Per l’apostolo Paolo “noi siamo del Signore” e “viviamo per il Signore”. Affermazioni queste che indicano una relazione profonda tra noi e il Signore, una relazione che, avviata nel Battesimo, incide sulla nostra esistenza, la sostiene (viviamo grazie al Signore e viviamo con lui) e ne indica la direzione (un’esistenza condotta in obbedienza al Signore). L’apostolo ci assicura che questa relazione con il Signore, a differenza delle altre relazioni, non viene interrotta nemmeno dalla morte, perché anche quando la morte ci raggiunge noi “siamo, restiamo del Signore e con il Signore”.
Grazie a questa relazione anche noi, come il salmista, possiamo rivolgere il nostro grido al Signore quando ci troviamo in situazioni drammatiche (“Dal profondo a te grido”. Che cosa c’è di più drammatico della morte?), un grido sostenuto dalla speranza che alimenta un’attesa (“Io spero… attendo la sua parola”), senza temere di restare delusi, perché riconosciamo, come il salmista, che con il Signore stanno il perdono e la misericordia.
Grazie a questa relazione comprendiamo che l’invito di Gesù, nel vangelo (Lc 12,35-40) a vigilare, ad essere pronti ad accoglierlo quando tornerà, non va inteso come una minaccia (Gesù non è un ladro che viene per rubare!), ma come sollecitazione a vivere quel servizio che ci è stato assegnato nella nostra vita, come servi sereni vigilanti e operosi.
La promessa di Gesù è rasserenante: lui diventerà il servitore dei suoi servi (“li farà metter a tavola e passerà a servirli”).
Don Giuseppe ha vissuto la sua lunga esistenza “del Signore”, si è sentito “del Signore”, si è posto al suo servizio con un ministero lungo e generoso (oltre 66 anni), con il quale ha aiutato molte persone, soprattutto i poveri, a sentirsi “del Signore”, amati e presi in cura da Lui, a sperare nel Signore anche nelle situazioni più oscure e sofferte. Tra i tanti sevizi che don Giuseppe ha svolto uno appare particolarmente significativo: il ministero di parroco nella parrocchia di S. Maria Goretti, una parrocchia in riva al nostro mare sorta con lui e da lui servita fino a che le forze lo hanno sorretto. Don Giuseppe riservava una particolare attenzione ai molti villeggianti che convergevano S. Maria Goretti soprattutto per la Messa domenicale.
Anche quando ha lasciato il servizio attivo della parrocchia di S. Maria Goretti, don Giuseppe non ha interrotto i rapporti con le persone di quella comunità, dove si recava quotidianamente con la sua bicicletta, correndo anche qualche rischio per la sua incolumità.
Io ho conosciuto don Giuseppe in questi ultimi tre anni, trascorsi in gran parte all’Opera Pia, dove nelle Messe celebrate con gli ospiti sentivo il suo canto disteso e vedevo il suo volto sereno. La serenità di chi spera nel Signore, anche nelle situazioni difficili e faticose di una vecchiaia che toglie forze e a volte anche la lucidità; di chi attende il Signore con la pace nel cuore.
Ora che il Signore, come aveva promesso ai discepoli nell’ultima sera trascorsa con loro («vado a prepararvi un posto! Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi», Gv 14,2-3) è tornato per onorare la sua promessa, don Giuseppe sarà fatto sedere alla mensa dell’amore di Dio Padre e Gesù, il Figlio, sarà ben felice di servirlo.
Il sapere don Giuseppe con il Signore sia di consolazione a noi tutti, in particolare alle sue sorelle, che lo hanno circondato di tanto affetto e di tanta premura, e ai suoi cari. Il suo lungo e generoso ministero solleciti noi pastori ad attendere il Signore che viene svolgendo il nostro ministero, con la serenità di chi si sente del Signore e scorge il Signore all’opera nella propria vita e nella vita delle persone che incontriamo.
Signore, ti affidiamo don Giuseppe. Ti ringraziamo perché in lui, nel suo ministero, abbiamo ritrovato te pastore, buono e generoso, della nostra vita. Accoglilo nella casa del Padre e onoralo del tuo servizio. Tu don Giuseppe continua ad accompagnare la nostra chiesa di Senigallia, i suoi pastori e la sua gente perché non ci dimentichiamo mai che siamo del Signore, amati da Lui. E intercedi presso il Signore perché nella nostra chiesa di Senigallia non manchino mai pastori che, con la propria vita e il proprio ministero, parlano di Lui pastore buono e misericordioso.