Lo stile con cui Dio Padre agisce nella storia degli uomini, con cui tratta gli uomini. Dello stile di Dio nel trattare gli uomini, tutti gli uomini ci parla anzitutto la prima lettura, tratta dal libro della Sapienza (12,13.16-19), dove troviamo questa affermazione: «Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza». Il Dio che riconosciamo e onoriamo come Padre non è un Dio debole, fragile, inconsistente, è il “padrone della forza”; è un Dio però che governa, esercita il proprio potere, con mitezza, “con molta indulgenza”, cioè con l’attenzione, non tanto al proprio buon nome (non si difende dall’accusa di essere giudice ingiusto), ma ai suoi figli, ai quali “ha dato la buona speranza” del ravvedimento.
Nel vangelo (Mt 13,31-33) Gesù ci parla del modo con cui Dio agisce in mezzo agli uomini con due brevi parabole, che vedono per protagonisti due realtà della vita quotidiana: n granellino di senape e al lievito.
La parabola del granello di senapa illustra un passaggio: dall’inizio (la semina del granello di senape) alla fine (“l’albero grande e accogliente”), grazie alla crescita (“una volta cresciuto”). Il passaggio fa emergere uno scarto tra la realtà iniziale (“il granello di senape, il più piccolo di tutti i semi”) e quella finale (un albero, “il più grande delle altre piante dell’orto”). L’accento, quindi, della parabola non è sulla piccolezza del seme, ma sull’effetto miracoloso che questo seme produce quando è gettato nella terra.
Qui sta la realtà grande del regno di Dio: è una potenza prodigiosa, dagli esisti sorprendentemente grandi, messa in atto da un gesto piccolo, che appare dimesso agli occhi degli altri (come il granello di senape),
La parabola del lievito che, nascosto nella pasta, la fa lievitare sembra confermare quanto è indicato nella parabola del granello di senape. La parabola non è costruita sul contrasto tra la pasta non lievitata e quella lievitata, quanto sull’azione nascosta del lievito che fa fermentare tutta la pasta; nemmeno sulla sproporzione tra il lievito e la pasta, ma sul fatto che il lievito deve essere sepolto nella farina per svolgere la sua azione fermentatrice. Il messaggio delle parabole
Il Regno di Dio – la signoria regale di Dio che si avvicina agli uomini per liberarli dal male che avvilisce la loro esistenza – è all’opera nella storia. Si presenta come realtà ospitale (cfr l’immagine dell’albero grande e accogliente), capace di dare gusto, sapore, alla vita degli uomini (cfr il lievito che fermenta la pasta). Nel Regno di Dio possiamo trovare la nostra dimora. Il Regno consente alla nostra esistenza di non essere insipida, informe, ma di avere una “forma” (quella dell’esistenza di Gesù), di esprimere tutte le proprie possibilità e ricchezze.
Il Regno di Dio opera nella storia degli uomini non in modo clamoroso, con i gesti della potenza, ma con il potente gesto dell’amore, della mitezza, amore e mitezza rappresentati da tanti uomini e donne (S. Maria Goretti è una di queste persone) che impegnano (“perdono”, nel linguaggio del vangelo) la propria esistenza. Il primo di questi è Gesù, il quale ha dato impulso al Regno di Dio, perché non ha trattenuto per sé quanto aveva ricevuto da Dio (cfr Fil 2, Eb 10), ma lo ha donato (“questo è il mio corpo dato per voi”).
Le nostre famiglie, che spesso ci sembrano, come il granello di senape, troppo piccole per risultare influenti, possono diventare alberi ospitali, non solo per chi le costituisce, ma anche per chi ci incontra, ci frequenta. Le nostre famiglie, che spesso scompaiono all’interno di una cultura che sempre più fatica a riconoscerle come un bene, un tesoro prezioso, possono, come il lievito che scompare nella pasta, dare sapore, gusto e senso alla esistenza di tanti.
E’ un’impresa che potrebbe apparire ai nostri occhi impossibile; per questo la Chiesa ci invita a pregare il Padre: «Ci sostenga, o Padre la forza e la pazienza del tuo amore (quello che opera nella storia degli uomini), fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa (il primo frutto che il granellino di senape e il lievito propiziano), perché si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova (il secondo frutto del granellino di senape e del lievito), che il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno (il compimento dell’azione di Dio condotta con potenza, mitezza e indulgenza).