«Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga» (1Cor 11,26). Il pane e il calice di cui parla l’apostolo Paolo nella sua Lettera ai cristiani di Corinto, rinviano alle parole rivolte da Gesù ai discepoli, radunati da lui per la Cena pasquale, che anticipava la sua morte: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me…Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». (1Cor 11,24-25).
L’evangelista Luca annota che Gesù, prima della Cena, «quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, è disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”» (Lc 22,14-15). Papa Francesco, scrive che queste parole di Gesù «sono lo spiraglio attraverso il quale ci viene data la sorprendente possibilità di intuire la profondità dell’amore delle Persone della Santissima Trinità verso di noi» (Lettera apostolica, Desiderio desideravi, 2).
L’evangelista Giovanni, nel brano del vangelo appena proclamato (Gv 13,1-15), prima di raccontarci cosa accadde quella sera, durante quella Cena, scrive: «Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, il amò fino alla fine».
Quella sera, durante quella Cena, Gesù compì due gesti, che realizzavano il suo desiderio e il suo amore che non si arrestava a metà strada, ma proseguiva “fino alla fine”: la lavanda dei piedi agli apostoli, Giuda compreso, e l’offerta di un pane e di un vino, che rappresentavano «l’anticipazione rituale della sua morte» (Id. 7) e al tempo stesso assicuravano la sua permanenza tra noi, ogni giorno, fino alla sua seconda venuta («fate questo in memoria di me»).
Quei gesti hanno detto agli apostoli e dicono a noi che il desiderio di Gesù è di «ristabilire quella comunione con noi che era e rimane il progetto originario» (Id. 4) che il Padre ha pensato prima della creazione del mondo e che intende realizzare.
Papa Francesco, facendo eco alle parole dell’apostolo Paolo («Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga»), scrive che «quella stessa Cena sarà presente fino al suo ritorno, nella celebrazione dell’Eucaristia» (Id. 4).
Stiamo celebrando l’Eucaristia. Quella del Giovedi santo, è l’unica celebrazione dove sono presenti entrambi i gesti compiuti da Gesù in quella Cena. Come vivere questa Eucaristia e ogni Eucaristia che celebriamo? Affido alle parole del Papa e della liturgia la risposta alla domanda.
Scrive Papa Francesco: «Ogni volta che andiamo a Messa la ragione prima è perché siamo attratti dal suo desiderio di noi. Da parte nostra, la risposta possibile, l’ascesi più esigente, è, come sempre quella dell’arrendersi al suo amore, del volersi lasciare attrarre da lui. Per certo ogni nostra comunione al suo Corpo e al Sangue di Cristo è stata da Lui desiderata nell’ultima Cena». (Id. 6).
Nella preghiera della Colletta abbiamo chiesto a Dio che “ci ha riuniti per la celebrazione della santa Cena”: «Fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita». Quella carità e quella vita di cui tutti abbiamo bisogno e soprattutto di questi tempi.