“Non temere piccolo gregge perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno”. L’invito di Gesù ai discepoli a “non temere” conclude una serie di esortazioni a fidarsi di Dio Padre, in riferimento a ciò che sta più a cuore a ogni persona (la cura della propria vita) e anticipa l’invito a condividere i propri beni con l’elemosina e a procurarsi un tesoro sicuro.
L’invito di Gesù rimanda a una realtà ricorrente e impegnativa della nostra esistenza: la paura. La paura è un’esperienza costante nella vita quotidiana. La paura segnala una situazione di minaccia, di pericolo per la vita, personale e sociale.
Tra i tanti detti popolari riguardanti la paura ce ne uno che rappresenta bene il tempo che stiamo vivendo: “la paura è cattiva consigliera”.
Tutti ci siamo trovati in situazioni dove abbiamo preso decisioni dettate dalla paura e che alla prova dei fatti sono apparse poco sagge, inopportune.
Tra i “cattivi” consigli suggeriti dalla paura, il più insidioso è quello di chiuderci in noi stessi, di aver cura solo di noi e dei nostri beni. La chiusura suggerita dalla paura rende più difficili, a volte addirittura impraticabili, le relazioni, le collaborazioni, la presa in carico del bene comune.
La vita ci mostra che la paura può essere superata quando qualcuno si avvicina a noi, ci rassicura con la sua presenza e con l’offerta di ragioni più grandi e più convincenti della paura stessa e dei suoi suggerimenti.
E’ quello che Gesù fa con i discepoli, preoccupati per la propria esistenza e per la propria situazione di “piccolo gregge”, ricordando che a Dio loro Padre “è piaciuto dare loro il suo regno”. Gesù invita i discepoli a non cedere alla paura con i suoi cattivi consigli, perché Dio Padre si prende cura di loro, offre loro il proprio amore fedele, più forte della paura, in grado di far fronte a ogni minaccia. Con le sue parole Gesù invita a fidarsi di Dio, a dargli credito. Dalle parole di Gesù scopriamo quindi che la fede è un efficace antidoto alla paura, cattiva consigliera della nostra vita.
Gesù può rivolgere l’invito a fidarsi di Dio, perché Lui per primo ha sconfitto la paura, che quella sera nell’orto degli ulivi era cresciuta fino a diventare angoscia e che lo consigliava di non proseguire nel cammino verso la croce, si è fidato di Dio Padre.
Anche l’invito che l’Apostolo Paolo rivolge alla comunità di Corinto, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, perché sia generosa nell’aiutare la comunità di Gerusalemme, va nella direzione a non lasciarsi convincere dalla paura di diventare poveri nel soccorrere la povertà degli altri.
Anche S. Paolino di Nola ci indica la strada per non cedere alla paura. Lui, uomo colto, ricco e di nobile famiglia, con una brillante carriera politica, segnata da traguardi importanti come la somma magistratura del Consolato prima e successivamente l’incarico di Governatore della Campania, sposo felice, non ha ceduto alla tentazione di difendere a ogni costo questi beni, non si è chiuso in se stesso, ma li ha condivisi con un’esistenza che appare a noi, come abbiamo riconosciuto nella preghiera iniziale, “un luminoso esempio di servizio pastorale e di amore ai poveri”.
Lasciamoci raggiungere e convincere dalle parole di Gesù e dall’esempio di S. Paolino a non temere, come comunità cristiana e comunità civile, anche se spesso ci sentiamo piccoli, inadeguati (“piccolo gregge”), di fronte alle tante sfide che la vita e la storia di questi tempi ci presentano; a non lasciaci consigliare dalle nostre paure che ci suggeriscono, permettetemi il riferimento alla nostra realtà di città in riva al mare, di restare ormeggiati nel porto della difesa di noi, delle nostre cose, ma di uscire in mare aperto, quello del mondo di questi tempi, dove ci capiterà spesso di incrociare tante persone che affrontano il mare agitato dell’esistenza, con mezzi di fortuna, non sempre all’altezza della situazione e ci chiederanno di prenderli a bordo della nostra cura, della nostra solidarietà.