La “forza della parola di Dio” e “il pane del cielo”, donati da Dio in aiuto alla “fragilità della nostra natura ferita dal peccato”. Questo è quanto la comunità cristiana, che da alcuni giorni ha intrapreso il cammino quaresimale che la porterà alla Pasqua di Gesù e che è raccolta per celebrare l’Eucaristia, “memoria” della Pasqua di Gesù, chiede a Dio..
La richiesta è motivata dal riconoscimento da parte nostra che siamo un’umanità ferita, debilitata dal peccato, incapace di “vincere le seduzioni del maligno” da sola.
L’apostolo Paolo, nella testo della lettera ai cristiani di Roma, proclamata dalla seconda lettura (Rm 5, 12-19), ci spiega che la ferita che indebolisce la nostra umanità è stata provocata dalla “caduta di un solo uomo” – Adamo -, caduta che ha spalancato le porte del mondo al peccato, tanto che “tutti sono stati costituiti peccatori”.
Il testo della Genesi (2,7-9; 3,1-7) ci dice che la “caduta” prende la forma di una “disobbedienza” dei nostri progenitori – Adamo ed Eva – nei confronti della disposizione di Dio che regolava l’utilizzo di quanto c’era nel giardino («Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, perché nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire», Gn 2,16-17). La disobbedienza manifesta la sfiducia nei confronti del Dio creatore che aveva consentito all’uomo plasmato “con polvere del suolo” di diventare un essere vivente («soffiò sulle sue narici un alito di vita…») e lo aveva collocato in un giardino ospitale (con «ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare»).
La sfiducia nei confronti di Dio era stata suggerita, con successo, dal serpente (prefigurazione dell’astuzia del Maligno), la cui interpretazione del comandamento di Dio («Non morirete affatto! Anzi Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male») risulta una seduzione vincente, irresistibile.
Il Maligno ci prova anche con Gesù, nel deserto, quando gli propone un modo di agire come Figlio di Dio (“Se tu sei Figlio di Dio..”) che tradisce una sostanziale sfiducia nei confronti del Padre: procurati tu il cibo che sazia la tua fame, dopo un lungo digiuno (prima tentazione), verifica se Dio si occupa veramente di te (seconda tentazione), non assolutizzare Dio, non c’è solo lui che ti può dare i beni (terza tentazione).
Gesù, a differenza di Adamo, non cede alla seduzione del Diavolo (il grande Divisore), anzi lo sconfigge (“Vattene!”). Capiterà altre volte a Gesù nella sua esistenza di essere tentato, addirittura fino a poche ore della sua morte. Ma sempre Gesù continuerà a fidarsi del Padre. A dare credito alla sua parola, a confidare in lui, anche quando si troverà sulla croce, con la morte vicina.
L’apostolo Paolo ci dice che di quella vittoria di Gesù sul Maligno, della sua obbedienza al Padre ne beneficiamo tutti noi («per l’opera giusta di uno solo (Gesù) si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita… per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti»).
Ritornando alla nostra richiesta iniziale a Dio, alla luce della sua Parola proclamata scopriamo che Gesù è la “Parola piena di forza” e il “pane del cielo” che Dio ci dona come aiuto della nostre debolezze, in soccorso alle nostra fragilità. Quale conclusione trarre per il cammino quaresimale che ci porterà alla Pasqua?
Un invito a percorrere il cammino della Quaresima lasciandoci aiutare dalla parola di Dio e dal pane del cielo che è Gesù Cristo nel contrastare la “seduzioni” con le quali il Maligno cercherà di allontanarci dal Signore, di convincerci a non fidarci di lui. Più concretamente: l’invito a prendere parte ogni domenica, volentieri e bene, alla celebrazione dell’Eucaristia, dove potremo ascoltare la potente parola di Dio e mangiare il pane del cielo, che Dio Padre non ci farà mancare.