«Non temere piccolo gregge». Le parole di Gesù proposte dal Vangelo appena proclamato (Lc 12,32-34), risultano particolarmente preziose per il tempo che stiamo vivendo. Gesù invita il “piccolo gregge” dei discepoli a “non temere”. Non è la prima volta che rivolge ai discepoli questo invito: l’aveva fatto poco prima («Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla», Lc 12,4).
Gesù accompagna l’invito con il motivo che consente di non restare vittime del timore («perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno»): perché Dio che è Padre dona ai suoi figli il suo amore (“il suo regno”), si prende cura di loro.
Infine indica come “strategia” di superamento del timore la condivisione («vendete ciò che avete e datelo in elemosina») e la scelta di un “tesoro sicuro” che non ci può essere sottratto né rovinato («fatevi un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma»).
L’invito di Gesù a non temere coglie quanto accade nella nostra esistenza. Una delle situazioni che scatenano in noi la paura è la percezione di sentirsi piccoli, inadeguati di fronte alle sfide della vita (impegni sempre più numerosi, confronti faticosi con le persone, le loro attese nei nostri confronti, avvenimenti destabilizzanti, preoccupazioni ….).
La cronaca ci informa quotidianamente di disagi, sofferenze che provocano, a volte, comportamenti sconcertanti, se non addirittura decisioni estreme, drammatiche. Quando la paura ci aggredisce, non solo personalmente, ma anche come comunità, rende sempre più difficili le relazioni, fino a comprometterle, intacca anche il tessuto sociale, suggerendo una difesa che assume sempre più l’aspetto di una chiusura, fatta di tanta intolleranza.
Oggi siamo noi “il piccolo gregge” che Gesù invita a “non temere” . Veniamo da mesi in cui ci siamo sentiti “piccoli”, sia personalmente, che come comunità, ecclesiale e civile. Ci siamo sentiti piccoli di fronte a una pandemia che ha presidiato e mortificato a lungo la nostra vita; piccoli di fronte a una tragica alluvione che ha rapito persone care, di ogni età, ci ha rubato come un ladro i beni di casa nostra, non solo gli arredamenti dei locali, ma anche i ricordi di una vita, che ha inoculato nei nostri cuori il virus della paura, dell’incertezza, che non ci ha ancora lasciato; piccoli, infine, di fronte a un terremoto, che, anche se fortunatamente non ha provocato né vittime, né disastrose devastazioni, ha però ferito luoghi, come le chiese (tra queste in modo grave la nostra Cattedrale), che sono preziosi punti di riferimento non solo per la comunità cristiana, ma anche per l’intera comunità civile. E continuiamo a sentirci piccoli di fronte a guerre che provocano vittime e devastazioni.
Anche a noi Gesù parla di un Padre che conosce ciò di cui abbiamo bisogno, che ha piacere di farci dono del suo amore, di prenderci cura di noi. Anche noi siamo sollecitati da lui a non dare ascolto ai suggerimenti delle nostre paure, ma ad agire in modo solidale, a operare perché, come raccomanda l’apostolo Paolo nel testo della Lettera ai cristiani di Corinto (cfr seconda Lettura 2Cor 8,9-15), la “nostra abbondanza supplisca all’indigenza” di chi si trova in difficoltà su tanti fronti della vita.
Proprio nei giorni seguenti la devastante alluvione dello scorso Settembre abbiamo sperimentato quanto bene ci ha fatto la generosa solidarietà di tantissime persone accorse in aiuto alla nostra indigenza. Un bene non solo perché siamo stati aiutati a rimettere in ordine, a pulire le nostre case, le nostre strade, i luoghi di lavoro nel nostro territorio, ma anche perché abbiamo avuto ancora una volta conferma che l’attenzione agli altri, l’azione solidale verso che si trova in difficoltà è realmente possibile e può curare un esistenza ferita, ridarle speranza.
Anche il nostro patrono S. Paolino da Nola ci sollecita a fare altrettanto, ad agire in modo solidale, come persone e come comunità. Ci sollecita non solo con i suoi scritti, ma anche con la sua esistenza, da amministratore pubblico prima e da Vescovo poi.
Mentre affidiamo alla protezione di S. Paolino questo territorio, invito tutti, le comunità cristiane con i loro pastori, gli amministratori del nostro territorio a superare, se ancore permangono, le paure, le incertezze che rallentano la cura, generosa e intelligente, dell’esistenza delle persone, soprattutto di chi si trova in un’indigenza che ferisce la vita e mortifica la speranza.