Funerale di don Franco Morico (Cattedrale di Senigallia 23 luglio 2021)

«Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù siamo stati battezzati nella sua morte?» (Rm 6,3). Con la sua domanda l’apostolo Paolo ci sollecita a ricordare quanto è accaduto all’inizio della nostra vita. Quando ancora non avevamo piena coscienza di noi stessi né conoscenza delle persone che ci avevano generato né tanto meno sapevamo dell’esistenza che si apriva davanti a noi, noi “siamo stati battezzati in Cristo”.

Nelle parole di Paolo il battesimo ricevuto non è stato un semplice rito, ma un gesto dalle decisive conseguenze per la nostra vita, per il futuro della nostra esistenza. Il battesimo ci ha uniti a Gesù Cristo, tanto da renderci partecipi della sua stessa vicenda, conclusa non con la morte, perché Gesù “fu risuscitato dai morti”.

Duplice il “regalo” ricevuto da questo nuovo legame con Cristo: la possibilità di camminare in una vita nuova (“non essere più schiavi del peccato”) e la possibilità di partecipare alla stessa risurrezione di Gesù, di vivere un futuro di vita sempre con lui (“vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più”).

Nel ricordarci quanto abbiamo ricevuto nel battesimo, l’apostolo Paolo ci sollecita ad accogliere il dono ricevuto, a decidere di essere completamente uniti a Gesù, a “morire” con lui, a rifiutare, cioè, ogni adesione al male, al peccato e a condurre la nostra esistenza nella fede, nel riconoscere, cioè, che “vivremo con lui”.

Don Franco ha onorato il legame di vita con Gesù, inaugurato dal battesimo ricevuto, non solo con una lunga esistenza vissuta da credente, ma anche con un lungo ministero di pastore, impegnato ad alimentare nelle tante persone che ha incontrato la consapevolezza del prezioso dono ricevuto nel loro battesimo (il legame con Gesù Cristo, l’essere uniti a lui), a propiziare la loro adesione di fede a Gesù, morto e risorto, perché “non fossimo più schiavi del peccato”, a considerare il proprio futuro, non con la paura di chi non ha speranza, ma con la serenità di chi crede che “vivremo sempre con il Signore”.

Ora che per don Franco si compie quanto è iniziato nel suo battesimo e che lui ha accolto nella sua lunga esistenza e servito con il suo lungo ministero, a lui va incontro Gesù che ha pregato anche per lui quell’ultima sera, prima della sua morte, trascorsa con i suoi discepoli (“Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato”, Gv 17,24) e la cui morte e risurrezione, don Franco, in un suo scritto riconosce come “un segno di vita e di speranza che brilla sopra le rovine dell’umanità e dell’uomo” e che “aprono la strada alla nuova creazione, all’uomo nuovo e ai nuovi cieli e alla nuova terra”.

Con Gesù a don Franco va incontro anche la piccola Maria Goretti che, con la sua santità e il suo martirio lo ha affascinato, tanto da scrivere che “ho potuto gustare quanto e come il Signore si serve della testimonianza di una piccola ragazza martire per attirare ai grandi valori umani e cristiani tanta gente e tanti ragazzi”. E tal punto da considerare i 12 anni  vissuti a servizio del santuario dedicato a S. Maria Goretti come “l’ultimo e grande dono della Provvidenza”.

Caro don Franco ti chiediamo di continuare ad accompagnare la nostra Chiesa di Senigallia con la preghiera, che negli ultimi anni della vita hai considerato come il tuo servizio in Diocesi; di accompagnare il ministero di don Mirco e don Matteo, avviato solo da pochi giorni e il ministero dei tuoi confratelli.

E ti chiediamo anche di accompagnare nel cammino della vita i tanti ragazzi e ragazze che hai accolto nei 12 anni del tuo servizio nel santuario di S. Maria Goretti e ai quali hai parlato di lei con tanto affetto e stupore.

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