«Parla oggi al cuore del tuo popolo». Questa la richiesta che non più tardi di due giorni fa – domenica -abbiamo rivolto nell’Eucaristia a Dio, rassicurati che Lui è il “Padre di ogni consolazione” e dalla sua promessa di “terra e cieli nuovi, nei quali regna la giustizia”, fatta agli uomini in cammino sulla terra (“pellegrini nel tempo”).
Questa richiesta la rinnoviamo ancora al Signore, proprio a motivo della situazione (“oggi”) in cui ci troviamo tutti, in cui si trovano i familiari dei cinque giovani e della mamma che hanno perso tragicamente la vita due anni fa, in un luogo che doveva garantire un momento di vita serena, di gioia condivisa.
Nella situazione che stiamo vivendo ormai da molti mesi (quasi un anno) patiamo la perdita di tante cose, delle nostre sicurezze che pensavamo ci avrebbero garantito un’esistenza serena, di tanti incontri, di spazi e di tempo per le nostre relazioni. Temiamo inoltre di perdere anche il nostro futuro, perché fatichiamo a riconoscere una speranza affidabile. La sofferenza è ancora più acuta e difficile da portare per i familiari e gli amici delle persone decedute a Corinaldo, che oggi ricordiamo e per le quali stiamo pregando.
In questa situazione, in questo oggi della nostra esistenza ferita, del nostro dolore, che a tratti appare insostenibile, quale parola ci rivolge il Signore?
Oggi il Signore ci parla nella vicenda di una giovane donna di Nazareth, Maria, nella quale si rivela a noi come capace di una novità, capace di imprimere alla storia degli uomini una direzione nuova, non più quella della morte che preclude ogni futuro, ma quella della vita piena, liberata che può contare su un futuro promettente.
L’apostolo Paolo nella seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12) ci ha parlato della “benedizione”, del “disegno d’amore” di Dio sulla storia umana, che si sono concretizzati nel destinare gli uomini a essere amati da Lui come Gesù Cristo, il figlio amato da sempre.
Il testo della Genesi (3,9-15.20), invece, ci racconta che al storia degli uomini ha preso un’altra direzione, quella di una vicenda senza futuro, perché gli uomini si sono allontanati da Dio, non si sono fidati di Lui. La storia di quel rifiuto “originale” (non solo perché iniziale, ma anche perché ha “contagiato” e continua a contagiare, la libertà di ogni persona che viene al mondo) è la storia che si ripete anche ai nostri giorni e che appare come una storia del male, che è senza futuro, senza speranza.
Da quel racconto emerge che Dio, però, non si rassegna alla deriva che gli uomini hanno impresso alla loro vicenda e nel drammatico dialogo tra Lui e Adamo, in fuga (“mi sono nascosto”, risponde a Dio c he lo sta cercando), lasca intravvedere una novità, rappresentata da una donna misteriosa che ingaggia una lotta, da cui esce vittoriosa, con il serpente (simbolo del male che seduce gli uomini).
Il racconto della Genesi ci assicura che Dio è capace di creare una novità cha consente alla storia degli uomini di riprendere in un modo del tutto inedito, di ripartire, di avere una speranza.
Maria, non “contagiata” dal male (questo è il senso dell’odierna solennità dell’Immacolata Concezione) è la novità che Dio inserisce nella storia degli uomini peccatori, una novità che apre questa storia a un futuro di vita piena, riscattata dal male. Questa novità introdotta da Dio nella storia degli uomini non riguarda solo Maria, la giovane donna di Nazareth, ma anche l’intera umanità, tutti, ciascuno di noi. In una storia senza speranza, Dio apre la storia della speranza.
C’è un evento, accaduto proprio all’inizio della nostra esistenza, dove questa novità ha preso corpo, dove Dio si è impegnato a fare la novità nella nostra vita, il Battesimo. Il fatto che il Battesimo, a differenza di altri sacramenti, si riceve una sola volta dice che Dio non si pente di aver avviato la novità (quella che ci costituisce suoi figli amati e ci consegna l’eredità di un’esistenza risorta, come quella di Gesù, il Figlio a immagine del quale siamo stati creati).
Il problema è che non capiti a noi di pentirci di aver ricevuto il Battesimo, ma che impariamo ad apprezzarlo, che siamo contenti di essere battezzati, che ci fidiamo della volontà del Padre di fare la novità nella nostra vita.
L’evangelista Luca racconta (cfr 1,26-38) che Maria, quando l’angelo Gabriele le comunica la novità che Dio aveva realizzato nella sua vita («Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te»), resta profondamente scossa («A queste parole ella fu molto turbata»), s’interroga sul loro senso («si domandava che senso avesse un saluto come questo»). E quando l’angelo le spiega la portata di quel saluto («Non temere, Maria, hai trovato grazia presso Dio»), Maria dà ascolto alle sue parole e non al proprio turbamento.
Anche noi siamo “molto turbati” per quanto sta succedendo in questi mesi e per la morte violenta di cinque adolescenti e di una giovane mamma, che sembra confermare la storia antica del male che governa incontrastato la vita degli uomini.
Impariamo da Maria a non lasciarci avvolgere dal nostro turbamento, ma a dare ascolto al Signore, alla sua promessa. E chiediamo a Lei che la nostra vita resti aperta alla novità che il Signore vi ha iniziato, quella di una storia di speranza per noi e per Daniele, Benedetta, Emma, Asia, Mattia, Eleonora, perché la morte che ha sottratto queste persone ai suoi cari, non le può sottrarre dalle mani del, di Dio, il Padre di Gesù e nostro, il “Padre di ogni consolazione”.