Benedizione del Mare (14 agosto 2018)

“Fortunata la donna che ti è stata madre, che ti ha dato alla luce e si è presa cura di te”, queste le parole piene di ammirazione di una donna anonima. La risposta di Gesù: “fortunati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Chiariamo subito che Gesù non intende ridimensionare la “fortuna” di sua madre, che proprio dalle parole di Gesù riceve il riconoscimento più alto, lo stesso riconoscimento che Maria aveva ricevuto dalla cugina Elisabetta quando portava Gesù ancora in grembo («Beata [fortunata] colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto», Lc 1,45).

Ci chiediamo: perché per Gesù la vera fortuna per una persona sta nel dare fiducia alla parola di Dio, a Dio che ci rivolge la sua parola? Perché per Gesù la parola che Dio Padre ci rivolge illumina la nostra esistenza, nella sua origine e nella sua destinazione. Ora la Parola che Dio ci rivolge è Gesù stesso. E Gesù con la sua vita, con le sue parole, con la sua morte e risurrezione, ci ha rivelato che all’origine della nostra esistenza non sta il gioco del caso né un eventuale incidente nel percorso dell’intimità coniugale, ma il desiderio di Dio di offrirci un amore, il suo, che ci consente di vivere i nostri giorni, non solo quelli che apprezziamo fortunati, ma anche a quelli che riteniamo sfortunati, disastrosi. Un amore quello di Dio che delinea in anticipo la destinazione della nostra esistenza, strappandola allo strapotere della morte, tanto da autorizzare l’apostolo Paolo a irriderla («Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è , o morte, il tuo pungiglione?», 1Cor, 15,55).

La parola che Dio ci rivolge chiede di essere accolta da noi con fiducia, chiede di essere riconosciuta come parola buona per la nostra esistenza e di essere messa in condizione di operare nella nostra vita, di istruire il nostro cuore e dirigere i nostri passi. Solo così ci sentiremo veramente persone fortunate. Come Maria. Maria è una donna fortunata, non perché le è toccata in sorte di fare da madre a Gesù, ma perché ha dato credito a Dio che le chiedeva di fare da madre a suo Figlio, un credito, quello della fede, che Maria non ha mai ritirato, anche quando la parola di Dio aveva provocato in lei domande, cui lei non sapeva dare da sola una risposta, anche quando si trova ai piedi della croce, dove il Figlio di Dio e suo sembrava soccombere, anche lui come tutti gli umani, alla morte. Proprio perché Maria ha continuato a dare credito a Dio Padre, alla sua parola, ora condivide pienamente la vita del figlio risorto, in anticipo su tutti noi.

La solennità che stiamo già celebrando, non ci fa solo guardare a Maria, donna fortunata, ma ci ricorda che anche noi siamo destinati alla stessa sorte fortunata di Maria, anche noi possiamo trascorrere la nostra esistenza da persone fortunate, e attendere un esito buono per la nostra esistenza, se come lei ogni giorno, in quelli sereni come ci auguriamo siano questi giorni e anche in quelli meno sereni e dolorosi, decideremo di dare credito alla parola che Dio non smette di rivolgerci, Gesù, il Figlio suo e di Maria.

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