Maria Santissima Madre di Dio (1 gennaio 2019)

Nel primo giorno dell’anno si concentrano tre riferimenti, quello imposto dal calendario (l’inizio di un nuovo anno, con i relativi auguri di un “buon anno”), quello indicato dalla liturgia (Maria, madre di Dio) e quello proposto dalla giornata della pace (ormai da 52 anni nel primo giorno dell’anno si prega per la pace e si riflette, aiutati anche dal messaggio del Papa, che quest’anno parla della buona politica al servizio della pace).

Uno dei titoli con cui invochiamo Maria fa riferimento proprio alla pace (“Maria, regina della pace”). Maria presiede alla pace, come una regina, non per virtù propria, ma perché è la madre di Gesù, il Figlio di Dio, che è la nostra pace. Gesù può darci la pace («Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, Gv 14,27), perché “lui è la nostra pace”, come scrive l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso (cfr Ef 2,14) e come commenta S. Agostino («Che cosa ci lascia quando se ne va, se non se stesso, dal momento che non ci abbandona? Lui stesso è la nostra pace, lui che ha superato in sé ogni divisione. Egli è la nostra pace se crediamo in lui, e sarà la nostra pace quando lo vedremo così come egli è», Omelia, 77).

Proprio per questo gli angeli salutano la nascita del Figlio di Dio come evento di pace per la terra e per gli uomini amati da Dio, tutti gli uomini, di ogni razza, cultura, religione e di ogni provenienza. Gesù è la nostra pace perché in Lui, con la sua nascita, è resa disponibile a ogni uomo quella benedizione che i sacerdoti invocavano sui pellegrini ebrei quando giungevano nel Tempio di Gerusalemme («Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace», Nm 6,22-27). E in quella benedizione il riferimento alla pace sta alla fine, come una conclusione, a indicare l’impatto positivo della buona disposizione del Signore (“Il Signore faccia risplendere il suo volto… rivolga a te il suo volto”) ha sulla vita degli uomini.

Come ogni dono anche il dono della pace, propiziato dalla benedizione di Dio, va accolto e messo in condizione di operare. Per questo nella preghiera d’inizio dell’Eucaristia abbiamo chiesto a Dio, Padre buono, di aiutarci con il suo Spirito a rendere la nostra vita, raggiunta dalla sua benedizione, “disponibile ad accogliere il suo dono”, quello che assicura pace ai nostri giorni. La pace, dono della benedizione di Dio Padre, va custodita e promossa in ogni ambito della vita e a favore di ogni persona.

E’ quanto ci invita a fare papa Francesco, in apertura del suo messaggio per la Giornata mondiale della pace (“La buona politica a servizio della pace”): «offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana».

Un prezioso servizio per la promozione della pace lo può svolgere l’azione politica, a patto che, come scrive papa Francesco, si lasci guidare «quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà» e prenda le distanze dai vizi, che per il Papa «sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio».

In conclusione del suo messaggio, Papa Francesco scrive: «La pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria:

– la pace con se stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;

– la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;

– la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire».

Queste ultime parole del Papa, penso, non sono riferite solo agli operatori politici, ma anche a ciascuno di noi. Per questo il mio augurio per il nuovo anno è che siamo uomini e donne di pace, non solo perché raggiunti dalla benedizione di Dio che dona pace al nostro cuore, ma anche perché operatori di pace nei luoghi della vita quotidiana e con le persone che incontreremo quest’anno sul nostro cammino.