Ambito veneto sec. XVIII, Predica di Cristo

DOMENICA 28 giugno 2020 – XIII del Tempo Ordinario

Preghiamo insieme

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 

INSIEME (genitori e figli): Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo. 

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo                                                                                              (10,37-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore.                                    

Lode a Te o Cristo 

RIFLESSIONE DI P. ERMES RONCHI

Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, che sembra andare contro le leggi del cuore. Ma la fede per essere autentica deve conservare un nucleo sovversivo e scandaloso, il «morso del più» (Luigi Ciotti), un andare controcorrente e oltre rispetto alla logica umana.

Non è degno di me. Per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clausole. Un amore così non si merita, si accoglie.

Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà! Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio. Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande. Il vero dramma per ogni persona umana è non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena mettere in gioco o spendere la propria vita.

A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, dall’impegno di dare la vita, di avere una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase dolcissima: Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca, non perderà la sua ricompensa. Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c’è amore più grande che dare la vita!

Un bicchiere d’acqua, dice Gesù, un gesto così piccolo che anche l’ultimo di noi, anche il più povero può permettersi. E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell’aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca. Acqua fresca deve essere, vale a dire l’acqua buona per la grande calura, l’acqua attenta alla sete dell’altro, procurata con cura, l’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa con dentro l’eco del cuore.

Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo. Un bicchiere d’acqua fresca se dato con tutto il cuore ha dentro la Croce. Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua. Nulla è troppo piccolo per il Signore, perché ogni gesto compiuto con tutto il cuore ci avvicina all’assoluto di Dio.

Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani, il verbo dare.

Proviamo a condividere qualche riflessione

PREGHIERA DIALOGATA

Genitori:     Grazie, Signore Gesù, perché ci hai ricordato che siamo amati da Dio

e su questo amore possiamo fondare anche le nostre relazioni con gli altri. 

Figli:          È bello riunirci come famiglia, Gesù,

e lodare e ringraziarti per il tuo amore per noi. 

Genitori:     Vogliamo amarti sul serio Gesù

e desideriamo educarci a imitare il tuo amore per noi

accogliendo ogni persona come lo fai tu. 

Figli:           Sappiamo che solo vivendo la nostra vita come dono

riusciamo a dare senso alla nostra esistenza,

per questo ti chiediamo di farci sperimentare sempre la bellezza del servizio. 

Genitori:     Dio che sei Padre, Figlio e Spirito Santo,

rendici una Chiesa sempre più comunione di amore,

innamorata di Te, docile alla tua volontà,

costruttrice di pace, testimone del Tuo amore.

Ad ogni preghiera rispondiamo: Sostieni, o Padre, il nostro cammino.

  • Signore tu ci doni la vita: aiuta la Chiesa a percorrere la strada tracciata da te, guardando al futuro con la certezza che tu hai cura di tutti anche nei momenti bui del cammino. Preghiamo.
  • Signore tu ci doni la libertà: aiutaci a orientare le nostre scelte verso una radicalità di vita, sapendo che chi perde la propria vita per causa tua la troverà. Preghiamo.
  • Signore tu ci doni la fede: aiuta tutti coloro che si spendono per gli altri a rimanere nel tuo amore, per stare con coraggio accanto a tante situazioni difficili. Preghiamo.
  • Signore tu ci doni la luce: illumina lo sguardo delle donne e degli uomini per poter guardare a questo tempo di cambiamento con  fiducia e speranza, con l’impegno ad ascoltare la realtà e i bisogni degli altri con cuore aperto. Preghiamo.
  • Signore tu ci doni lo Spirito Santo: accompagna la nostra comunità cristiana nel percorso di discernimento che stiamo vivendo, per rispondere alla tua chiamata a essere Chiesa viva e fuoco che illumina. Preghiamo. 

PADRE NOSTRO

Benedizione finale – I genitori segnano i figli sulla fronte

Benedici Signore la nostra famiglia … (i nomi di mamma, papà, dei figli)

E benedici tutte le famiglie, soprattutto coloro che hanno bisogno della serenità.

Ricordati di … (nomi di qualcuno che si vuol ricordare in particolare)

Veglia su di noi e accompagnaci in questo cammino pasquale. Amen.

Impegno

Impegniamoci a farci prossimo a chi è più difficoltà, anche contribuendo per le necessità che la parrocchia ci indica.

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