Pentecoste (23 maggio 2021)

«O Dio…diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti i prodigi che nella tua bontà hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo».

La duplice richiesta lascia intendere che quanto è successo 50 giorni dopo la risurrezione di Gesù, nel giorno di Pentecoste, è in qualche modo “ripetibile” anche oggi, che anche oggi quei doni e quei prodigi sono alla nostra portata.

A essere “ripetibile” non è il fatto della discesa dello Spirito Santo, così come è raccontato dal Libro degli Atti degli apostoli (cfr la prima lettura, At 2,1-11), ma quanto quel fatto ha provocato nelle persone che “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” («tutti furono colmati di Spirito Santo») e quanto rappresenta per ciascuno di noi che, dal giorno del nostro Battesimo, abbiamo con noi lo Spirito Santo, come ci ricorda l’apostolo Paolo nella lettera ai Galati proposta dalla seconda lettura (Gal 5,16-25: «camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne»).

L’apostolo Paolo ci sollecita a lasciarci guidare nella nostra vita dallo Spirito, non da noi stessi (“dalla carne”) e, a sostegno del proprio invito, mette a confronto le “opere della carne” (“fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere”) con il “frutto dello Spirito” (“amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”).

Penso che nessuno di noi sia tentato di riservare maggior apprezzamento alle “opere della carne” rispetto al “frutto dello Spirito”. Eppure dalle cronache quotidiane scopriamo che sono le “opere della carne” a essere maggiormente praticate e non il “frutto dello Spirito”. Non solo praticate le “opere della carne”, ma anche alcune di queste apertamente apprezzate e rivendicate come espressione di una libertà che non tollera vincoli, come annota amaramente l’apostolo paolo nella lettera ai Romani (1,32: «non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa»).

A volte le “opere della carne” trovano maggior adesione rispetto al “frutto dello Spirito” anche nel nostro cuore e nella nostra esistenza.

Gesù nel vangelo (Gv 15,26-27; 16,12-15) presenta lo Spirito santo come “guida a tutta la verità”, quella verità che lui rappresenta per la vita degli uomini e che lui ha reso nota con la sua stessa esistenza, un esistenza non consegnata al dominio della carne, ma guidata dalla sapienza dello Spirito Santo.

Per questo l’esistenza di Gesù è da tutti apprezzata come un’esistenza bella, buona e felice e dai suoi discepoli, guardata come esempio da seguire.

Il Signore Gesù anche oggi ci conferma il dono dello Spirito Santo, perché anche noi ci lasciamo guidare da lui nelle scelte di vita, perché non consegniamo la nostra esistenza alla deludente libertà delle opere della carne, ma l’affidiamo alla sapienza dello Spirito.