Omelia nella Festa della Presentazione del Signore, della Madonna della Speranza e della vita consacrata (2 Febbraio 2002)

Senigallia, 2 febbraio 2002

1. Il vecchio Simeone aveva tenuta viva la speranza, era rimasto in attesa del Salvatore; il suo più grande desiderio era quello di poterlo vedere con i suoi occhi e toccare con le sue mani.
Con la presentazione di Gesù al tempio per essere offerto al Padre dei cieli la speranza di Simeone si realizza, il tempo dell’attesa si compie. Simeone, colmo di gioia, prende tra le sue braccia il Bambino Gesù e fissando il suo sguardo su di lui può dire: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Il suo sogno si è realizzato, lo scopo per il quale viveva è stato raggiunto: Simeone è appagato e ormai può terminare in pace i suoi giorni.

2. Chi ha portato Gesù al tempio, lo ha offerto al Padre e l’ha fatto conoscere a Simeone e poi anche alla profetessa Anna è stata Maria. Il Bambino che Maria portava in braccio è il fondamento e il compimento della speranza. Presentando e offrendo il Bambino, Maria ha presentato e offerto la speranza. Per questo giustamente Maria è invocata come Madre della speranza e la nostra città e Diocesi di Senigallia si onora di avere come patrona principale precisamente lei, la Madonna della speranza. La speranza dell’umanità, la speranza dei popoli, la speranza della Chiesa universale e della nostra Chiesa locale è precisamente quel bambino, suo figlio, che Maria tiene tra le sue braccia e, come oggi, presenta al tempio.

3. In questo giorno si celebra anche la giornata della vita consacrata. E’ l’occasione che si offre alla comunità cristiana di lodare e benedire il Signore per il dono dei fratelli e delle sorelle che consacrano la loro vita al servizio di Dio e della Chiesa.
La celebrazione di quest’anno è rallegrata da un fatto che è motivo di grande gioia: una sorella della nostra Diocesi sta per entrare in Monastero per rispondere alla chiamata del Signore: è una vera e propria benedizione per l’interessata, per la sua famiglia, per la nostra Chiesa.
Quella di oggi è l’occasione per esprimere ai religiosi e alle religiose che sono presenti e operanti nella nostra Diocesi la più viva gratitudine per la loro testimonianza e la loro collaborazione alla missione della Chiesa. Diciamo grazie alle nostre Sorelle di clausura e a quelle che sono in quiescenza che ci accompagnano e ci sostengono con la loro preghiera. Grazie alle Sorelle di vita attiva che si mettono a servizio dei bambini, degli anziani, dei bisognosi ed emarginati come pure della pastorale nelle nostre parrocchie. Grazie anche a coloro che pur restando nel mondo si consacrano al Signore per dare la loro testimonianza nelle realtà terrene. Grazie infine ai religiosi che condividono con i sacerdoti diocesani la responsabilità pastorale e tengono vivo il carisma dei loro fondatori.
Al pari di Simeone, i religiosi e le religiose trovano il senso della loro vocazione e della loro missione nella contemplazione del volto di Cristo. In tutto quello che siamo e facciamo c’è sempre bisogno, come ricorda il Papa nella sua lettera apostolica all’inizio del terzo millennio, di ripartire da Cristo. Dalla prolungata contemplazione del suo volto si riceve luce e forza per compiere il cammino personale di santità e per mettersi pienamente al servizio di Dio e dei fratelli.
I consacrati e le consacrate sono chiamati ad essere uomini e donne della speranza: a partire dalla contemplazione di Cristo fanno esperienza della gioia cristiana, gioia che va comunicata a questa umanità dal volto spesso triste, segnato dalla sofferenza, dall’angoscia, dall’insicurezza, dal non senso.
In forza della speranza i consacrati possono aiutare le persone che incontrano nel loro cammino a non arrendersi mai di fronte alle pagine più buie della storia, ad avere una marcia in più nel viaggio della vita, a non confondere le cose penultime con quelle ultime, le relative con le assolute, le provvisorie con le definitive.

3. In questa festività della nostra Patrona, la Madonna della speranza, rivolgiamo tutti insieme, consacrati e fedeli, a Maria santissima la nostra preghiera: Vergine Santa, tu sei la madre di Gesù e della Chiesa. Tu sei la madre della speranza. Noi sappiamo che tu ci accompagni sempre nel cammino della storia. Intercedi per tutti i popoli della terra perché si possa vivere in pace nella giustizia e nell’amore, intercedi per la nostra Chiesa locale perché tenda alla piena comunione e sia decisamente impegnata nella comunicazione del Vangelo; intercedi per le nostre famiglie e le nostre comunità perché siano unite e solidali; fa che teniamo sempre accesa la lampada della speranza, cogliendo nel volto di tuo figlio la salvezza di Dio; sull’esempio del tuo “Si” incondizionato, per cui hai donato te stessa e tuo Figlio al Signore, fa che anche noi troviamo la forza e la gioia di dire a Lui il nostro quotidiano e convinto “Si”. Così sia.

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