione segnata dalla violenza, dall’incomprensione e dalla distanza. Gesù, in un contesto di crescente ostilità da parte dei suoi avversari, («i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano in che modo toglierlo di mezzo», Lc 22,2), e di distanza da parte dei suoi discepoli (cfr la discussione durante il banchetto pasquale sulle gerarchie del gruppo [Lc 22,24-27] e il rinnegamento di Pietro [Lc 22,54-62]), conserva il desiderio forte («Ho tanto desiderato») di mangiare la Pasqua con i suoi amici, rivolge il suo sguardo a Pietro che più volte ha negato di non essere suo discepolo («Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro», Lc 22,61).

Quando, al monte degli Ulivi (cfr Lc 22,39-46), “entra nella lotta”, che rende il suo sudore “come gocce di sangue”, la sua preghiera si fa più “intensa”, dove esprime la sua disponibilità di Figlio a compiere la volontà del Padre («Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà», Lc 22,42).

Quando sulla croce l’ostilità dei suoi avversari parla il linguaggio della violenza, della derisione, Gesù intercede per loro presso il Padre («Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno», Lc 23,34) e non si lascia travolgere dal clima di violenza che si respira in quel luogo, ma offre a uno dei malfattori, la speranza di un luogo di pace e di giustizia («Oggi con me sarai nel paradiso», 22,43).

Quando la morte sta per avere il sopravvento, Gesù non si lascia strappare la vita, ma la consegna nelle mani del Padre («Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito», Lc 23,34).

All’inizio della Settimana Santa teniamo fisso lo sguardo e il cuore su Gesù che vive la propria Pasqua con la fiducia e disponibilità del Figlio a rappresentare presso gli uomini il Dio ricco di misericordia, che è suo Padre, con la mitezza dell’Agnello che non si lascia trascinare nella spirale della violenza, ma apre alla speranza, perché anche noi possiamo celebrare con lui la Pasqua di risurrezione.

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