Giovedì 22 marzo 2018 alle 18, presso l’Episcopio di Senigallia, il Vescovo Franco incontra gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado del Territorio. “Ricucire un’alleanza: oltre la retorica della condizione giovanile” è questo il tema dell’incontro promosso dall’Ufficio Pastorale della Scuola per condividere una riflessione su quale contributo può dare la scuola per costruire una “alleanza” tra adulti e giovani.
L’espressione «condizione giovanile» non va data per scontata, ma chiarita. Se con essa s’intende dire che i giovani sono un gruppo diverso e contrapposto agli adulti, con bisogni e desideri specifici, si enfatizza l’idea che essere giovani vuol dire appartenere ad una categoria antitetica agli adulti. Adulti che a loro volta hanno grandi interessi a vedersi separati dai giovani con l’intento di vendere loro i propri «prodotti».
Sul vendere le cose alla categoria dei giovani gira una grossa fetta dell’economia. Ciò ha portato ad una certa immobilità nel rapporto tra le generazioni e nel rinnovamento della storia. Gli adulti comandano perché sono arrivati prima: hanno migliori condizioni di lavoro, di previdenza ecc. E poiché alla fin fine il mondo giovanile dipende da quello adulto, l’enfasi sulla specificità comunica ai ragazzi la sensazione di essere da soli: ai giovani si dice che sono un mondo a parte e contemporaneamente gli adulti detengono «le chiavi » del potere ‒ anche se spesso molti adulti sono affetti da «giovanilismo». Non dobbiamo meravigliarci se la reazione dei giovani a tutto ciò è sovente la fuga dalla realtà e la paura di affrontare il futuro. L’Europa è un’incubatrice di generazioni infelici e malinconiche, alle quali non basta niente e che devono vincere la noia.
Tra giovani e adulti occorre, dunque, trovare una forma di rapporto giusto. Ed è un’urgenza che interessa anche la scuola; specificamente gli adulti della scuola, cioè gli insegnanti. Essi dovrebbero interrogarsi su quale sia il modo giusto per ristabilire un rapporto tra i due mondi e fare in modo che la condizione giovanile venga percepita come un’iniziazione alla vera condizione umana, cioè quella dell’adulto. Al di la della propria disciplina insegnata, il docente è un «adulto» ed in quanto tale ha la responsabilità d’essere il punto di traino per fare posto alla nuova generazione, schiudendo le porte del mondo ai giovani.
Perché la condizione umana è una, tutti quelli che si occupano di educazione debbono lavorare per ricostituire un rapporto dialettico e positivo tra le generazioni, per ristabilire l’unità della condizione umana. Ma tocca agli adulti fare la prima mossa: offrire la possibilità che ogni nuova generazione porti al mondo la propria carica di novità e sostenerla in questo.