Convegno pastorale diocesano 25 settembre 2018 – Comunicazioni del Vescovo Franco

Dalla Lettera pastorale

«Per favorire tale discernimento (quello chiesto da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, al n 27) ho aperto nella Lettera delle “finestre” con domande che possono guidare la riflessione personale e comunitaria, al fine di avviare  “percorsi” di cambiamento nella vita personale e nel cammino della comunità.

L’obiettivo di avviare percorsi di cambiamento chiede che la Lettera non sia semplicemente letta né dolo meditata, che non ci si limiti a segnalare la necessità di un cambiamento, ma che si operi concretamente. L’immagine del “percorso” chiede anche di mettersi in cammino, in movimento, con pazienza, ma con determinazione, individuando i passi da compiere e verificando se conducono nella direzione dell’obiettivo indicato.

Per questo chiedo che la Lettera sia letta, meditata e attuata, personalmente e comunitariamente».

Leggendo la Sintesi della riflessione dei gruppi di studio nel Convegno di giugno, dove si chiedeva quale ricezione la lettera del Vescovo aveva ricevuto nelle nostre comunità, nelle varie realtà associative, ho constatato che siamo ancora a livello di intenti, di auspici, del “si dovrebbe fare”.

Non è così dappertutto, in alcune parrocchie e zone pastorali sono stati avviati dei percorsi, seguendo i suggerimenti proposti dalla Lettera. Là dove sono stati avviati, l’invito è a proseguirli, per renderli stabili ed efficaci; là dove non stato avviato ancora alcun percorso la sollecitazione è ad attivarli.

Dalla Sintesi dei gruppi di studio i suggerimenti per i percorsi

  • Urgenza di un’adeguata formazione liturgica: una formazione non necessariamente a monte della celebrazione, ma nella celebrazione in atto
  • Incontro settimanale sul vangelo della domenica. Lo stile dell’incontro: la condivisione dell’ascolto personale del vangelo
  • La proclamazione della parola di Dio, non appaltata al primo che capita né all’ultimo minuto, ma preparata e affidata a persone adeguate, consapevoli che non si tratta di comunicare in qualche modo delle notizie. Concretamente comporta preparare un gruppo di Lettori
  • La risonanza della Parola. proclamata e spiegata nel tempo di silenzio dopo l’omelia (con qualche semplice domanda) e dopo la Comunione (con brevi indicazioni per la preghiera personale)
  • La preghiera dei fedeli, “sintesi tra il vangelo e la vita comunitari e civile della settimana. Un suggerimento, peri tempi forti dell’anno liturgico: la condivisione dell’ascolto del Vangelo si concretizza anche nel preparate il testo della preghiera die fedeli. Coinvolgere in questa preparazione i ragazzi, adolescenti e giovani, gli adulti.
  • Lo strumento del foglio liturgico. Una proposta, impegnativa ma non impossibile: il foglio liturgico preparato all’interno della comunità
  • Per l’Omelia far tesoro di quanto emerge nella condivisione settimanale dell’ascolto del Vangelo
  • Una mia aggiunta: ricuperare la centralità della parola di Dio nella preghiera personale e comunitaria (rileggere il testo di Martini alle pp. 54-55 e il testo di von Balthasar alle pp. 68-70 della Lettera pastorale). Nelle comunità dove non è più possibile celebrare quotidianamente l’Eucaristia, svolgere una liturgia della Parola.

Ai gruppi di preghiera: senza abbandonare la recita del Rosario o di altre preghiere, la precedenza sia data all’ascolto orante della parola di Dio.

La celebrazione dell’Eucaristia

  • Per la celebrazione dell’Eucaristia. Da ricordare
  • L’Eucaristia non è una pia pratica di pietà, una delle tante preghiere del cristiano, ma la celebrazione della comunità cristiana.
  • La centralità dell’Eucaristia domenicale, dove la comunità intera si raccoglie per fare memoria della Pasqua di Gesù. Per questo va dedicata la massima cura da parte della comunità per una celebrazione che sia all’altezza di ciò di cui si fa memoria. La possibilità di una celebrazione svolta bene dovrebbe essere uno dei criteri-guida riguardo al numero delle Messe.
  • Se la domenica è il giorno nel quale la comunità cristiana si raduna dalla dispersione della settimana, proporre, periodicamente, la domenica “in comunità”.

Non si tratta di avviare tutti i percorsi insieme, ogni comunità individui quelli che ritiene più urgenti e fattibili, superando l’inerzia della ripetizione (“si è sempre fatto così) e della pigrizia (è più comodo continuare a fare quello che si è sempre fatto)