Nella preghiera che ha introdotto la celebrazione dell’Eucaristia abbiamo riconosciuto in S. Paolino “un luminoso esempio di servizio pastorale e di amore ai poveri” e abbiamo chiesto a Dio: «Concedi a noi che veneriamo S. Paolino maestro e protettore di imitare la sua testimonianza».
La singolare esistenza di S. Paolino ci consente di comprendere ancora meglio quanto papa Francesco scrive nella sua recente Esortazione apostolica “Gaudete et exultate”: «Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito e di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali» (n 14).
Dal testo del Papa emerge che la santità non è privilegio di pochi, ma è alla portata di tutti, non è possibile solo in particolari condizioni di vita, ma in ogni situazione dell’esistenza; che è compatibile con un’esistenza segnata anche dalla fatica, dalla fragilità, dalle sconfitte e dalle cadute.
Paolino lo troviamo in quasi tutte le tipologie di persone elencate dal Papa: è stato un consacrato, è stato sposo, è stato genitore, anche se per pochissimo tempo, perché il figlio Celso, a lungo desiderato, è morto dopo solo 8 giorni dalla nascita, ha anche esercitato un’autorità in campo amministrativo. Quella di S. Paolino non è stata un’esistenza mediocre, superficiale, ripiegata su se stessa, nella esclusiva ricerca del proprio interesse e guidata solo dal desiderio di un’affermazione di sé ad ogni costo, ma un’esistenza dove ritroviamo pienamente accolti l’invito di Paolo ai cristiani di Corinto (condividere le proprie risorse con chi è povero, in difficoltà, superando la paura che consiglia di tenere tutto per sé, di difendersi) e l’esortazione di Gesù ai discepoli nel Vangelo appena proclamato (non sbagliare bersaglio nell’individuare il tesoro prezioso, decisivo per la propria esistenza, quel tesoro che resiste all’usura del tempo [la tignola che consuma] e alla rapina dei ladri [gli uomini malvagi e le avverse circostanze della vita]).
- Paolino con la sua testimonianza di pastore generoso e di persona solidale con i poveri diventa nostro maestro, perché ci sollecita, persone consacrate, sposi e spose, padri e madri, lavoratori, amministratori della cosa pubblica, a realizzare nei luoghi e condizioni concreti della vita un’esistenza di alto profilo, utile non solo a noi, ma anche agli altri, un’esistenza solidale, impegnata nella promozione non solo del proprio bene, ma anche di quello degli altri (del bene comune), soprattutto delle persone in difficoltà, un’esistenza, direbbe Papa Francesco, “santa”.
I gesti che compiamo questo pomeriggio – la celebrazione dell’Eucaristia (l’offerta che Gesù, “da ricco che era”, come scrive l’apostolo Paolo, fa di sé per rendere noi, “da poveri che siamo”, ricchi della sua ricchezza, quella dell’amore che offre la vita); e l’ascolto, sulla bella piazza di fronte alla Cattedrale, di uno spaccato della vita delle persone nel nostro territorio, non vogliono essere gesti di circostanza, ma gesti che esprimono l’impegno di un comunità cristiana e civile ad accogliere la testimonianza del nostro santo Protettore e a prestare ascolto al suo insegnamento.