Festa patronale Parrocchia S.Giovanni Battista in Arcevia (24 giugno 2018)

La doppia celebrazione liturgica che riguarda S. Giovanni Battista – la sua nascita, oggi e il suo martirio (29 agosto) – dice il particolare legame che ha con Gesù. La particolarità del legame più che dalla parentela – è cugino di Gesù – è dato dal compito che gli è assegnato da Dio Padre.

L’angelo Gabriele lo aveva preannunciato a uno stupito Zaccaria, che ormai si era rassegnato, con la sua sposa Elisabetta, a restare senza figli: «ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio…» (Lc 1,16). Diventato grande Giovanni, nel deserto, presso il fiume Giordano, aveva invitato le numerose persone che si recavano da lui per ricevere il battesimo di conversione, a prepararsi ad accogliere il Messia che stava per giungere. E quando Gesù compare in mezzo alla folla e lo vede venire verso di sé, lo riconosce e lo presenta come l’ “agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (cfr Gv 1,29). Riguardo al suo rapporto con Gesù, riconoscerà che Gesù è più grande di lui, che lui è “l’amico dello sposo che l’ascolta ed esulta di gioia alla voce dello sposo” (cfr Gv 3,29); precederà Gesù nella morte violenta, patita perché non si è piegato ai capricci di Erode.

La Colletta della Messa spiega il motivo per cui il Padre ha mandato Giovanni Battista: “preparare a Cristo un popolo ben disposto”, cioè mettere gli persone (quindi anche noi) nelle buone disposizioni nei confronti di Gesù.

Giovanni svolge il compito ricordandoci che Gesù è l’ “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Il “peccato del mondo”, quello che spesso assecondiamo anche noi credenti e che è all’origine degli altri peccati, è la pretesa di misurare tutto a partire da noi stessi, dal nostro personale interesse o convenienza; la presunzione di bastare a noi stessi e agli altri, di essere noi i salvatori della nostra esistenza, delle nostre relazioni, di saper riconoscere da noi stessi il bene autentico per noi…

Giovanni Battista, mentre ci richiama questo ci ricorda che Gesù è in mezzo a noi, cammina con noi, anche se a volte non lo riconosciamo, c’invita ad accoglierlo, rivedendo lo stile della nostra vita, correggendo quelle azioni, quegli atteggiamenti che sono lontani da Gesù e dal suo vangelo.

Nel racconto evangelico Giovanni usa toni forti (parla della scure che “è posta alla radice degli alberi” e di “ogni albero che non da frutto viene tagliato e gettato nel fuoco”, Lc 3,9) perché ci rendiamo conto che la posta in gioco è proprio la nostra esistenza, che noi cerchiamo in tanti modi di sottrarre all’aggressione del male, modi che spesso risultano deludenti, fallimentari.

Quanto succede nella nostra vita e nel mondo, in quello più vicino a noi come in quello più lontano, ci distrae in tanti modi dalle parole di Giovanni Battista. Per questo a conclusione della nostra celebrazione chiederemo al Padre di “riconoscere in Cristo, suo Figlio, che Giovanni, il precursore, ha annunziato in mezzo agli uomini, “l’autore della nostra rinascita”. E questa è una dio quelle richieste alle quali il Padre presta certamente ascolto.