Benedizione del mare (14 agosto 2022)

La benedizione del mare, che anche quest’anno chiediamo a Dio, Creatore e Padre, non va considerata  come un “gesto scaramantico”. Se la richiesta di una benedizione e la pratica di un gesto scaramantico dicono un bisogno di sicurezza a fronte di pericoli o imprevisti che possono minacciare la nostra esistenza, la benedizione, a differenza del gesto scaramantico, non è riducibile a un’operazione “meccanica” del nostro corpo, perché dice molto di più e impegna molto di più.

La benedizione ha a che fare con una richiesta, non con una nostra prestazione. Questa sera noi chiediamo a Dio, Creatore e Padre di “benedire” (di custodire, di proteggere) il mare che rappresenta una risorsa, non solo economica, per la nostra città di Senigallia. A suggerire la richiesta di una benedizione è (dovrebbe essere) la nostra fiducia (fede) in Colui che riconosciamo, non solo come Creatore del mondo, di cui il mare rappresenta una componente essenziale e vitale, ma anche come Padre che si occupa con amore fedele e paziente degli uomini e delle donne che abitano e godono del mondo. E’ soprattutto questa apertura di credito al Dio Creatore e Padre distingue il gesto della benedizione da un gesto scaramantico e la raccomanda come gesto significativo e impegnativo.

La preghiera di benedizione del mare al termine della celebrazione dell’Eucaristia della vigilia della solennità di Maria Assunta in cielo è occasione propizia per comprendere la portata della fede nella nostra vita.

Nella risposta che Gesù nel vangelo appena proclamato (Lc 11,27-28) dà a una donna che aveva dichiarata fortunata sua madre (“Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato”), la vera fortuna di Maria, sua madre,  è stata quella di aver dato credito alla parola di Dio e di averla assecondata (“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”).

Per Gesù dare credito a Dio, ascoltando e assecondando la sua parola (questa è la fede) è l’autentica fortuna, una fortuna che non accade inaspettatamente, ma che dipende da una nostra decisione. Come è stato per Maria: lei è “beata”, fortunata, persona da apprezzare, perché ha preso la decisione di assecondare quanto Dio le chiedeva, generare Gesù, suo Figlio.

A farci apprezzare la fede, la decisione di credere al Signore, di assecondare la sua parola, è anche quanto l’apostolo Paolo scrive ai cristiani di Corinto, come è proclamato nella seconda lettura (“Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!”). Paolo ci avverte che la nostra destinazione non è quella di soccombere alla morte, ma di superarla, perché prenderemo parte alla vittoria ottenuta da Gesù su di essa.

Se diamo credito a quanto detto da Gesù e dall’apostolo Paolo, questa sera più che chiedere a Dio, Creatore e Padre, la benedizione per il mare, chiediamo la benedizione per noi, perché abbiamo a riconoscere nel mare, che rende bella e frequentata la nostra citta, un dono, una risorsa preziosa. Un riconoscimento che impegna noi tutti a “custodire” la bellezza e le tante potenzialità del mare, a non trattare il mare da “predoni”. Trattiamo il mare da predoni non solo quando lo inquiniamo con comportamenti irresponsabili, ma anche quando perseguiamo come unico scopo delle attività legate a esso (la pesca, la ristorazione, l’accoglienza delle persone che cercano riposo e ristoro) quello dell’esclusivo benessere personale che induce a evadere ogni forma di legalità, sottraendo in questo modo risorse destinate al benessere di tutti.