Veglia di preghiera per le vocazioni (15 aprile 2016)

I testi della parola di Dio letti in questa veglia presentano il cammino della Chiesa, dal suo inizio (a Gerusalemme), che coincide con la “partenza” di Gesù, il suo ritorno al Padre, fino al suo compimento (la città santa, la Gerusalemme nuova che scende dal cielo). Quello della Chiesa è un cammino che si svolge nell’attesa del Signore (questa è la promessa agli apostoli dei due uomini in bianche vesti: « Questo Gesù, che in mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo»). Nella Chiesa che attende il Signore, troviamo la presenza del Signore risorto, una presenza operosa, come segnalano i testi biblici: «Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2,47); in Ap 21, il Signore fa nuove tutte le cose, è la lampada che la illumina, la rende la sposa bella, pronta per le nozze, luogo ospitale per tutti.

Il senso dell’azione del Signore: rendere la chiesa luogo ospitale, per i discepoli (cfr il testo degli Atti) e per tutti gli uomini (cfr il testo dell’Apocalisse).

L’immagine della sposa bella, pronta per le nozze, dice la qualità alta, intensa della relazione che il Signore intrattiene con la Chiesa. Il compimento del cammino indica il senso dello stesso cammino, che cosa la Chiesa è chiamata a diventare, non suo malgrado né a prescindere da essa, ma con il suo coinvolgimento, con la sua disponibilità a diventare sempre più come il Signore desidera che sia.

In questa Chiesa in cammino verso l’incontro definitivo con il suo Signore, i discepoli di Gesù condividono i propri beni, che non sono soltanto quelli economici, ma anche i beni spirituali, quelli che il Signore offre generosamente a tutti. Tra questi beni spirituali troviamo la vocazione personale, cioè quella chiamata a vivere la propria esistenza, la propria fede secondo una modalità particolare, pensata per ognuno di noi dal Signore e accolta da ciascuno di noi con fiducia e disponibilità.

La vocazione è personale, ma destinata a rendere “bella” la Chiesa, a consentirle di essere sempre più quel luogo ospitale per gli uomini e le donne che incontra nel proprio cammino, perché scoprano di essere amati dal Padre di Gesù, perché riconoscano in Gesù, la verità che riscatta l’esistenza dalla menzogna che la delude e la libera dal male che la avvilisce.

La Chiesa è chiamata ad accogliere questi beni, che sono le vocazioni, a creare le condizioni per la loro crescita e diffusione, ad accompagnarli nel loro cammino, perché, come recita una delle Collette nella Messa del Matrimonio, “possa gioire” di tutto questo.

Questa sera la nostra Chiesa di Senigallia si stringe attorno a Giulia, ai nostri Seminaristi, con la consapevolezza di essere amata dal suo Signore, grata a Lui per questi beni, ma anche con il desiderio di accoglierli e di accompagnare le persone che li hanno ricevuti. Per questo al rendimento di grazie, che esprimiamo con gioia, accompagniamo anche la supplica che i beneficiari di questi doni li accolgano con un cuore libero e pieno di fiducia nel Signore, non pongano ostacoli all’azione dello Spirito Santo in loro, si sentano amati da questa Chiesa, e a loro volta amino questa Chiesa.

Al Signore vogliamo chiedere anche che altri giovani corrispondano con libertà e fiducia al dono della vocazione personale, in particolare a quelle vocazioni che dicono la piena consegna di sé al Signore, con un amore che lo sceglie come unico destinatario, senza alcun rimpianto. La richiesta la inoltriamo con la Maria, la Madre di Gesù, presente in quella sala, concorde nella preghiera con gli Apostoli, da dove è iniziato il cammino della Chiesa.

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