Consacrazione della Chiesa parrocchiale San Mauro abate di Castelcolonna (24 aprile 2016)

Stiamo vivendo un momento forte, particolarmente significativo per la comunità di Castel Colonna.

Ho provato a cercare se nella nostra vita c’è un avvenimento che possa in qualche modo far comprendere il senso e l’impatto emotivo di quanto stiamo compiendo.

Ho pensato a quello che si prova quando si conclusa la costruzione della propria casa e finalmente, dopo tanta fatica e preoccupazioni, la si può abitare: la gioia di una casa nuova, accogliente, l’orgoglio di aver realizzato un’impresa impegnativa.

La chiesa parrocchiale non è uno dei tanti edifici di una parrocchia, perché rispetto agli altri edifici presenta una particolarità,  è “la tenda di Dio con gli uomini”, di un Dio che desidera “abitare” con noi, che dice anche a noi come un giorno Gesù ha detto a Zaccheo, a Gerico: “oggi devo fermarmi a casa tua”. L’edificio di una chiesa ci parla anzitutto di questo desiderio di Dio, di stare con noi, di incontraci, di “asciugare le lacrime dai nostri occhi”, di consentire al nostro cuore di esultare (cfr salmo 83). Il Signore desidera incontrarci nei passaggi decisivi della nostra vita (gli inizi, la conclusione e i passaggi significativi), ma anche nel suo svolgersi quotidiano dove si intrecciano situazioni serene che rallegrano i nostri giorni con situazioni di fatica, di dolore che mettono alla prova la nostra.

l luoghi particolari che ritroviamo in chiesa, l’ambone, l’altare, il fonte battesimale, il confessionale, ci ricordano che il Signore ci incontra nella sua Parola proclamata e nei sacramenti, che hanno nella celebrazione dell’Eucaristia la propria sorgente. Ed è l’Eucaristia che celebriamo ogni giorno e, in modo particolare, ogni domenica, a garantire l’incontro con il Signore risorto, che “fa nuove tutte le cose”, anzitutto il nostro cuore perché lo apre, come il cuore di Zaccheo, alla giustizia, all’amore, alla solidarietà.

Se una chiesa parrocchiale rappresenta questo, frequentiamola con lo stesso desiderio di cui parla il salmista nel salmo 83, proposto dalla liturgia della Dedicazione di una chiesa parrocchiale come salmo responsoriale (“l’anima mia [cioè “io”] desidera gli atri del Signore”), nella consapevolezza che qui troviamo quella casa ospitale, di cui ogni creatura ha bisogno (cfr l’accenno nel salmo al passero e alla rondine in cerca di un nido per i suoi piccoli), luogo preferito ad altri, perché qui “il nostro cuore e la nostra carne” (cioè noi”) possono “esultare nel Dio vivente”, cioè hanno la possibilità di incontrare quel Dio che è vivente, perché ama, si prende cura come un Padre dei suoi figli.

Una chiesa parrocchiale ci ricorda anche una altra realtà: che noi siamo “la tenda di Dio con gli uomini”   (come scrive il testo dell’Apocalisse), “tempio santo nel Signore”, “abitazione di Dio” (come scrive l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso). Lo siamo personalmente, dal giorno del nostro Battesimo, perché “consacrati” con l’unzione dello Spirito Santo (il crisma), ma anche insieme, come comunità. La comunità di Castel Colonna è “il tempio santo di Dio”,  è “la tenda di Dio” con gli uomini e le donne che vivono in questo territorio, il luogo cioè grazie al quale Dio Padre può realizzare il suo desiderio di prendersi cura dei suoi figli, di tutti i suoi figli, di quelli che sono contenti di esserlo, di quelli che restano indifferenti e anche di quelli che lo negano; è il “corpo di Cristo” (un’altra immagine proposta da Paolo per indicare la Chiesa), il luogo cioè grazie al quale Gesù può realizzare il desiderio di entrare nella vita, nella casa di tutti, come è successo quel giorno di tanto tempo fa a Gerico, quando si è autoinvitato a casa di Zaccheo, la persona meno degna, tra gli abitanti di quella città, di accoglierlo a casa propria, e ha portato un’aria nuova in quella casa.

Se la chiesa parrocchiale ci ricorda anche questo, prendiamoci a cuore la nostra comunità, apprezziamola, come ci prendiamo a cuore le nostre case, perché è “tempio santo di Dio”, “corpo di Gesù Cristo”. Lo è non perché non ha difetti, né peccati, non sbaglia, ma perché è amata dal Signore, perché è luogo della sua presenza; facciamo in modo che assomigli sempre di più alla sposa bella di cui ci ha parlato il testo dell’Apocalisse, accogliendoci a vicenda con stima e affetto, dando un mano a chi fa più fatica nella vita, imparando dal Padre del cielo la misericordia e il perdono.

E’ quanto abbiamo chiesto al “Dio onnipotente ed eterno”: di “effondere la sua grazia” su questa chiesa, la “dimora a lui dedicata” e di “venire in aiuto a noi che qui invochiamo il suo nome”, perché, “con la luce della sua parola” che in questa chiesa verrà proclamata e con “la forza dei sacramenti” che qui saranno celebrati, la comunità di Castel Colonna “sia confermata nella fede e nell’amore”. Sappiamo che la nostra richiesta sarà sostenuta da Gesù, da Maria, madre sua e nostra, e fai Santi che abbiamo invocato, in particolare dalle sante Marina e Maria Goretti e dal beato Papa Pio IX, le cui reliquie, sono collocate nell’altare.

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