L’apostolo Paolo nel testo della seconda Lettera ai Corinti, proposto dalla Liturgia (2Cor 5,1.6-10) fa due affermazioni sorprendenti: La prima: «Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli» (v 1). La sorpresa è data dal fatto che, proprio su che cosa c’è dopo la morte, noi dichiariamo spesso di non saperlo. Paolo invece dichiara di saperlo. La seconda affermazione è ancora più sorprendente: «noi preferiamo andare in esilio dal corpo [cioè uscire dalla nostra vita terrena] e abitare presso il Signore»).
Per la verità le nostre preferenze sono altre: noi preferiamo non uscire dalla vita terrena (“andare in esilio dal corpo”); facciamo di tutto per allontanare il tempo di questa uscita. Confidiamo addirittura che un giorno riusciremo ad evitare del tutto questa uscita.
Paolo ci avverte che queste “affermazioni “sorprendenti” le suggerisce la fede in Gesù, la fede che ci rivela la verità della nostra esistenza, la destinazione della nostra persona. E’ proprio grazie alla fede che noi « sappiamo che quando sarà distrutta la nostra abitazione terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli». La fede ci dice anche che noi ci sentiamo veramente a casa nostra quando “abitiamo presso il Signore”, mentre quando si è lontani da Lui ci si sente come degli esiliati, degli stranieri.
A confermare le affermazioni dell’apostolo Paolo è la richiesta di Gesù nella preghiera rivolta al Padre nell’ultima sera che trascorre con i suoi discepoli.
Gesù chiede al Padre che i suoi amici, ai quali non solo non aveva tenuto nascosto nulla di quello che il Padre gli aveva comunicato («ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscer a voi», Gv 15,15), ma addirittura aveva donato loro quanto Lui aveva ricevuto dal Padre («La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro», Gv 17,22), siano un giorno con lui, dove lui sta, appunto “con il Padre”.
Perché questa richiesta? Perché Gesù, il Figlio, da sempre sa che stare presso il Padre è godere di un amore che garantisce la vita piena, quella che ogni uomo e ogni donna desiderano per sé e per le persone care. Questa esistenza è inimmaginabile altrove perché, è sempre l’Apostolo Paolo a comunicarcelo, «Dio chi ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito» (2Cor 5,5).
Don Adelelmo è tra gli amici per i quali Gesù ha pregato. Un’amicizia quella con Gesù iniziata nel Battesimo, proseguita e alimentata nei 64 anni di vita sacerdotale, durante i quali don Adelelmo, ha servito la nostra chiesa diocesana nelle diverse comunità parrocchiali, che gli sono state affidate, tra le quali quella di S. Silvestro per ben 36 anni.
Il ministero di don Adelelmo, in questi ultimi anni ha conosciuto la sofferenza, dai tanti nomi, che si patisce quando la tenda del nostro corpo si smonta progressivamente.
Don Adelelmo non resta senza un’abitazione, perché con la sua morte ha ricevuto non più una tenda provvisoria e insicura, ma una casa, dove ad attenderlo e accoglierlo sta il Signore che ha servito per tanti anni.
Sapere questo dia conforto al dolore dei suoi familiari, che gli sono stati vicini con amore in questi anni e delle persone che lo hanno stimato e amato; dia conforto anche al nostro presbiterio, perché don Adelelmo è giunto a casa, dove la richiesta di Gesù al Padre trova ascolto e da dove don Adelelmo potrà accompagnare il cammino della nostra chiesa con la sua preghiera di intercessione presso il Padre.
Signore Gesù, Figlio amato dal Padre e pastore buono, ti affidiamo don Adelelmo. Ti rendiamo grazie per il bene che gli hai voluto e per il bene che lui ha compiuto. Ora che per lui sono trascorse le cose di questa terra, accoglilo accanto a te e donagli “la ricompensa per le opere buone compiute quando era nel corpo” (cfr 2Cor 5,10). E tu, don Adelelmo, continua ad accompagnare la nostra chiesa di Senigallia, perché sia per gli uomini e le donne che abitano questo territorio, limpida testimonianza del Signore risorto e del Padre che ama i suoi figli.