Giorno di Natale 2019

I testi liturgici di questa Messa, la terza del giorno di Natale, dopo la Messa di mezzanotte e quella dell’aurora, non raccontano esplicitamente la nascita di Gesù; non per questo sono meno preziosi e coinvolgenti dei testi delle altre due Messe, perché ci conducono al cuore della nascita di Gesù, ci consentono di comprenderne il significato, l’impatto che ha avuto e continua ad avere con la storia degli uomini e con la nostra esistenza.

La preghiera della Colletta c’informa su un duplice intervento di Dio che precede e spiega la nascita di Gesù. Entrambi gli interventi sono molto apprezzabili. Il primo fa riferimento al modo “mirabile” con cui Dio ci ha creati e crea ogni persona: “a sua immagine”. Come a dire che Dio ha voluto ogni persona, quindi anche ciascuno di noi, con la nostra umanità che si presenta limitata, “a sua immagine”, creature che non solo lo rappresentano, ma che sono anche sua dimora nella creazione.

Il secondo fatto, ancora “più mirabile”, è che Dio non ha consentito e non consente che il male rovini, deturpi, la sua immagine che siamo noi; per questo “ci ha rinnovati e redenti”, continua a rinnovarci e a redimerci. Dio non ha agito, non agisce, da solo, ma ha chiesto a Gesù, il Figlio amato di condividere con lui quello che da sempre intende compiere a nostro favore. Il Figlio ha acconsentito a questa richiesta; per questo, lui, che, come scrive l’evangelista Giovanni nel prologo del suo vangelo, proclamato in questa Messa, “era presso Dio ed era Dio”, lui, che “era la vita e la vita era la luce degli uomini”, “si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

La carne che il Figlio di Dio “è diventato” è la nostra stessa carne, quella delle creature limitate, mortali. Questo fatto ha messo tutte le persone che accolgono il Figlio di Dio che si è fatto carne in condizione di diventare pure loro “figli di Dio”, al pari di Gesù, di partecipare cioè alla stessa vita del Figlio di Dio, di essere immagine compiuta di Dio, di rivelarlo non più solo come Creatore, ma anche come Padre.

Giovanni con queste affermazioni ci conduce nel cuore del Natale, ci offre la possibilità di comprendere fino in fondo chi è quel bambino rappresentato dalla statua che guardiamo con tenerezza dei nostri presepi e che cosa avrebbe compiuto quel bambino per noi.

Alla luce di queste affermazioni comprendiamo la richiesta che nella preghiera iniziale abbiamo rivolto al Padre: “fa che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana”. Il senso della richiesta: “fa in modo, o Dio, Padre di Gesù e nostro, che quanto Gesù, il tuo figlio che ha assunto la nostra fragile carne di creature, ci ha offerto e continua ad offrici (la sua stessa vita di Figlio amato), non abbiamo a rifiutarlo per paura, superficialità, distrazione, presunzione, ma ad accoglierla con gratitudine e fiducia. Perché solo così le tenebre del male non invaderanno il nostro cuore e non oscureranno il cammino della nostra vita”.

La preghiera che abbiamo rivolto al Padre diventa il contenuto di quel buon Natale che al tramonto di questo giorno desidero augurare a voi tutti qui presenti e alle persone che vi sono care, un augurio che vi accompagni anche nei giorni a venire, nei giorni del nuovo anno ormai alle porte..