Omelia per la chiusura dell’Anno giubilare della Misericordia – 13 novembre 2016

“Fa che attraverso le vicende, liete e tristi, di questo mondo teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita”.

Qual è la speranza del regno che abbiamo chiesto a Dio di tenere fissa (salda, forte) per noi nelle vicende del nostro mondo, vicende che nella descrizione offerta da Gesù, appaiono inquietanti e che mettono alla prova la fede, anche nella forma della persecuzione violenta, del rifiuto palese e duro che può provenire da diverse parti, persino da quelle persone care, come i familiari?

Gesù rassicura tuttavia i discepoli, garantendo loro la sua vicinanza (“vi darò parola e sapienza”), che la violenza non avrà il sopravvento su di loro (“nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”) e che la loro fedeltà (“la vostra perseveranza”) avrebbe garantito la loro vita (“salverete la vostra vita”).

Un quadro quello presentato da Gesù che sembra trovare conferme in tanti avvenimenti dei nostri giorni. Anche noi oggi siamo rassicurati da Gesù, con la garanzia del suo accompagnamento e invitati alla perseveranza, la fedeltà a lui.

Si tratta della speranza suscitata, alimentata da Gesù con la sua presenza nella storia umana, una presenza che parla agli uomini del Dio, grande e Signore, che si china sull’umanità ferita, oppressa dal male per restituirle la vita, la speranza. Questo Dio esprime la sua grandezza, la sua signoria, prendendosi cura degli uomini, amandoli come suoi figli, non tendendo in conto i loro rifiuti e le loro chiusure.

Di questo amore Gesù ci ha parlato con la sua esistenza, dove nessuno è stato abbandonato al male che lo affliggeva o che aveva compiuto e con la sua morte per tutti, senza alcuna distinzione.

Papa Francesco, nella Lettera che introduceva l’anno giubilare della misericordia, ci ha ricordato che questo modo di amare di Dio ha un nome, si chiama misericordia, che la misericordia è la risposta di Dio al peccato degli uomini e che Gesù rappresenta “il volto della misericordia di Dio”.

Il Papa ci ha invitato nell’anno giubilare a lasciarci raggiungere da questo amore ricco di misericordia suggerendoci diversi gesti (una pratica più assidua del sacramento della Penitenza, il pellegrinaggio….), perché diventassimo uomini e donne di misericordia, capaci di offrire ad altri il perdono ricevuto da Dio e di soccorrerli nelle loro situazioni di bisogno, quelle che tradizione cristiana fissa nelle cosiddette “opere di “misericordia corporale e spirituale”, opere che il Papa coi ha invitato a compiere con generosità. Il Papa ci ha più volte sollecitato a non lasciar cadere l’offerta generosa della grazia di Dio e ad essere a nostra volta generosi nell’offrire perdono, amore, solidarietà.

Oggi noi chiudiamo l’anno giubilare della misericordia, lodando ancora una volta il Signore perché “eterna è la sua misericordia”, ringraziandolo perché ci siamo sentiti raggiungere da questa misericordia, quando abbiamo confessato i nostri peccati, quando il suo amore ha ridato speranza e fiducia ai nostri cuori afflitti dalle prove della vita, quando ci ha resi capaci di offrire il perdono, di ricuperare rapporti e di avvicinare chi era in difficoltà.

Chiudiamo quest’anno chiedendo al Signore che la speranza che il suo amore ha suscitato nella nostra vita non venga meno e che noi offriamo questo amore che dà speranza a chi ne ha maggiormente bisogno;   desiderosi di non sciupare quanto ricevuto dal Signore, dalle persone che si sono avvicinate a noi, che si sono prese cura di noi e dalle persone alle quali ci siamo avvicinati per offrire attenzione, solidarietà e aiuto.

Cosa fare perché il nostro desiderio non svanisca in fretta, messo a tacere dalla vita con il suo quotidiano percorso di preoccupazioni, di tante cose da fare e di persone a cui provvedere? Permettetemi alcuni suggerimenti, a livello personale

  • La fedeltà ai sacramenti che ci offrono la misericordia di Dio, l’Eucaristia e la Penitenza e che ci rendono capaci a di offrire a nostra volta misericordia
  • L’ individuazione di un’opera di misericordia corporale e spirituale da praticare.

A livello diocesano

  • Il Santuario di S. Maria Goretti, santuario diocesano della Misericordia, luogo privilegiato dove si riceve la misericordia di Dio
  • Il Centro di solidarietà della Caritas diocesana, che ristrutturato dopo l’alluvione, ci viene proposto come opera-segno, oltre che per i suoi servizi, anche per le proposte di “piste” di misericordia per la nostra realtà diocesana, vicariale e parrocchiale, nell’ottica di una piena sussidiarietà e solidarietà.

Che il Signore accompagni con il suo Spirito la nostra Chiesa di Senigallia, perché si lasci raggiungere dall’amore misericordioso di Dio, Padre di Gesù e nostro e perché “con rinnovato entusiasmo annunci ai poveri il lieto messaggio, proclami ai prigionieri e agli oppressi la libertà e porti la gioia agli afflitti dalla vita”. Amen

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