Messaggio per la Pasqua 2004

“Pace a voi!” E’ questo il primo saluto e augurio che il Cristo risorto ha rivolto ai suoi discepoli e oggi ripete al mondo intero.
Mai come in questi tempi di profondo turbamento, causato da tragici e sconvolgenti avvenimenti, tale auspicio è così profondamente desiderato.
“Pace, pace!” si sente gridare da ogni parte e da molte persone. Per essa si marcia, si soffre e si spera.
Pace si invoca per la stessa terra dove Gesù è vissuto e si è immolato e dove purtroppo non accenna a finire la spaventosa scia di violenza e di sangue. Pace si chiede per l’Iraq dove la folle guerra è tutt’altro che terminata. Pace si vorrebbe nei Paesi dove conflitti dimenticati e striscianti continuano a provocare moltitudini di morti e feriti tra il silenzio e l’oblio della pubblica opinione.
La ragione per cui gli uomini sono ancora incapaci di costruire la pace sta nel fatto che la persona e il messaggio di amore del Signore Gesù non ha trovato accoglimento nel cuore di tutti gli uomini.
Nel mondo non ci sono soltanto gli atti di terrorismo e le guerre che tutti dobbiamo condannare con profonda convinzione: ci sono anche guerre più nascoste, più intime, ma non meno nefaste.
C’è a volte guerra all’interno del cuore della persona, dove il male prevale sul bene. E’ guerra la divisione che in alcune famiglie crea scompiglio e sofferenza nei coniugi e ancor più nei figli. E’ guerra quando la vita nascente viene soppressa o quando la vita al tramonto non viene rispettata. E’ guerra la diffusa litigiosità tra persone e gruppi che non trovano il modo di collaborare per il perseguimento del bene comune.
La pace che il Risorto ci augura e ci invita a costruire comincia dall’amore. E l’amore autentico comporta la riconciliazione, il perdono. Così ha fatto il Signore Gesù: per amore ha accettato di essere crocifisso, è morto per riconciliarci con il Padre e tra di noi, è risuscitato per donare il perdono e la pace.
La luce della Pasqua brilli nel cuore di ognuno: è questo l’augurio più fervido che rivolgo ai figli della chiesa senigalliese e a tutti gli uomini di buona volontà che abitano nel nostro territorio.

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