Festa del mare (14 agosto 2016)

Nel buio della sera, a pochi passi dal mare, celebriamo l’Eucaristia, alla vigilia di una festa di Maria, quella che la vede Assunta in cielo, cioè partecipe della risurrezione di suo figlio, Gesù, immediatamente dopo la morte, che forse non ci convince fino in fondo, non tanto perché riteniamo che Maria non meriti questo felice compimento della sua vita, quanto piuttosto perché forse tanti di noi non sono così sicuri che alla vita degli uomini, quindi anche alla nostra, sia riservato questo felice approdo. A rivelarlo è un’indagine, svolta diversi anni fa, che registrava l’incertezza di tanti credenti riguardo alla risurrezione da morte.

Eppure penso che tutti noi qui presenti questa sera desideriamo che la nostra esistenza e quella delle persone che ci sono care, abbia questo felice approdo, che cioè la morte non sia il destino della nostra esistenza, che le cose buone che abbiamo ricevuto dalla vita e a cui abbiamo dato vita durante la nostra esistenza, penso in particolare a quelle relazioni nelle quali abbiamo investito le nostre migliori risorse e alle quali abbiamo chiesto di rendere bella e serena la nostra vita, non ci vengano tolte, sempre troppo presto; desideriamo che la morte non risulti avversario insuperabile del nostro desiderio di vita.

L’apostolo Paolo ci ha detto, nella lettera ai cristiani di Corinto proposta nella seconda lettura di questa celebrazione, che, grazie a Gesù, la morte non risulta più invincibile, insuperabile e che quindi è possibile pensare a un altro esito per la nostra vita, quello che prevede che la nostra vita mortale, che ha quindi un termine, non resti tale, ma riceva una nuova condizione, quella che la sottrae all’abbraccio mortale della morte e che la consegna a un altro abbraccio, sperimentato prima da Gesù, poi da Maria, sua madre, l’abbraccio di un Padre, quello del cielo, il cui amore è più forte, vincente, rispetto alla stessa morte. E’ ancora l’apostolo Paolo a dirci questo in un passo mirabile della lettera ai Romani: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?.. Io sono infatti persuaso che né morte né vita… né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,35-39). Questa persuasione spinge l’Apostolo a lanciare una sfida alla morte, con alcune domande provocatorie: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungilione?».

La nostra presenza qui questa sera potrebbe dire molto di più del nostro affetto e della nostra fiducia in Maria (non perché affetto e fiducia non siano importanti), potrebbe dire che riteniamo che il desiderio che portiamo in cuore ha la possibilità di non restare deluso, di non subire una sconfitta nel confronto con la morte. Potrebbe dire che riteniamo possibile anche per noi quanto è successo a Maria, dopo la sua morte. E’ proprio perché riteniamo questo che noi abbiamo chiesto al Padre del cielo, all’inizio della nostra celebrazione che ci sia permesso, “grazie all’intercessione di Maria, di giungere fino a lui nella gloria del cielo”.

Perché Maria può propiziare questo felice esito alla nostra esistenza, il compimento del nostro desiderio? Ce lo dice Gesù con la beatitudine riportata dal vangelo appena ascoltato. Rispondendo a una donna della folla che esprimeva il proprio apprezzamento (forse anche un po’ di invidia) per Colei che le era stata madre, Gesù dice la ragione, che a suo parere fa apprezzare Maria: perché ha ascoltato e osservato (cioè ha dato credito) alla parola di Dio. Noi sappiamo che la parola di Dio cui Maria ha dato credito è proprio Gesù, il quale aveva assicurato il passaggio dalla morte alla vita eterna, cioè a quell’esistenza sulla quale la morte non avrebbe avuto più alcun dominio, a chi avrebbe dato credito a lui, la Parola del Padre.

Proprio perché Maria ha dato ascolto alla Parola del Padre (l’ha accolta nel proprio cuore, le ha dato carne nel proprio grembo, l’ha seguita nella propria vita), ora si trova a condividere non solo la sua stessa condizione di Risorto, ma anche il suo desiderio di avere noi, suoi amici, con Lui “nella gloria del cielo”. Per questo penso che Maria sia ben felice di rendersi disponibile a intercedere per noi, perché quel desiderio di vita che continuiamo a portare nel cuore, anche di fronte alla morte che continua e irrompere nella nostra vita, quello di un’esistenza sottratta al dominio della morte, trovi finalmente il suo definitivo compimento. E Maria suggerisce anche a noi quanto disse ai servi quel giorno a Cana di Galilea, durante una festa di nozze che rischiava di interrompersi prima del tempo, perché era venuto a mancare il vino: «Qualunque cosa mio figlio Gesù vi dica, fatela». (cfr Gv 2,5). Questo suggerimento lo accogliamo volentieri, perché sappiamo che di Maria, la madre di Gesù e la nostra madre ci possiamo fidare.

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